Il mio canto libero – Politiche attive: un riassunto delle ipotesi di lavoro

Bollettino ADAPT 12 luglio 2021, n. 27

 

Non saranno mai superflue le considerazioni sulle politiche attive finché rimarrà insoddisfatta la domanda di accompagnamento ad una nuova occupazione da parte dei molti che, per età e/o per obsolescenza di competenze sono condannati alla disoccupazione di lungo periodo. A costo di essere schematici, vale la pena riassumere alcuni termini del problema.

 

1. Non possiamo più banale la politica attiva nell’incontro tra domanda e offerta; ciò andava bene nel tempo delle produzioni seriali e delle competenze standardizzabili; ora occorrono soluzioni di reskilling o upskilling.

2. L’offerta di formazione è viziata da una diffusa autoreferenzialità per cui è necessario capacitare la domanda in modo che sia libera di scegliere le soluzioni migliori secondo il modello della “dote Lombardia”.

3. Molti disoccupati o inoccupati hanno bisogno di facilitatori che li consiglino nell’impiego della stessa dote allo scopo di orientare la selezione del formatore alle esigenze del possibile nuovo datore di lavoro; non sempre sono peraltro presenti adeguatamente le agenzie private che pure possono svolgere questa funzione sussidiariamente; il modello dei “navigator”, remunerati in parte a risultato, è certamente più utile di quello dei passivi e burocratici centri per l’impiego; meglio riqualificarne il personale, lasciar perdere obblighi formali come “presa in carico” e “bilancio delle competenze”, chiedendo loro di muoversi nel territorio e, dato l’affidamento a ciascuno di alcuni disoccupati, sollecitarli a promuovere soluzioni concertate con imprenditori o associazioni di impresa.

4. Solo in prossimità è possibile costruire ambienti favorevoli alla rioccupazione, ecosistemi inclusivi fondati sulla collaborazione tra scuole, università, imprese, fondi interprofessionali.

5. A proposito di questi ultimi, o si determinano le condizioni per una autentica semplificazione delle procedure di spesa o vale la pena farli uscire dalla dimensione pubblica ed entrare in quella contrattuale così che le entrate non siano piu tasse ma libere contribuzioni indotte dal vincolo associativo e negoziale.

 

Confidiamo che il confronto tra parti sociali non si risolva nei soli ammortizzatori. Sarebbe l’ennesima occasione risolta con le politiche passive.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

 

Il mio canto libero – Politiche attive: un riassunto delle ipotesi di lavoro