Le dimissioni non sono trainate da Covid e lavoro da remoto

Francesco Armillei (lavoce.info, 22 marzo 2022)

 

Anche in Italia si osserva un aumento del numero di dimissioni, con molte possibili spiegazioni: dimissioni del 2020 rimandate al 2021, paura di contrarre il Covid sul posto di lavoro, la possibilità di lavoro in remoto. I dati non sembrano però supportare queste ipotesi.

 

Le ipotesi sul campo

 

Il fenomeno delle “grandi dimissioni” in Italia si è consolidato nel corso del 2021, con un tasso di dimissioni (il numero di dimessi sul totale dei lavoratori dipendenti) che ha superato il 3 per cento nel quarto trimestre dell’anno passato, un numero mai visto nell’ultimo decennio. Se è vero che il fenomeno in Italia ha proporzioni molto più contenute rispetto alla “versione originale” statunitense (circa un terzo), allo stesso tempo, la tendenza è chiara anche nel nostro paese e dunque interrogarsi sulle sue cause è utile e importante. In un recente contributo su questo sito, è stato proposto un “identikit” dei lavoratori dimessi. Per aggiungere un tassello alle riflessioni proviamo a vagliare ora altre tre diverse ipotesi: 1) le dimissioni del 2021 sono dimissioni che avrebbero dovuto aver luogo nel 2020 e sono state semplicemente rimandate di un anno 2) le dimissioni si spiegano con la paura di contrarre il Covid-19 sul posto di lavoro 3) le dimissioni hanno a che fare la possibilità di lavorare da remoto…

 

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