Sostenibilitร dei sistemi sanitari
Quali criticitร odierne riscontra sui sistemi sanitari e sulla loro sostenibilitร nel tempo?
La sostenibilitร dei sistemi sanitari รจ messa a dura prova da una molteplicitร di fattori, di cui i decisori politici devono tenere conto perchรฉ continui ad essere garantito il diritto alla salute universalmente riconosciuto come diritto fondamentale dellโessere umano. Allโaumento del numero dei nuovi casi di malattie gravi ed invalidanti, come ad esempio le patologie oncologiche,ย corrisponde, grazie ai progressi scientifici, anche un progressivo, costante miglioramento delle chance di cura e guarigione e, quindi, del complessivo numero di malati cronici o guariti che, spesso, necessitano di trattamenti terapeutici prolungati e ripetuti nel tempo. A questo si aggiunge lโelevato costo delle terapie piรน moderne, efficaci ed innovative.
Nel 2010 erano 2.587.347 gli italiani vivi dopo una diagnosi di tumore, il 4,4% della popolazione. I pazienti guariti, con unโattesa di vita paragonabile a quella delle persone non colpite da tumore, erano 704.648, pari al 27% di tutti i pazienti (20% uomini e 33% donne) e allโ1,2% degli italiani. Nel 2015 sono circa 3 milioni (3.036.741) le persone vive dopo una diagnosi oncologica (4,9% degli italiani) con un incremento, rispetto al 2010, del 17%.
Tra le criticitร piรน evidenti del servizio sanitario vi sono gli scarsi investimenti in prevenzione, per ridurre il carico di malattia, e in riabilitazione, per restituire alla vita โnormaleโgli ex malati e i malati cronici. In particolare, la riabilitazione, che dovrebbe seguire la fase acuta della malattia e delle terapie per completare la restitutio ad integrum, รจ spesso totalmente assente nei programmi terapeutici poichรฉ non se ne apprezza la valenza reale considerandola un costo piuttosto che un vero e proprio investimento. Investimento sociale oltre che sanitario sulla persona, poichรฉ salvaguarda un patrimonio di esperienze umane, professionali, culturali e di potenzialitร produttive che, altrimenti, andrebbe definitivamente perdute.
Una persona non riabilitata necessita, infatti, di interventi assistenziali multiprofessionali, di supporti socio-economici, spesso non lavora piรน, e tutto ciรฒ comporta costi diretti ed indiretti aggiuntivi per la societร che, peraltro, spesso declina le proprie responsabilitร scaricandole sul contesto familiare. Una riabilitazione anche psicologica consente di reinserire, lร ove possibile, piรน precocemente le persone nel sistema lavorativo, nella famiglia e nella societร civile.
ร necessario che, in ogni Regione, vengano definiti e attuati percorsi riabilitativi anche allโinterno delle reti oncologiche (come ad es. nella Regione Piemonte), al fine di garantire in tempi adeguati interventi che realizzino il massimo recupero funzionale, psicologico e sociale, soprattutto per le persone potenzialmente guarite dal tumore. Inoltre, รจ indispensabile promuovere, nellโambito della ricerca, lo sviluppo di indicatori di outcome riferiti alla misurazione del livello di efficacia conseguito dagli interventi socio-assistenziali, lavorativi e previdenziali (assistenza integrata) messi in atto in assonanza con le indicazioni prospettiche del Libro Bianco del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali in merito alla buona vita nella societร attiva (ben-essere e ben vivere). La riabilitazione oncologica deve essere riconosciuta nella sua specificitร e rientrare nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) garantiti a tutti i cittadini. Oggi non รจ cosรฌ. E la mancanza di supporto socio-economico carica di oneri le famiglie, costrette a provvedere a proprie spese alle forme di assistenza non previste dal Servizio sanitario nazionale.
