Migrazione per motivi di lavoro: cosa prevede il decreto flussi per il triennio 2026-2028
È stato recentemente approvato un nuovo decreto flussi per il triennio 2026-2028, che autorizza l’ingresso di circa mezzo milione di lavoratori stranieri nell’arco di tre anni, un numero sostanzialmente in linea con quello stabilito per il triennio precedente. L’intento del Consiglio dei Ministri, sia nell’ampliamento delle quote previste sia nella selezione dei settori coinvolti, è quello di correlare l’ingresso di manodopera straniera alle effettive esigenze del mercato del lavoro.
Nel complesso, il decreto prevede 497.550 ingressi, di cui 230.550 per lavoro subordinato non stagionale e autonomo, e 267.000 per lavoro stagionale, con particolare riferimento ai settori agricolo e turistico. Il decreto contempla inoltre quote privilegiate per lavoratori altamente qualificati, nonché per cittadini di Paesi che promuovano campagne informative sui rischi legati all’immigrazione irregolare, in linea con l’obiettivo del governo di contrastare in modo efficace i flussi migratori non controllati.
L’ingresso di lavoratori stranieri – in particolare extra UE – rispecchia le reali esigenze delle imprese italiane. Un’impresa su tre, infatti, ha già assunto o prevede di assumere lavoratori stranieri extra UE entro il 2026. La principale motivazione che spinge le imprese a rivolgersi alla manodopera straniera è la carenza di lavoratori italiani, indicata dal 73,5% degli imprenditori. Solo una minima parte (il 3%) dichiara di impiegare lavoratori stranieri al fine di ridurre i costi produttivi.
Un’indagine condotta da Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne mostra inoltre come le figure professionali più ricercate siano operai e tecnici specializzati, mentre solo circa il 30% delle aziende intende assumere manodopera generica. Questi dati contraddicono il diffuso luogo comune secondo cui l’Italia si rivolgerebbe all’estero unicamente per reperire personale con basse qualifiche o per contenere il costo del lavoro. Alla base di questa crescente esigenza occupazionale si colloca il progressivo calo demografico, che incide significativamente sulle prospettive del mercato del lavoro.
Secondo alcuni esperti, però, per far fronte a tale squilibrio sarebbe necessario assumere ben più di mezzo milione di lavoratori stranieri nell’arco di tre anni. Uno studio dell’Osservatorio sulla spesa pubblica dell’Università Cattolica sottolinea che sarebbero necessari almeno 490.000 nuovi ingressi ogni anno, a fronte dei circa 180.000 previsti annualmente dal nuovo decreto. A questa criticità si aggiungono ulteriori problematiche, evidenziate dall’associazione Ero Straniero, che non riguardano tanto i settori coinvolti – generalmente coerenti con le esigenze del mercato – quanto piuttosto le modalità con cui avviene l’ingresso dei lavoratori stranieri, comunemente attraverso il click day. Analizzando i risultati del precedente decreto flussi, emerge che nel 2024 solo il 7,8% delle quote autorizzate si è effettivamente tradotto in permessi di soggiorno per impieghi stabili: appena 9.528 su 119.890 quote assegnate (qui abbiamo approfondito gli esiti del precedente click day). Ciò evidenzia che, pur aumentando le quote – peraltro ancora insufficienti – il fabbisogno delle imprese resta scoperto se le procedure rimangono invariate. Inoltre, coloro che non riescono a finalizzare il percorso autorizzativo restano privi di impiego, documenti e protezione, rischiando di ricadere in situazioni di irregolarità o emarginazione.
Diverse proposte sono emerse da parte degli attori coinvolti, con l’obiettivo di migliorare l’efficacia complessiva della procedura. Alcune realtà, come Coldiretti e Assindatcolf, suggeriscono un maggiore coinvolgimento delle associazioni di categoria nella gestione delle quote, così da garantire un processo più trasparente, efficace e orientato al reale incontro tra domanda e offerta. Altri, tra cui i giuristi dell’associazione Ero Straniero, propongono di superare definitivamente il sistema del click day, consentendo alle imprese di presentare le richieste durante tutto l’anno, in base alle proprie esigenze produttive, anche stagionali. Un’ulteriore proposta riguarda l’introduzione di permessi di soggiorno temporanei per coloro che, pur essendo entrati legalmente attraverso il decreto flussi, si ritrovano successivamente privi di contratto o documentazione regolare a causa dell’esito negativo della procedura.
Apprendista di ricerca ADAPT
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