Il mio canto libero – Lavori neoservili: più accettati in una società dinamica che li rende transitori

Bollettino ADAPT 4 luglio 2022, n. 26
 

Cresce – giustamente – l’attenzione nei confronti dei lavori neoservili. Vi concorrono le analisi sul fenomeno delle dimissioni, la crescita dei contratti a termine, le tensioni dal lato della offerta che caratterizzano questi mercati, la ipotizzata concorrenza dei sussidi con le basse retribuzioni, la solita giurisprudenza che ha iniziato a mettere in discussione i minimi salariali anche dei contratti più rappresentativi ritenendoli al di sotto della soglia essenziale di cui all’art.36 della Carta costituzionale.

 

Buona parte del nostro modello terziario è ancora viziata da arretratezze. Logistica distributiva, vigilanza, pubblici esercizi, famiglie chiedono lavoratori fidelizzati ma spesso non sono in grado di offrire una remunerazione tale da garantire prestazioni continue e di qualità. E i contratti collettivi, alla ricerca di soluzioni destinate a risultare effettive nel confronto con l’alternativa del lavoro nero, riflettono questa difficoltà.

 

Una migliore remunerazione, compatibile con la debolezza di molti datori di lavoro, può consistere in una più robusta premialità del lavoro prefestivo, festivo e notturno perché anche la scomodità merita di essere incoraggiata. L’introduzione poi di prestazioni rivolte al benessere del lavoratore consente che l’intero loro ammontare ne sostenga il potere di acquisto.

 

Proprio il carattere fragile di questi mercati evoca poi la necessità di enti bilaterali territoriali che li comprendano trasversalmente in tutto o in parte, ne rendano trasparente il collocamento e corretta la busta paga. Enti così “larghi” si giustificano anche con la frequente mobilità tra questi mestieri. E, in aggiunta, possono sostenere l’ascensore sociale di questi lavoratori attraverso scuole di mestiere in modo da evitare l’intrappolamento in una eterna condizione di bassa professionalità e remunerazione. Ciò avveniva in passato sulla base di meccanismi informali che davano al cameriere la speranza di aprire un proprio esercizio o di ottenere l’upgrading in un locale più prestigioso. Anche la speranza della transitorietà di un lavoro umile può determinarne l’accettazione se la società è aperta e dinamica. In una economia stagnante invece l’assenza di fiducia nel futuro concorre a disgregare la coesione sociale.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

Il mio canto libero – Lavori neoservili: più accettati in una società dinamica che li rende transitori