Lavorare durante e dopo la malattia
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Secondo la sua visione, dove si riscontrano le maggiori difficoltร nel reinserimento/inserimento/convivenza con la malattia al lavoro allโinterno delle aziende, di questo gruppo di persone affette da malattie croniche?
Le maggiori difficoltร si riscontrano nei rapporti con il datore di lavoro e con i colleghi spesso condizionati da pregiudizi, ignoranza, stigma che ancora avvolgono di timori e paure chi si deve confrontare con malattie gravi e croniche. Le mutate abilitร psicofisiche temporanee o permanenti, lโeventuale necessitร di un mutamento di mansioni, le nuove esigenze di conciliazione dei tempi di cura con i tempi di lavoro, il follow-up, la riabilitazione, le ripetute assenze per motivi sanitari, la necessitร di un percorso di reinserimento lavorativo, richiedono conoscenza del problema e delle possibili soluzioni utili per gestire la crisi causata dalla malattia e che si ripercuote anche sulla gestione del lavoro.
Come รจ noto in letteratura e giurisprudenza, il lavoratore che si ammala di cancro, o che deve assistere un familiare malato oncologico, rischia di subire comportamenti discriminatori, demansionamenti o, nei casi piรน gravi, addirittura il licenziamento. Perchรฉ ciรฒ non accada รจ necessario un cambiamento culturale nellโapproccio alla malattia cronica sul posto di lavoro ed รจ fondamentale che i lavoratori ed i datori di lavoro siano informati sulle norme a tutela dei lavoratori malati di cancro, perchรฉ queste tutele siano effettive e non rimangano solo sulla carta.
Molto spesso, anche per mancanza di conoscenza delle tutele di riferimento, i responsabili delle risorse umane gestiscono determinati casi di malattia ricorrendo al buon senso ed alla solidarietร umana, ma non รจ accettabile che la persona malata e in condizioni di fragilitร debba affidarsi semplicemente alla sensibilitร umana quando la propria condizione รจ tutelata e garantita da norme di ogni ordine e grado. Il dipendente malato non รจ il solo a trovarsi in difficoltร a causa della malattia, anche il datore di lavoro, soprattutto nelle piccole aziende, puรฒ essere aiutato a superare gli ostacoli connessi e conseguenti alla sofferenza dellโorganico che dovrร essere riorganizzato per assorbire la diminuzione, ancorchรฉ temporanea, di produttivitร del lavoratore malato.
Lโinformazione รจ la prima medicina per affrontare e superare gli ostacoli patologici che deviano il corso della vita. Nel 2003, lโAssociazione Italiana Malati di Cancro (AIMaC) ha pubblicato per la prima volta in Italia il libretto su โI diritti del malato di cancroโ, presentato dal Sole 24ore Sanitร come lโabc dei diritti dei malati.
Con la pubblicazione di AIMaC, per la prima volta nel nostro Paese si รจ posta lโattenzione agli aspetti socio-economici della malattia oncologica, colmando il gap informativo esistente anche in ambito lavoristico.
Fin dalla sua prima edizione, la prima di oltre dieci, questo libretto รจ diventato un punto di riferimento, non solo per i malati, ma anche per tutti coloro che se ne prendono cura a vario titolo. Nel tempo, il contenuto รจ stato arricchito, integrato e aggiornato ogni anno, grazie alla collaborazione con istituzioni pubbliche e private (Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, INPS, Consigliera nazionale di Paritร del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sindacati dei lavoratori).
Secondo la sua esperienza, cosa significa per i malati cronici ritornare al lavoro?
Per i malati di cancro ritornare al lavoro significa ritornare a vivere.
Il lavoro non ha solo un significato economico per il malato ma, anche, sociale ed identitario, perchรฉ permette di distogliere il pensiero principale rivolto alle preoccupazioni ed alle sofferenze causate dalla malattia, consente di riconquistare il proprio ruolo e la propria dignitร nei contesti sociali e familiari e di continuare a progettare la vita durante e dopo la malattia. Solo apparentemente sorprendenti, i risultati del sondaggio AIMaC-Piepoli confermano che il 97% dei malati vuole continuare a lavorare durante o dopo le terapie antitumorali, a dimostrazione che il lavoro ha un valore fortemente terapeutico, oltre ad essere un diritto e una necessitร .
