Politically (in)correct – Occupazione e salari nelle Considerazioni finali di Visco

Bollettino ADAPT 5 giugno 2023, n. 21

 

Nella giornata canonica del 31 maggio il Governatore Ignazio Visco ha svolto le Considerazioni finali per il 2022. È stato il suo “canto del cigno” perché il suo mandato scade a fine anno e già corrono le possibili voci sul suo successore. Il Governatore della Banca d’Italia parla sempre ex chatedra e delle considerazioni svolte a nome della dell’Istituzione di via Nazionale (un importante giornalista la definiva “l’edificio con le palme”) si prende atto. I commentatori, con tutto il garbo del caso, hanno lasciato intendere che – in vista della uscita di scena almeno nell’attuale ruolo – Visco si sia sentito più libero di esprimere qualche opinione borderline, meno paludata, anche sempre sobria e argomentata. Persino Maurizio Landini (il “feroce Saladino” del sindacalismo italiano), presente alla lettura delle Considerazioni ha espresso – come si diceva un tempo – un giudizio articolato sulle affermazioni di Visco.  Il segretario generale della Cgil, infatti, ha ammesso di aver trovato dei “punti condivisibili”, riguardanti la questione salariale e indicazione dei provvedimenti legislativi che sostengano il salario. Temi che a suo dire conducono ad una legge sulla rappresentanza e sul salario minimo.

 

Landini ha ritenuto “condivisibile” anche la necessità di una vera riforma fiscale, che contrasti l’evasione e sia ispirata ai criteri di progressività previsti in Costituzione, nonché l’esortazione a non perdere un solo euro del Pnrr. A parere del leader di Corso d’Italia sarebbe stato opportuno affrontare il problema dei profitti ed extraprofitti. Infine secondo il segretario generale della Cgil “la relazione di oggi rafforza la necessità di riforme che vadano nella direzione di riqualificare il lavoro: basta precarietà, bisogna aumentare i salari, una vera riforma fiscale che non vada nella direzione della flat tax e una vera lotta alla precarietà’’. Visco, infatti, non ha esitato a fare sacrifici sull’altare della “lotta al lavoro precario”, il “vitello d’oro” della Cgil. E in effetti su questo punto il Governatore ha spezzato una lancia a favore delle teorie della sinistra politica e sindacale.

 

Nonostante la diseguaglianza nelle retribuzioni orarie sia rimasta contenuta tra gli occupati dipendenti del settore privato, la quota di lavoratori con retribuzioni annue particolarmente basse – convenzionalmente inferiori al 60% del valore mediano della distribuzione, pari oggi a 11.600 euro annui – è ancora salita, fino al 30%, dal 25 degli ultimi anni del secolo scorso. Con la maggiore diffusione del lavoro temporaneo e di quello a tempo parziale è sensibilmente aumentato il numero di quanti oggi hanno un impiego solo per una parte dell’anno’’. Le forme contrattuali atipiche – ha proseguito Visco – hanno accentuato la risposta dell’occupazione agli andamenti ciclici dell’economia e favorito in molti nuclei familiari l’aumento del numero di occupati, ancorché con salari modesti. Nel 2022, con la ripresa sostenuta della domanda di lavoro, è cresciuta notevolmente la trasformazione di contratti temporanei in permanenti. In molti casi, però, il lavoro a termine si associa a condizioni di precarietà molto prolungate; la quota di giovani che dopo cinque anni ancora si trova in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20%. Troppi, non solo tra i giovani, non hanno un’occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate; come negli altri principali paesi, l’introduzione di un salario minimo, definito con il necessario equilibrio, può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale’’.

 

Per onestà occorre riconoscere che il Governatore ha accennato ad una delle circostanze più rilevanti intervenute nel mercato del lavoro negli ultimi anni, dopo l’emergenza sanitaria. Visco senz’altro era a conoscenza dei dati di aprile che l’Istat ha reso noti pochi giorni dopo. Ad aprile 2023 è continuata la crescita dell’occupazione (+48 mila rispetto al mese precedente) che porta gli occupati a 23milioni 446mila. Il numero è superiore di 390mila unità rispetto a quello di aprile 2022, per effetto di un aumento dei dipendenti permanenti e degli autonomi che è maggiore della diminuzione dei dipendenti a termine. Su base mensile, il tasso di occupazione sale al 61,0%, mentre quelli di disoccupazione e di inattività calano al 7,8% e 33,6% rispettivamente.

 

Non è detto che la crisi prolungata sul versante dell’offerta di lavoro dipenda solo da una congiuntura economica favorevole. Potrebbero essere di elementi di carattere strutturale che sono venuti disperatamente alla ribalta con il declino demografico nella morsa della denatalità e dell’invecchiamento. Tanto che è lo stesso Visco a denunciare il fenomeno: “In soli tre anni, dal 2019 il numero di persone convenzionalmente definite in età da lavoro (tra i 15 e i 64 anni) è diminuito di quasi 800.000 unità. Secondo le proiezioni demografiche dell’Istat, nello scenario centrale entro il 2040 la popolazione residente si dovrebbe ridurre di due milioni e mezzo di persone; quella tra i 15 e i 64 anni di oltre sei”. E qui si apre la grande questione dei flussi immigratori: “Anche nell’ipotesi molto favorevole di un progressivo innalzamento dei tassi di attività dei giovani e delle donne fino ai valori medi dell’Unione europea, nei prossimi venti anni la crescita economica non potrà contare su un aumento endogeno delle forze di lavoro: gli effetti del calo della popolazione nelle età centrali potranno essere mitigati nel medio periodo, oltre che da un allungamento dell’età lavorativa (prenda nota Landini, ndr), solo da un aumento del saldo migratorio. Se i salari sono bassi che cosa suggerisce il Governatore? Ciò che qualche ora dopo Landini è andato a chiedere al governo? L’emergenza salariale a fronte di un’inflazione superiore alla media europea, persistente e determinata principalmente – è questa l’ossessione del leader della Cgil – da profitti e speculazione, va affrontata utilizzando tutte le leve a disposizione: rinnovo dei contratti nazionali, politiche fiscali, controllo e governo dei prezzi. Non è questa la linea suggerita da Visco. Anzi il Governatore si compiace del fatto che “grazie alla limitata presenza di meccanismi automatici di indicizzazione all’inflazione passata, alla natura una tantum di una parte significativa degli incrementi retributivi e in assenza di diffusi rialzi dei margini di profitto, il rischio di una rincorsa tra prezzi e salari fino a questo punto si è mantenuto moderato”.

 

Quello che occorre per un recupero del potere d’acquisto – ecco la linea della Banca d’Italia – è una crescita più sostenuta della produttività. Eventuali misure di bilancio dovranno rimanere temporanee e mirate; è bene che gli interventi si chiudano tempestivamente quando non più indispensabili, sia perché il ritorno all’obiettivo della stabilità

 

Giuliano Cazzola

Membro del Comitato scientifico ADAPT

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