Olimpiadi e Paraolimpiadi Milano Cortina 2026: cresce l’attenzione sulla filiera degli appalti
Bollettino ADAPT 3 novembre 2025, n. 38
La tutela della filiera degli appalti
Il tema degli appalti è particolarmente delicato, soprattutto quando si parla della realizzazione di un evento che richiede uno sforzo coordinato tra molteplici realtà economiche e imprenditoriali e che coinvolge un numero elevato di imprese e lavoratori, come nel caso dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano-Cortina 2026.
La Fondazione Milano Cortina 2026, uno dei principali protagonisti dell’organizzazione, ha firmato, il 27 ottobre 2025, un importante accordo con le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, incentrato su temi cruciali come salute e sicurezza, qualità del lavoro e trasparenza negli appalti. L’intesa dà attuazione a precedenti impegni tra le parti e mira a definire un sistema di tutele collettive valido per tutto il periodo dei Giochi, con particolare attenzione al mercato del lavoro, ai contratti di fornitura e servizi e alla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Per quanto riguarda la gestione dei lavori in appalto, l’accordo introduce una serie di misure a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti nonché della genuinità delle esternalizzazioni (anche tramite la verifica dell’affidabilità degli appaltatori), riguardanti nello specifico la contrattazione collettiva applicata lungo la filiera e le modalità di controllo e monitoraggio dei soggetti coinvolti.
La contrattazione collettiva della filiera
In primo luogo, viene disciplinato che per poter diventare fornitori della Fondazione, coerentemente con la legislazione vigente, le imprese devono garantire per i propri dipendenti condizioni economiche e normative almeno equivalenti a quelle previste dal contratto collettivo nazionale e territoriale del settore, stipulato dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
La peculiarità, nel caso di specie, è che i principali CCNL di riferimento vengono individuati nell’accordo stesso per i servizi di: ristorazione (CCNL per i dipendenti da aziende dei settori pubblici esercizi, ristorazione collettiva e commerciale e turismo Confcommercio, Coop, Filcams Fisascat, Uiltucs), pulizie e reception (CCNL Imprese esercenti servizi di pulizie e servizi integrati/multiservizi rinnovato con ipotesi di accordo del 13 giungo 2025 sottoscritto da Filcams CGIL, Fisascat CISL e UIL trasporti), vigilanza armata (CCNL Vigilanza Privata e sevizi di sicurezza sottoscritto da Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs) e trasporto privato (CCNL Autoferrotranvieri-Internavigatori (Mobilità -TPL) firmato da Filt Cgil Fit Cisl Uiltrasporti e AGENS – ANAV-ASSTRA). Inoltre, per tutte le attività non ancora contrattualizzate e non prevedibili, viene previsto l’istituzione di una commissione ad hoc per individuare il CCNL di riferimento.
Il monitoraggio dei fornitori
Nell’accordo sono poi previste misure volte a garantire un efficace monitoraggio dei servizi di fornitura attivi. Nello specifico, la Fondazione si impegna a condividere periodicamente i dati sui servizi dati in appalto, i numeri delle forniture attive e i relativi CCNL applicati, il numero di addetti coinvolti e la loro dislocazione geografica.
Un aspetto particolarmente rilevante, con ricadute concrete sulla qualità e sulla trasparenza del lavoro, riguarda i limiti al ricorso ai subappalti. Se da un lato l’appaltatore che intende affidare parte delle attività a un subappaltatore dovrà ottenere preventivamente l’autorizzazione della Fondazione, dall’altro lato non sarà in alcun caso consentito ricorrere a ulteriori livelli di subappalto, garantendo così un controllo più efficace sulla filiera e sul rispetto delle regole.