La perdita del lavoro, per il ruolo che questo rappresenta nella vita di ogni essere umano, puรฒ e deve essere evitata in tutti i casi in cui la malattia ed i trattamenti terapeutici non inficiano in modo totale ed irreversibile la capacitร lavorativa.
Unโindagine condotta nel 2012 dal Censis, in collaborazione con la Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) e le associazioni federate (che hanno contribuito alla raccolta dei questionari per il sondaggio), ha rilevato che la diagnosi di tumore รจ un vero e proprio life changing event che muta in modo sostanziale il rapporto con il lavoro, penalizzando i pazienti (e in alcuni casi non infrequenti anche i loro familiari) con impatti che vanno dalla perdita del lavoro, alla riduzione del reddito, a una caduta della capacitร di performance. La perdita del posto di lavoro per un malato di cancro รจ certamente un evento drammatico e traumatico che peggiora la qualitร della vita e aggrava la condizione psicologica e, forse, peggiora la prognosi.ย Lโallontanamento dal lavoro di un malato oncologico comporta perdita di professionalitร , esperienza e produttivitร che nuoce alla persona. Solo un quinto di malati di tumore dichiara di non aver subito effetti nel proprio lavoro a causa della malattia, ma questa percentuale deve essere assolutamente aumentata con forme di supporto e tutela piรน efficaci rispetto a quelle attualmente in essere.
Quali interventi state mettendo in campo per lโinclusione sociale dei malati cronici?
Nel corso del tempo, FAVO e AIMAC hanno svolto diversi interventi tesi a valorizzare i diritti e la dignitร della persona malata e della sua famiglia, il rispetto delle diversitร , la solidarietร , lโimpegno e la coesione sociale.
Per tali finalitร , FAVO e AIMaC negli anni hanno raggiunto importanti risultati a favore dei malati oncologici, mediante lโattivitร di lobbying grazie alla quale sono stati varati una serie di provvedimenti normativi di forte portata innovativa, tra cui la legge n. 80 del 2006, che ha abbattuto i lunghi e inaccettabili tempi di attesa necessari allโottenimento dellโaccertamento dellโinvaliditร civile e dellโhandicap, riducendoli a soli 15 giorni.
Altra rilevante conquista normativa รจ stata lโintroduzione, nel decreto di attuazione della โLegge Biagiโ di riforma del mercato del lavoro, di previsioni specifiche sul part-time per i lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati, malati di tumore e per i lavoratori che assistono familiari malati. La rilevanza del modello Italia riguardo allโinnovativa disciplina del part-time per i lavoratori colpiti dal cancro รจ stata riconosciuta anche a livello europeo, ed anche dal Parlamento europeo รจ stata ribadita lโimportanza della tutela del lavoro per i malati oncologici. Grazie allโazione di lobbying delle associazioni di volontariato oncologico, prima fra tutte la European Cancer Patient Coalition (ECPC), il Parlamento europeo il 10 aprile 2008 ha adottato la โRisoluzione sulla lotta al cancro in una Unione europea allargataโ, fondata su di una visione bio-psico-sociale del problema cancro e delle sue auspicabili soluzioni. Con questa risoluzione, il Parlamento UE ha esortato lโintervento della Commissione nellโadozione di misure normative e di iniziative tese a realizzare azioni concrete, per la protezione sul luogo di lavoro, dei pazienti affetti da tumore e delle persone affette da malattie croniche, al fine di consentire ai pazienti di continuare a lavorare durante la terapia e di favorire il loro reinserimento lavorativo.
