Il mio canto libero – PNRR e programmi europei da rivedere per fare lavoro

Bollettino ADAPT 11 aprile 2022, n. 14
 

C’è una mappa che descrive inesorabilmente l’ “eccezione” italiana. Eurostat pubblica periodicamente il confronto sui tassi di occupazione non solo tra Paesi dell’Unione ma anche tra i territori degli enti amministrativi in cui si articolano. Risulta così evidente la nostra anomalia non solo perché penultimi dopo la sola Grecia (con una ricchezza ben diversa), ma anche per i bassi tassi di occupazione perfino delle regioni più ricche e i profondi divari tra queste e le aree del mezzogiorno e delle isole.
 
Era questo peraltro il punto di partenza della analisi critica contenuta nel Libro Bianco di Biagi (2001). Rigidità regolatorie, giurisprudenza imponderabile, conflittualità in alcune fasi, arretratezza dei sistemi educativi e formativi hanno lungamente spiegato la debolezza della domanda di lavoro in rapporto alla crescita economica.  Ora, l’abuso di sussidi e il declino demografico spiegano la debolezza della offerta.

Il risultato è una nazione che non valorizza il proprio patrimonio umano e che manifesta tanto criticità nella qualità (e quantità) di molti lavori quanto una carenza di lavoratori disponibili ad alimentare sia le prestazioni più qualificate, sia quelle più “servili”.
 
In questo contesto il PNRR rivela tutta la sua inadeguatezza anche se viene difeso come un vangelo nonostante sia stato redatto in una fase antecedente al governo attuale. Come al solito, i presunti modernizzatori si fermano di fronte alle scelte scomode o subiscono i veti ideologici di sempre. Così accade che non si prendano di petto i vizi corporativi di scuole e università attraverso la imposizione di sistemi di valutazione di docenti e unità educative. Il reddito di cittadinanza, disegnato in termini da demotivare il lavoro, non è stato sfiorato se non con la ridicola riproposizione di inefficaci condizionalità. La spesa per le politiche attive è tutta orientata ai centri per l’impiego e non solo per l’incremento dei loro dipendenti. Infatti, si chiede che perfino il programma Gol venga declinato in favore di compiti esclusivi delle strutture pubbliche invece di favorire una perfetta competizione tra queste e i soggetti privati o privato-sociali (sindacati, enti bilaterali, terzo settore) attraverso premialità tarate soprattutto sui disoccupati di lungo periodo o diversamente abili.
 
Nei mercati transizionali, l’accompagnamento al lavoro non si risolve più nell’incrocio passivo tra domanda e offerta ma richiede una formazione mirata ad un nuovo identificato datore di lavoro. Ciò significa integrare, e non separare, funzioni preliminari come profilazione e skill gap con le conseguenti attività di up o re-skilling. E tutti gli operatori dovranno essere misurati sul numero di coloro che avranno effettivamente rioccupato, a partire dai più svantaggiati. È recente il fallimento del programma Garanzia Giovani in quanto realizzato attraverso i facili tirocini extracurricolari. Sta al regolatore pubblico agire in modo che tutti i servizi al lavoro siano orientati ai veri risultati in termini di occupazione (non astratta occupabilità) senza rendite di posizione od opportunismi.
 
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

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