La Fondazione, inoltre, si impegna ad inserire in ogni contratto di appalto delle clausole che prevedano in capo al fornitore il rigoroso rispetto degli obblighi retributivi, contributivi ed assicurativi, nonché le norme in materia di sicurezza sul lavoro e di prevenzione antinfortunistica. Si impegna, inoltre, a favorire relazioni sindacali costruttive; richiedere ai fornitori specifici documenti necessari per verificare il rispetto della normativa vigente in materia di lavoro, salute e sicurezza, previdenziale, assistenziale, assicurativa e fiscale (tra questi il DURC, documento unico di regolarità contributiva, e il DURF, documento unico di regolarità fiscale) e ad assicurarsi che, in ogni caso, siano rispettate e fatte rispettare le previsioni dell’art. 26 del TUSL, dell’art 29 del d.lgs. n. 276/03 e dell’art. 603 bis c.p.
La tutela della genuinità della filiera degli appalti: alcuni precedenti
Il richiamato accordo, tuttavia, si inserisce in quella cornice di buone prassi che negli ultimi anni si stanno diffondendo in materia di appalti e che sono dirette a rafforzare la tutela dei lavoratori – per evitare fenomeni di sfruttamento – e garantire una gestione trasparente e genuina delle esternalizzazioni poste in essere. Quando si parla di appalti, infatti, è fondamentale adottare la massima cautela per verificare che i profili giuslavoristici del rapporto economico tra committente e appaltatore rispondano a una genuina esigenza di esternalizzare una parte dell’attività produttiva – e non si traduca invece in una mera strategia per ridurre il costo della manodopera, aggirare obblighi fiscali o contributivi o scaricare i rischi d’impresa e le responsabilità civili o penali.
Nel caso degli appalti di servizi, come quelli oggetto dell’accordo qui in commento (ristorazione, pulizie, vigilanza, ecc), la legge (artt. 1655 c.c. e 29, d.lgs. n. 276/2003) stabilisce che l’appaltatore debba mettere a disposizione la propria organizzazione dei mezzi necessari all’attività, eserciti i poteri organizzativi e direttivi nei confronti dei lavoratori impiegati nell’appalto e si assuma il rischio di impresa.
Per scongiurare fenomeni di dumping contrattuale (di cui abbiamo scritto ampiamente qui), il comma 1-bis dell’art. 29 prevede che ai lavoratori impiegati negli appalti debba essere garantito un trattamento economico e normativo complessivamente non inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionale e territoriale stipulato dalle associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, applicato nel settore e per la zona strettamente connessi con l’attività oggetto dell’appalto e del subappalto. In questo senso, i firmatari dell’accordo hanno già individuato i principali CCNL di riferimento, sebbene non si debba escludere l’applicazione anche di contratti territoriali.
Un altro punto centrale riguarda la responsabilità del committente nel monitoraggio della catena degli appalti e subappalti. Pur senza richiamare espressamente l’art. 29, comma 2, del d.lgs. n. 276/2003 (che disciplina la responsabilità solidale), l’accordo introduce un vero e proprio obbligo di vigilanza sulla filiera, con specifici doveri di comunicazione e controllo per garantire trasparenza e legalità.
Il tema della trasparenza nelle filiere produttive è oggi sempre più attuale. Di recente, la Commissione del Senato ha approvato misure per la certificazione della conformità delle filiere nel settore moda, a seguito di indagini ispettive che hanno evidenziato criticità diffuse. Analogamente, nel settore della logistica è stato introdotto il Cruscotto informativo per la gestione dei contratti di appalto (CIGAL), uno strumento che – una volta operativo – consentirà di verificare con facilità il rispetto delle normative in materia lavoristica, contributiva, fiscale e IVA, favorendo la selezione di operatori virtuosi nel mercato.
In questa stessa logica di prevenzione di pratiche elusive o evasive, la Legge di Bilancio 2024 ha reintrodotto il meccanismo del cosiddetto “reverse charge” (di cui avevamo scritto qui), che prevede l’inversione del pagamento dell’IVA. Tale meccanismo, pur applicandosi solo in presenza di determinate condizioni (attività di trasporto o logistica svolte nell’ambito di appalti “labour intensive”, all’interno dell’azienda committente, con utilizzo dei suoi mezzi o strumenti), rappresenta una buona prassi per contrastare l’evasione fiscale, assicurando che l’imposta sia effettivamente versata da parte di chi beneficia della prestazione.