Nel 2009 la FAVO ha ottenuto dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e lโInnovazione una circolare con la quale sono stati forniti chiarimenti in ordine alle fasce di reperibilitร in caso di malattia per i malati oncologici e le modalitร flessibili di prestazioni di lavoro, al fine di favorire il recupero e il reinserimento dei lavoratori colpiti da malattie, specie se gravi, e di ridurre al minimo la necessitร di rimanere fuori dal ciclo produttivo durante il periodo di cura della patologia.
Altre numerose iniziative si sono realizzate grazie allโinput del volontariato oncologico, come ad esempio alcune importanti collaborazioni con aziende nazionali e multinazionali per lโinformazione dei dipendenti e la formazione dei responsabili delle risorse umane sul tema del ritorno al lavoro per i malati di cancro. Il materiale informativo prodotto nel 2012 dal tavolo di lavoro diretto dallโUfficio della Consigliera di Paritร del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali al quale hanno fattivamente partecipato FAVO e AIMaC e le principali sigle sindacali (CGIL, CISL, UIL, UGL e CONFSAL), ha segnato un importante punto di svolta: la brochure Patologie oncologiche e invalidanti. La campagna di comunicazione โIl cancro si combatte anche sul posto di lavoro. Difendi la tua normalitร โ, voluta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e che viene riproposta di anno in anno, in occasione della Giornata Nazionale del Malato Oncologico, come anche la diffusione di spot televisivi e radiofonici, realizzati da Mediafriends per la FAVO, dimostrano come sia i canali istituzionali pubblici che quelli privati possono contribuire in maniera determinante a far comprendere alla collettivitร lโimportanza del lavoro per il ritorno alla normalitร dopo una grave malattia.
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Conciliazione vita-salute-lavoro
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Quale contributo possono dare le aziende sulle politiche di conciliazione?
Un fenomeno molto importante di questi anni รจ dato dalle nuove tecnologie che permettono di lavorare non piรน in luoghi di lavoro in senso classico, ma in qualsiasi luogo che permetta al lavoratore di svolgere la sua attivitร .
Questo fa si che il concetto di presenza in azienda non sia piรน un elemento essenziale ma una semplice modalitร di espletamento della prestazione di lavoro, mentre assume rilievo prevalente il contributo del lavoratore al raggiungimento dellโobiettivo.
Per il malato di cancro, il telelavoro o lavoro a distanza puรฒ essere unโottima soluzione ed un grande aiuto, perchรฉ consente di ridurre gli spostamenti casa-lavoro, permette una gestione flessibile dei tempi di lavoro e, pertanto, riduce o elimina del tutto lโallontanamento della persona dallโattivitร lavorativa.
Purtroppo, non tutte le aziende hanno colto lโoccasione e le potenzialitร di questo nuovo assetto organizzativo e rendono piรน difficoltoso per il malato conciliare i tempi delle cure con il lavoro. Un contributo che le aziende possono dare รจ proprio quello di rimodernarsi a forme di lavoro al passo con i tempi e meno rigide.
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Programmi aziendali di prevenzione e promozione alla salute
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Secondo Lei, in che modo รจ cambiato il concetto di prevenzione e promozione alla salute allโinterno delle aziende?
Nelle politiche di Social Responsability aziendali sono inclusi importanti programmi di prevenzione primaria (incentivi a corretti stili di vita, alimentazione, movimento, divieto di fumo) e secondaria (screening per la diagnosi precoce) mentre non sono contemplati interventi di prevenzione terziaria per chi ha giร avuto una malattia grave e cronica ed รจ a rischio di recidiva o progressione e, comunque, ha necessitร di interventi riabilitativi a 360 gradi per essere utilmente reinserito nel contesto socio-lavorativo. A tal proposito, sarebbe fortemente auspicabile lโinserimento di un disability manager, soprattutto nelle aziende di grandi dimensioni, per far emergere i bisogni del lavoratore malato e individuare le relative soluzioni. Penso che ci sia ancora molto lavoro da fare per completare il significato di welfare della persona in ambito lavorativo, affinchรฉ diventi realmente inclusivo di tutti gli aspetti del concetto di promozione della salute intesa come ben-essere della persona che puรฒ dirsi realizzato solo a seguito di un cambiamento culturale della nozione di servizi aziendali alla persona per tutti i dipendenti, malati e non.
