Il mio canto libero – La lezione americana: flessibilità del lavoro e fiducia nelle imprese

Bollettino ADAPT 8 giugno 2020, n. 23

 

A maggio l’economia americana, a sorpresa, ha aggiunto oltre 2,5 milioni di posti di lavoro ed il tasso di disoccupazione è sceso dal 14,7% al 13,3%. Secondo il dipartimento del lavoro negli Stati Uniti, nel mese trascorso, sono stati creati 2,509 milioni posti di lavoro, mentre gli analisti stimavano un calo di 8,33 milioni di posti. La disoccupazione è quindi diminuita nonostante le previsioni ipotizzassero un incremento al 19,5%.

 

Al di là di ogni diatriba tra letture ottimistiche e inviti alla cautela, l’economia americana si conferma essere stata solida nella fase precedente il lockdown e particolarmente reattiva, con tendenziale andamento a V, in quelle di crisi e ripartenza. La spiegazione, per quanto concerne l’occupazione, può ricondursi alla efficacia di veloci politiche di sostegno alle imprese che garantiscono lavoro e alla straordinaria flessibilità di un mercato del lavoro molto meno regolato rispetto a quelli dei Paesi europei. Ora è evidente che non possiamo immaginare un salto culturale che ci conduca immediatamente al modello nordamericano di fiducia delle istituzioni verso le imprese. Ma possiamo, al contrario, riconoscere che le nostre rigidità burocratiche, bancarie e lavoristiche da un lato non hanno frenato la caduta degli occupati e, dall’altro, inibiscono una veloce ripresa soprattutto nelle piccole imprese dei lavori meno qualificati. In particolare, i contratti a termine dovrebbero mantenere definitivamente quella assenza di causali che nella crisi anche i settori più ideologizzati hanno riconosciuto. In una situazione di crollo della domanda e di dubbie aspettative sarebbe assurdo riproporre l’assetto regolatorio complesso e incerto dei lavori temporanei. Così come la norma che ha preteso di estendere alle collaborazioni “etero-organizzate”, ovvero tutte, l’intera disciplina del lavoro dipendente compreso il testo unico sulla sicurezza, inibirà i relativi contratti che solo in parte si tradurranno in rapporti di subordinazione. Chi potrà, sostituirà il lavoro con l’automazione e chi non potrà, sarà fortemente tentato di non ripartire. Soprattutto nel mezzogiorno, le piccole economie dei servizi che in America sembrano essere prontamente ripartite con i loro occupati a bassi salari, qui stentano a rimettersi in moto per le molte incertezze di contesto.

 

Le organizzazioni di rappresentanza potrebbero svolgere un importante ruolo di supplenza del legislatore se, utilizzando anche gli enti bilaterali, producessero accordi territoriali in deroga per tutta la grande fascia delle piccole imprese del commercio, del turismo, dei servizi, dell’agricoltura. Concordemente potrebbero adattare tipologie contrattuali come i rapporti di lavoro intermittente, allargare e semplificare la gestione dei voucher, azzerare le causali per il lavoro a termine, disciplinare duttilmente le collaborazioni, incoraggiando così occupazione regolare. Il controllo sociale e un approccio sperimentale con verifica dei risultati possono essere una buona ragione per accettare le flessibilità lavoristiche e incoraggiare la velocità di banche e istituzioni negli aiuti alle imprese.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

 

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