Il mio canto libero – Indagine Torino sui salari aziendali: la cooperazione socio-tecnica di prossimità sostituisce il vecchio conflitto

Bollettino ADAPT 11 ottobre 2021, n. 35

 

L’Unione Industriali di Torino ha recentemente prodotto la undecima edizione della indagine sull’andamento quali-quantitativo delle retribuzioni attraverso la collaborazione tra dodici associazioni territoriali del Nord aderenti a Confindustria. Vi hanno partecipato circa 800 imprese che hanno conferito informazioni relative a 60 mila dipendenti. Mentre si rinvia ad una lettura dell’indagine per gli specifici profili trattati come i salari di ingresso e quelli più in generale collegati al titolo di studio o alla ragione di genere, ci interessa rilevare in questa sede la straordinaria trasformazione delle relazioni collettive di lavoro che ne emerge.

 

L’abbandono del conflitto distributivo per una cooperazione socio-tecnica sugli obiettivi aziendali tra le parti è ormai un fenomeno diffuso nelle aziende in cui si svolgono forme di dialogo organizzato. D’altronde si evidenzia una forte evoluzione delle competenze digitali dei lavoratori che attraversano larga parte delle mansioni. Si riduce il lavoro omologato e cresce quello che chiede attenzione personalizzata e premi non solo collettivi. I salari si caratterizzano per componenti variabili rilevanti anche tra gli operai. Si sviluppa ovunque il welfare aziendale liberamente scelto anche per convertire una parte consistente (40%) delle retribuzioni premiali. Il carattere transizionale del mercato del lavoro è peraltro confermato da un elevato (20%) turn over dei dipendenti che ripropone per i lavoratori il bisogno di politiche attive o per le imprese la esigenza di comportamenti di fidelizzazione.

 

Sembrerebbe invece poco presente una dinamica skill based delle retribuzioni e una corrispondente revisione degli inquadramenti per favorire carriere e sviluppo professionale. Si confermerebbe in tal caso la preoccupazione datoriale circa il necessario controllo del costo del lavoro e la pigrizia sindacale nel proporre incentivi alla evoluzione delle competenze e delle capacità dei lavoratori. Nel complesso, l’indagine rivela un cambiamento che i vertici di Confindustria per primi farebbero bene a tenere in maggiore considerazione. Ha senso, ad esempio, realizzare un accordo centrale sui contratti a termine? La sua natura cedevole rispetto agli accordi di prossimità non elimina il freno che potrebbe costituire per soluzioni più adattive nelle aziende e nei territori. I corpi intermedi, nelle loro funzioni “romane”, dovrebbero accompagnare l’evoluzione periferica delle relazioni di lavoro e non limitarla o sostituirla per timore di perdere ruolo.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

 

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