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Relazioni industriali
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Nel sistema di contrattazione collettiva, cosa manca affinchรฉ si possa gestire al meglio un rapporto di lavoro di un dipendente malato cronico?
Per gestire al meglio un rapporto di lavoro dovrebbero essere incluse in tutti i CCNL le tutele di maggior favore che sono attualmente previste solo in alcuni. Forse la soluzione ideale sarebbe un normativa ad hoc che racchiudesse le esigenze specifiche di tutti i malati cronici, dipendenti, autonomi e liberi professionisti. In mancanza di una norma di rango legislativo, รจ oltremodo importante che la contrattazione collettiva richiami esplicitamente ed in maniera organica le tutele previste per i malati cronici contenute in svariati testi normativi un modo che tutte le parti del rapporto di lavoro siano consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri.
In alcuni casi, norme specifiche, introdotte nel sistema su istanza di associazioni di malati di una patologia, nel tempo sono state estese anche ad altre malattie croniche. Eโ il caso della disciplina per il part-time, strumento di flessibilitร , nato nel 2003 per i malati oncologici dipendenti del settore privato, che รจ stata estesa in un secondo momento (2007) anche ai lavoratori del pubblico impiego e in misura affievolita anche per i lavoratori, pubblici e privati, familiari di malati oncologici (per consentire loro di portare avanti il delicato e prezioso compito di assistenza) e che nel 2015 รจ stata estesa anche ad altre tipologie croniche, come strumento di inclusione sociale e lavorativa.ย Questa tutela รจ certamente un buon inizio per quel cambiamento culturale che consenta ai malati cronici di mantenere un ruolo attivo allโinterno della societร . Come giร ho accennato prima, il part-time รจ stato introdotto nella โLegge Biagiโ di riforma del mercato del lavoro: lโart. 46 del d.lgs. n. 276/2003 ha modificato la disciplina sul part-time, introducendo per la prima volta nel nostro Paese il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto di lavoro a tempo parziale per i lavoratori malati di cancro.
La norma riconosce ai malati che lavorano il diritto di passare dal tempo pieno al tempo parziale per potersi curare con maggiore agio, e garantisce loro il pieno diritto di tornare, successivamente al normale orario di lavoro. Ai familiari lavoratori, invece, รจ riconosciuto il semplice diritto di precedenza rispetto ad altri colleghi, nella riduzione dellโorario di lavoro. La disciplina del part-time per i lavoratori malati oncologici e per i loro familiari รจ rilevante non solo perchรฉ, per la prima volta, il legislatore ha ritenuto di tutelare specificatamente il diritto costituzionale alla salute e al lavoro, ma anche per la forte valenza innovativa di inclusione sociale e lavorativa di questa normativa che fa registrare unโinversione di tendenza rispetto ai preesistenti interventi di natura meramente assistenziale (che troppo spesso si sono tradotti in forme di esclusione o di allontanamento dal lavoro).
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Fabiola Silvaggi
Scuola di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro
ADAPT, Universitร degli Studi di Bergamo
@FabiolaSilvaggi
* Elisabetta Iannelli รจ Avvocato civilista con esperienza prevalente nei diritti del lavoro, della previdenza sociale e dei malati. ร vicepresidente dellโAssociazione Italiana Malati di Cancro, parenti ed amici – AIMaC ed รจ Segretario generale della Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia โ FAVO.
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Rapporto tra malattie croniche e mercato del lavoro – A tu per tu con Elisabetta Iannelli