Lavoratrici e lavoratori domestici: una riflessione dal report ILO “The road to decent work for domestic workers”

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Bollettino ADAPT 3 luglio 2023 n. 25
 
Le lavoratrici e i lavoratori domestici rappresentano un ampio spaccato del mercato del lavoro. Si tratta infatti di un gruppo di lavoratori in continua e costante espansione, conseguentemente alla transizione demografica e ad alcuni cambiamenti culturali che hanno permeato tutte le società. Nel 2011, è avvenuto un primo riconoscimento giuridico del settore da parte dell’ILO (International Labour Organization),  con la Convenzione n. 189 sul lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici, ratificata dall’Italia nel 2013. Successivamente, nel 2021, nell’occasione dei dieci anni dalla Convenzione, l’ILO ha pubblicato un report che fornisce una panoramica sulle caratteristiche del lavoro nel settore e ripone particolare attenzione ai progressi raggiunti nonché ai gap e alle problematiche tutt’ora persistenti.
 
Recentemente, l’organizzazione internazionale del lavoro ha diffuso il report “The road to decent work for domestic workers, nel quale vengono sintetizzate le condizioni dei lavoratori domestici nel mondo. Può essere utile, quindi, ripercorrerne i principali passaggi, per compiere qualche riflessione sui principali problemi e le prospettive di sviluppo del settore nei prossimi anni.
 
Il report si apre innanzitutto con una prima definizione dei lavoratori che inquadra l’elemento distintivo della loro prestazione: “domestic workers are those workers who work in or for a household or households on an occupational basis” (p. 4). Lavorare per o presso una famiglia rappresenta dunque una dimensione che contraddistingue questa categoria di lavoratori dagli altri. L’approfondimento sul lavoro domestico contenuto nel report mette in evidenza anzitutto le caratteristiche ascritte e socio-culturali dei lavoratori del settore, rilevando che nel 2019, a livello mondiale, almeno 75,6 milioni di uomini e donne di età superiore ai 14 anni sono stati impiegati come lavoratori domestici (assunti direttamente dalle famiglie e/o da terzi). Il settore è caratterizzato da una forte componente femminile (76,2% degli operatori è donna) e, seppur i maschi rappresentino una minoranza dei lavoratori, sussiste una segregazione orizzontale di genere nel tipo di lavoro svolto entro le mura domestiche: le lavoratrici sono impiegate come colf e assistenti familiari, mentre gli uomini sono maggiormente occupati come cuochi, autisti, addetti alla manutenzione degli edifici o alla sicurezza.
 
Il lavoro domestico, oltre a essere caratterizzato da una varietà di profili professionali, è anche connaturato da differenti forme di lavoro dal punto di vista dell’inquadramento giuridico e/o istituzionale e della modalità di espletamento della mansione. Il lavoro, dal punto di vista dell’effettiva realizzazione della prestazione, può essere svolto su base oraria, giornaliera o mensile e il lavoratore può vivere in coabitazione con la famiglia presso la quale svolge il proprio lavoro o può alloggiare al di fuori del luogo di lavoro. Per quanto riguarda gli aspetti giuridici e contrattuali i lavoratori del settore possono essere sia regolari sia irregolari, cioè operano o con un regolare contratto di lavoro o nell’economia informale. Possono poi essere assunti direttamente da una famiglia o da più famiglie o da un soggetto terzo (cooperative, organizzazioni non profit ma anche piattaforme digitali).
 
Il report, dopo aver compiuto questo primo inquadramento sulla figura del lavoratore domestico, mira poi ad analizzare, a partire dalle dimensioni che compongono un lavoro dignitoso (safe work; adequate earnings; decent working time; stability and security of work; social dialogue; employers’ and workers’ representation; employment opportunities; social security; work, family and personal life balance; abolishing child and forced labour; and equal opportunity treatment), analizza qual è l’attuale situazione del settore in relazione a tali fattori e propone una strategia operativa rivolta a coloro che hanno poteri decisionali per rendere questo lavoro realmente dignitoso.
 
Un problema persistente del lavoro domestico è in primo luogo l’alto tasso di lavoro informale. Si stima infatti che otto lavoratori domestici su dieci sono impiegati senza un contratto di lavoro. Lavorare nell’economia informale significa non avere accesso a un insieme di tutele previste dal quadro legislativo vigente, dalle prestazioni previste dai sistemi di sicurezza sociale dei paesi oggetto d’attenzione al quadro di misure di base previste a livello giuslavoristico. Da questa condizione di informalità e da scarsi livelli di riconoscimento legale dei lavoratori derivano delle tendenze poco rassicuranti rispetto ad alcune specifiche dimensioni che caratterizzano un lavoro dignitoso. Nel dettaglio, da una analisi trasversale condotta nel report, emerge che in media, i lavoratori domestici, guadagnano meno degli altri dipendenti e sono stati tra i lavoratori più colpiti dalle conseguenze della pandemia di Covid-19.
 