Come già evidenziato, anche le parti sociali svolgono un ruolo fondamentale nel definire regole e meccanismi di controllo lungo la filiera degli appalti. Un esempio significativo arriva, ancora una volta, dal settore della logistica. L’articolo 42 del CCNL Logistica, Trasporto Merci e Spedizioni, sottoscritto da diverse associazioni datoriali (tra cui Assologistica) insieme a Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti (e commentato qui), introduce un sistema di qualificazione della filiera che impone agli appaltatori il rispetto di precisi requisiti. Tra questi: la verifica dell’idoneità tecnico-professionale, la capacità finanziaria-economica e la regolarità contributiva e fiscale. Il contratto collettivo prevede inoltre una clausola risolutiva che consente di sciogliere l’appalto in caso di mancato rispetto di alcune condizioni essenziali, come ad esempio l’applicazione di un CCNL diverso da quello della logistica.
Ulteriori buone prassi arrivano anche dal mondo della contrattazione aziendale.
Tra le varie merita ricordare il protocollo per la regolamentazione degli appalti sottoscritto da Esselunga e le OO.SS (Segreterie Nazionali di: Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs) il 12 dicembre 2023, in cui il capitolo dedicato agli appalti si divide in “Garanzie di affidabilità” dell’appaltatore e “Applicazione di contratti collettivi nazionali di lavoro”, nonché il contratto integrativo sottoscritto il 5 dicembre 2023 da Automobili Lamborghini e le RSU, con il quale, oltre a richiamare il Codice di Condotta del Gruppo VW per i partner commerciali, le Parti si impegnano a promuovere meccanismi che favoriscano l’applicazione di migliori condizioni economico-normative al personale delle ditte operanti in appalti di servizi all’interno dei propri siti. Più di recente, a maggio 2025, Mondoconvenienza ha firmato con Fisascat-Cisl, Filcams-Cgil e Uiltucs un accordo dedicato alla gestione della filiera produttiva (commentato qui), con l’obiettivo di valorizzare la contrattazione collettiva genuina e rafforzare la responsabilità del committente. L’intesa prevede, tra gli altri, un dovere di controllo e vigilanza sull’intera catena produttiva, con l’introduzione di verifiche preventive sugli appaltatori e ulteriori strumenti di monitoraggio per garantire legalità e correttezza nei rapporti di lavoro.
La tenuta del sistema, conclusioni
Quanto appena analizzato consente di contestualizzare meglio l’accordo siglato tra la Fondazione Milano Cortina 2026 e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil e di comprendere fino in fondo l’importanza di un protocollo di questo tipo, che attribuisce forti responsabilità non solo agli attori direttamente coinvolti, ma anche ai committenti, chiamati a controllare e supervisionare il corretto svolgimento e adempimento nell’intera filiera degli appalti. Sebbene si potrà valutare solo in corso d’opera la buona riuscita del sistema messo in piedi, un’intesa di questa natura rappresenta un fondamentale passaggio per coniugare efficienza organizzativa, legalità e tutela del lavoro in vista di un evento di portata mondiale.
La buona riuscita dei Giochi non si misurerà solo dal numero di medaglie conquistate dalle nostre atlete e dai nostri atleti, ma anche dalla capacità del nostro ordinamento e della nostra filiera produttiva di sostenere un evento di tale portata senza che a pagarne il prezzo siano i lavoratori o la correttezza del mercato, garantendo salute e sicurezza, qualità del lavoro e retribuzioni dignitose.
Vice-Presidente della Commissione di certificazione DEAL dell’Università di Modena e Reggio Emilia
PhD Candidate ADAPT – Università di Siena
Condividi su:
