Il mio canto libero – I numeri della rappresentatività e delle adesioni agli scioperi

Bollettino ADAPT 20 dicembre 2021, n. 45
 

Per la prima volta Confindustria ha comunicato la propria stima sull’adesione allo sciopero “generale” nelle aziende associate che sarebbe stata all’incirca del 5%. Il che, se vero, darebbe ragionevolmente luogo a una percentuale ancor più modesta se si considerasse l’intero universo delle imprese industriali (e delle utilities) molte delle quali non appartengono al sistema confindustriale. Sono dati infinitamente inferiori a quelli tradizionalmente diffusi dalle organizzazioni promotrici che fino a ieri, per quieto vivere, non trovavano smentita.
 

Non sarebbe peraltro difficile organizzare un modello di monitoraggio delle astensioni dal lavoro su una ben stratificata base campionaria e finalmente avere un’idea più vicina al vero circa il peso assoluto delle rappresentanze sindacali su scala nazionale. Discutibile è infatti la pretesa di misurare con criteri legislativi la rappresentatività quale quota del solo mondo sindacalizzato e non sul totale del mondo del lavoro.

 

Insomma, la consapevolezza dei numeri modesti delle iscrizioni ai sindacati confederali (dei lavoratori come delle imprese) e delle effettive adesioni agli scioperi serve solo a stabilire che non si possono pretendere poteri di legge erga omnes. Cosa diversa è continuare a riconoscere la convenienza di un sistema libero e sussidiario ove l’incontro tra minoranze, in assenza di altri soggetti più rappresentativi, determina comunque condizioni progressivamente più vantaggiose per i lavoratori e per le imprese ed una rete di enti bilaterali convenienti a tutti. Ma tutto ciò ha un limite. La conservazione della libertà sindacale di cui al primo comma dell’art.39 della Costituzione. Ovvero la continua possibilità che soggetti sufficientemente rappresentativi di nuovi segmenti merceologici o territoriali del lavoro e dell’impresa traccino perimetri più delimitati per farli diventare campo di applicazione di nuovi contratti.
 

Solo un gioco libero giustifica attori poco rappresentativi sul totale delle categorie di riferimento. La giurisprudenza ha peraltro sempre difeso a sufficienza i contratti migliori offrendo strumenti amministrativi per tutelarli. E in questo gioco libero, i gruppi dirigenti delle organizzazioni hanno il compito di riflettere sulle domande sempre più diversificate dei rappresentati che rifiutano i tradizionali processi di omologazione in comunità troppo ampie. Di qui l’esigenza di spostare le decisioni su temi quali il salario premiale, le classificazioni e gli inquadramenti, la formazione delle competenze, le ulteriori prestazioni sociali al livello dei territori e soprattutto delle aziende ove la maggiore rappresentatività dei contraenti viene più agevolmente verificata.

 

La legge non può quindi regalare rendite a nessuna minoranza assoluta mentre le maggioranze relative si affermano nelle libere dinamiche associative.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

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