Dal punto di vista della salute e sicurezza sul lavoro, che rappresenta una delle componenti essenziali che caratterizza un lavoro dignitoso, il report rileva poi come i lavoratori domestici siano esposti a rischi di varia natura ed entità che sono acuiti da alcune caratteristiche socio-culturali della maggior parte dei lavoratori del settore (per esempio barriere linguistiche, basso tasso di alfabetizzazione). Più precisamente, viene messo in evidenza come nello svolgimento di molte attività lavorative, questa categoria di lavoratori incappi in rischi chimici generati dall’utilizzo di alcuni materiali per la pulizia e l’igiene della casa, rischi ergonomici e fisici connessi alla movimentazione di carichi pesanti o alla postura e rischi psicosociali quali l’isolamento sociale spesso determinato da stringenti condizioni di coabitazione. Nell’alveo dei rischi rientrano anche quelli psico-sociali, connessi a episodi di violenza e molestie, anche di genere, in relazione all’alta presenza di donne lavoratrici nel settore. Secondo quanto riportato nel report, le situazioni più ricorrenti alla base dell’alta diffusione di tali rischi riguardano abusi verbali, economici, psicologici, fisici, verbali e sessuali. Altri tipi di violenza, seppur meno frequenti, sono il mobbing, la coercizione, la violazione della privacy e l’ingiustificata trattenuta di una parte di retribuzione.
 
Anche in riferimento all’orario di lavoro permangono delle anomalie, poiché in alcuni casi le lavoratrici e i lavoratori domestici lavorano con orari di lavoro che eccedono le sessanta ore settimanali mentre in altri lavorano con orari molto ridotti (meno di venti ore a settimana), il che spesso li esclude dall’accesso ad alcune misure di protezione previste a livello normativo.
 
Il report inoltre dedica uno spazio considerevole alla presentazione di alcune buone pratiche, provenienti da tutto il mondo, e attuate da differenti attori che sono coinvolti nella costruzione del settore (Stato, rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori, nonché da singoli datori di lavoro o dai lavoratori) che hanno tentato di colmare le lacune e problematicità persistenti. Tra gli esempi più rilevanti, ritroviamo un ruolo di primo piano del dialogo sociale nel processo di definizione di un salario minimo (Argentina), una attiva promozione della contrattazione collettiva con la diffusione e sottoscrizione di contratti collettivi nazionali del settore (Brasile), la nascita e proliferazione di organizzazioni di rappresentanza dei datori di lavoro e dei lavoratori domestici (l’Italia rientra tra le nazioni che ha assistito a questo fenomeno), creazione di incentivi fiscali e sussidi per incentivare l’occupazione regolare dei lavoratori del settore (Costa Rica, Francia e Finlandia), attuazione di stratagemmi che semplifichino le procedure per l’assunzione e il mantenimento di contratti di lavoro regolari (in Messico si è ricorso all’utilizzo di specifici portali informatici), operazioni di sensibilizzazione dei datori di lavoro e dei lavoratori sui diritti e i doveri (Paraguay, Argentina e Indonesia) e ripensamento del ruolo dell’ispettorato del lavoro attraverso l’ideazione di regole di ispezione ad hoc per i lavoratori domestici (Uruguay).
 
Su questi punti, occorre osservare che, seppur siano stati compiuti dei passi in avanti e i singoli Paesi si siano attivati per promuovere strategie e a introdurre strumenti volti a rendere le condizioni di lavoro dei lavoratori domestici maggiormente dignitose, come evidenziato, permangono ancora ampi divari e condizioni di lavoro inferiori alla soglia della dignità.
 
Per questo, nella parte finale il report, dopo l’ampia disamina inziale, si pone in un’ottica propositiva e funzionale all’attuazione di strategie concrete per colmare i limiti tutt’ora persistenti. Si tratta in particolare di specifiche indicazioni volte ad attivare il dialogo sociale sul tema. Nel dettaglio vengono proposti cinque step che possono essere affrontati a livello nazionale da parte degli attori implicati nella gestione del settore. I cinque step individuati sono: (1) stimare il numero di lavoratori domestici e la percentuale di lavoratori domestici impiegati senza un contratto di lavoro; (2) analizzare la legislazione e il sistema di protezione sociale; (3) identificare tutte le pratiche di irregolarità presenti nel settore; (4) discussione congiunta e interna dei risultati emersi dalla mappatura e ideare una strategia d’azione; (5) attuazione del piano e monitoraggio dei risultati.
 
In conclusione, andando oltre quelli che sono i contenuti del report, emerge la necessità di interrogarsi sulla condizione occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori domestici del nostro paese e riflettere sulle strategie che negli ultimi anni si sono diffuse e sono state adottate per tutelare e migliorare le circostanze di impiego dei lavoratori del settore, dal momento che si tratta di un gruppo occupazionale in costante espansione (per un approfondimento si rimanda ai dati contenuti nel rapporto Domina, Quarto rapporto annuale sul lavoro domestico, edizione 2022). Nel nostro paese, a differenza di altri, si è però assistito a una rinnovata e proliferata attenzione da parte della contrattazione collettiva che ha posto tutele, norme e garanzie ai lavoratori del settore. Si tratta però di un processo in continua riformulazione e aggiornamento che, per essere efficace, dovrebbe però essere implementato e sostenuto da tutti gli attori istituzionali, politici, pubblici e privati che concorrono alla costruzione sociale di questo mercato del lavoro (per un approfondimento sul punto si rimanda a un focus contenuto nell’ultimo Rapporto Adapt sulla contrattazione collettiva in Italia e più nel dettaglio per una disamina sul processo di costruzione sociale del mercato del lavoro domestico di cura, che rappresenta ad oggi un importante ambito del più ampio lavoro domestico, si rinvia al volume L. Casano (a cura di), Verso un mercato del lavoro di cura: questioni giuridiche e nodi istituzionali, Adapt University Press, 2022).
 
Stefania Negri

ADAPT Research Fellow

@StefaniaNegri6

Lavoratrici e lavoratori domestici: una riflessione dal report ILO “The road to decent work for domestic workers”