Intelligenza artificiale, digitalizzazione, salute e sicurezza sul lavoro: l’OIL indaga connessioni, opportunità e rischi
| di Silvia Caneve
Bollettino ADAPT 12 maggio 2025, n. 18
La rivoluzione digitale sta trasformando profondamente la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Le nuove tecnologie digitali, dall’intelligenza artificiale alla robotica avanzata, stanno trasformando non solo i processi produttivi, ma anche le modalità di prevenzione degli infortuni e di protezione dei lavoratori. Il recente Report dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) “Revolutionizing health and safety: The role of AI and digitalization at work”, spiega come la digitalizzazione offra strumenti straordinari per ridurre incidenti e malattie professionali, migliorando il monitoraggio dei rischi e aumentando la reattività nelle emergenze. Tuttavia, questa trasformazione comporta anche nuove sfide normative, organizzative ed etiche che richiedono un ripensamento complessivo delle strategie di tutela.
Deve essere notato come, tra le fonti del Report, compaiano anche recenti dati dell’EU-OSHA (Agenzia Europea per la salute e sicurezza sul lavoro), la cui ultima indagine si focalizza sulle connessioni tra nuove tecnologie e i rischi psicosociali che possono affliggere i lavoratori (per ulteriori informazioni in materia, si rinvia a S. Caneve, Prime risultanze del rapporto ESENER 2024: complessità normative e scarsa partecipazione dei lavoratori ostacolano la gestione dei nuovi rischi per la sicurezza, Bollettino ADAPT 17 febbraio 2025, n. 7).
In primo luogo, dal report emerge come le tecnologie emergenti stiano modificando l’organizzazione del lavoro e il concetto stesso di rischio.
Il documento identifica cinque grandi categorie di innovazioni tecnologiche che stanno impattando e impatteranno in futuro il mondo del lavoro: automazione e robotica avanzata, strumenti intelligenti per la salute e sicurezza (smart OSH tools), realtà estesa e virtuale, gestione algoritmica del lavoro e nuove forme di organizzazione digitale, come il lavoro da remoto o tramite piattaforme. Ognuna di queste tecnologie ha il potenziale di migliorare la prevenzione degli infortuni, ma comporta anche rischi nuovi e spesso non ancora regolamentati. Il cambiamento è rapido, e impone risposte tempestive da parte delle politiche pubbliche e delle imprese. Automazione e robotica, inoltre, rappresentano già oggi un supporto prezioso, ma non privo di insidie: robot collaborativi, droni ed esoscheletri intelligenti sono oggi utilizzati per compiti ripetitivi o pericolosi, riducendo l’esposizione diretta dei lavoratori a rischi fisici. In settori come l’edilizia, l’agricoltura o la logistica, queste tecnologie permettono di svolgere operazioni complesse in sicurezza. Tuttavia, la crescente interazione uomo-macchina richiede nuovi protocolli di sicurezza, e la manutenzione di questi sistemi può esporre i tecnici a rischi diversi. Inoltre, l’automazione può avere effetti sull’occupazione e sulle competenze richieste, imponendo un ripensamento dei percorsi formativi e della protezione sociale.
In particolare, viene sottolineato come gli strumenti intelligenti per la salute e la sicurezza, come ad esempio i dispositivi wearable, aprano la strada ad una c.d. “prevenzione predittiva”. Sensori ambientali, indossabili e sistemi connessi possono infatti raccogliere dati su posture, temperatura, qualità dell’aria e parametri vitali, e questa enorme mole di informazioni consente di prevedere i rischi, segnalare condizioni critiche in tempo reale e adattare le condizioni di lavoro alle esigenze individuali. Tuttavia, il monitoraggio continuo solleva questioni rilevanti in materia di privacy, sicurezza dei dati e percezione di controllo da parte dei lavoratori. L’OIL sottolinea dunque come sia necessaria una regolamentazione trasparente sull’uso di questi strumenti e un coinvolgimento attivo dei dipendenti nella loro adozione.
Il report in commento prende in considerazione anche la realtà virtuale e aumentata quale strumento formativo e preventivo. Le tecnologie immersive permettono oggi di simulare scenari ad alto rischio in ambienti controllati: dunque, la realtà virtuale è già utilizzata per addestrare vigili del fuoco, sanitari e lavoratori in settori complessi come l’energia o la logistica. I benefici in termini di apprendimento sono rilevanti, ma vanno bilanciati con i potenziali effetti collaterali legati all’uso prolungato: disorientamento, affaticamento visivo, disagio fisico. Anche in questo ambito, la progettazione ergonomica e l’adattamento alle caratteristiche individuali sono ritenuti elementi centrali da parte dell’OIL.
Per quanto riguarda la gestione algoritmica del lavoro, il report sottolinea come essa ne migliori l’efficienza ma possa compromettere l’equilibrio psico-sociale dei lavoratori. L’uso di algoritmi per organizzare compiti, valutare performance o assegnare turni è in espansione in molti settori.
Se ben progettati, questi sistemi possono favorire una distribuzione più equa del carico di lavoro, migliorare la trasparenza delle decisioni adottate e ridurre i conflitti tra management e forza lavoro. Tuttavia, il rischio è che si trasformino in strumenti di sorveglianza e pressione costante, riducendo l’autonomia e aumentando lo stress. Il coinvolgimento dei lavoratori e dei loro rappresentanti nella progettazione di questi strumenti è ritenuto dunque cruciale per garantirne un utilizzo etico e sostenibile.
Infine, l’OIL riporta come le nuove modalità di lavoro digitale pongano sfide complesse alla salute e alla sicurezza. Il lavoro da remoto e il lavoro tramite piattaforme introducono nuove fonti di rischio, non sempre facilmente individuabili. L’isolamento sociale, la difficoltà di separare tempi di vita e di lavoro, la sedentarietà e la mancanza di ergonomia negli ambienti domestici sono solo alcuni esempi. Di conseguenza, occorre sviluppare politiche di prevenzione specifiche, promuovere la cultura della salute anche fuori dai luoghi di lavoro tradizionali e ridefinire il concetto di “ambiente di lavoro sicuro” nella società digitale.
Il report sottolinea come una governance partecipativa e multilivello, basata sulla collaborazione tra governi, imprese, lavoratori e organizzazioni internazionali, sia fondamentale per garantire una digitalizzazione inclusiva e sostenibile. Accanto alle norme vincolanti, servono linee guida, standard tecnici, campagne di sensibilizzazione e investimenti in ricerca. I quadri normativi devono evolversi per affrontare i nuovi rischi e garantire tutele anche per i lavoratori più vulnerabili, come quelli occupati nell’economia informale o nelle catene globali del valore digitali.
In questo processo, un ruolo fondamentale spetta anche alle parti sociali, chiamate a fornire strumenti e canali efficaci per una corretta integrazione delle tecnologie digitali, come già avviene in molti casi, ad esempio attraverso l’implementazione del diritto alla disconnessione.
Ciò che il Report OIL evidenzia, in sintesi, è che l’intelligenza artificiale e le tecnologie digitali possono rappresentare un alleato formidabile per la promozione di ambienti di lavoro più sicuri, inclusivi e sostenibili. Perché ciò avvenga, è però necessario adottare un approccio etico, trasparente e partecipativo. Solo attraverso un equilibrio tra innovazione tecnologica e diritti dei lavoratori sarà possibile costruire un futuro in cui la tecnologia sia davvero al servizio della dignità, del benessere e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori.
PhD Candidate ADAPT – Università di Siena
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