Il mio canto libero – Ripensare ministero e ANPAL in funzione dei risultati

Bollettino ADAPT  23 gennaio 2023, n. 3
 

Dopo il recente rapporto deludente del programma GOL, diventa urgente rinnovare la governance delle politiche attive del lavoro. Accantonata l’ipotesi di una riforma costituzionale, rimane la competenza delle Regioni e delle Province autonome che presentano tuttavia assetti diversi in mercati del lavoro segnati a loro volta dalla differente vitalità delle economie territoriali. Il nuovo governo è chiamato a riprendere l’obiettivo di sempre. Quello della convergenza verso le pratiche ritenute più efficaci o comunque verso obiettivi misurabili di inclusione sociale, a partire dalle fasce svantaggiate come i disabili o i disoccupati di lungo periodo o i titolari di basse competenze. La riforma disegnata dal job act ha impoverito il ministero in favore dell’ANPAL, l’agenzia strumentale che ha incorporato anche le funzioni inerenti i rapporti con la Commissione Europea e quelle di più generale indirizzo. Sarebbe logico riportare almeno questi compiti nelle direzioni generali del ministero e ridefinire l’ANPAL come la permanente sede di leale collaborazione tra Stato e Regioni sul modello dell’Agenas per le politiche della salute.

 

Caduto il progetto di farne la rete dei centri per l’impiego come hanno storicamente realizzato altri Paesi europei, caratterizzati da diversi modelli e percorsi istituzionali, si dovrebbe finalmente prendere atto della natura sussidiaria delle nostre esperienze in questo come in altri ambiti delle funzioni pubbliche a carattere sociale. Basti pensare alla scuola pubblica che si articola in istituti statali e non statali, espressione del principio costituzionale della libertà di educazione. Analogamente, possiamo riconoscere la qualificazione “pubblica” di tutti gli intermediari tra domanda e offerta di lavoro. Statali (in senso lato), privati e privato-sociali purché tutti regolati secondo gli stessi doveri e ugualmente incentivati in primo luogo alla occupazione degli “svantaggiati” secondo il criterio della libera scelta, mediante “buono”, di quest’ultimi (o dei loro rappresentanti sociali).

 

A questo punto, ciò che conta è mobilitare quanti più operatori nel quadro di un modello istituzionale che assume a riferimento la quantità dei risultati dopo anni di inutile autoreferenzialità di molte politiche regionali. E in conseguenza sollecita, coordina e monitora.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSaccon

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