Gli ITS tra crescita, consolidamento e nuove sfide. A proposito del Rapporto di Monitoraggio INDIRE 2025
| di Matteo Colombo
Bollettino ADAPT 28 aprile 2025, n. 16
Il sistema degli Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy) cresce, si consolida in molti territori e aree tecnologiche, fa della flessibilità un elemento caratterizzante la propria offerta formativa. Emergono però anche nuove (e vecchie) sfide, a fronte dell’approssimarsi della conclusione di questa fase di finanziamenti “straordinari” garantiti dal PNRR, dall’introduzione della nuova filiera formativa tecnologico-professionale (il c.d. modello 4+2), dall’ancora elevato tasso di abbandoni. Sono queste alcune delle evidenze che emergono dalla lettura del rapporto ITS 2025 (vedi Zuccaro, A. (a cura di), Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy) – Monitoraggio nazionale 2025, INDIRE, Firenze, 2025), presentato oggi, e grazie alle quali è possibile approfondire le prospettive del sistema terziario di istruzione tecnologica superiore.
Il rapporto evidenzia come negli anni sia (rapidamente) cresciuto il numero delle Fondazioni ITS: erano 2 nel 2009, sono diventate 147 quindici anni dopo. Non tutte le Fondazioni, però, sono “uguali”: quando si parla di ITS, si parla di un sistema ampiamente diversificato al proprio interno. Ad esempio, con riferimento al numero di corsi erogati per Fondazioni, il 16,5% eroga un solo corso, il 22% ha realizzato due percorsi, il 17,4% ha realizzato tre percorsi, il 20,2% ha realizzato tra i quattro e i cinque percorsi e il 23,7% ha realizzato almeno sei percorsi. La crescita complessiva del sistema è comunque confermata dal fatto che il 44% di ITS Academy monitorati dall’ultimo rapporto erogano più di tre percorsi, nel 2019 erano solo il 22,9%. L’offerta formativa varia anche in base al territorio considerato: il 25% degli ITS nel mezzogiorno ha erogato un solo percorso, contro il 10% di quelli del Nord, il 60% di quelli al Nord ha realizzato più di tre corsi contro il 20% del mezzogiorno: questa anche alla luce della più recente costituzione di molte delle Fondazioni presenti al Sud.
Flessibilità e diversità emergono anche se si rapportano le diverse tipologie di partenariato e l’area tecnologica considerata: ad esempio per l’area Nuove tecnologie dell’informazione e comunicazione si osserva una più alta percentuale in media sia di micro che di grandi imprese, mentre la percentuale di scuole, università e centri di ricerca è più alta se si guarda al sistema Casa. Comune e diffusa è la crescita del “peso” delle imprese sul totale dei partner delle Fondazioni, che aumenta tra il 2014 e il 2023 di quattro punti percentuali, arrivando al 46,3%. Dati che, al di là dei possibili approfondimenti realizzabili su ogni filiera, dicono della capacità adattativa del sistema, che pur in presenza di elementi comuni è in grado di declinare la propria governance e la propria offerta formativa sulla base di specificità territoriali e settoriali, costruendo partenariati ad hoc.
Anche con riferimento agli iscritti il rapporto contiene informazioni interessanti. I provenienti da istituti tecnici diminuiscono costantemente dal 2016, passando dal 65,8% al 55,1%. Quasi un iscritto su quattro – e in aumento – viene da un percorso liceale (il 24,3%). Più distanti gli iscritti provenienti da percorsi di istruzione professionale (il 14,5%) o già in possesso di laurea (il 3,5%). La maggior parte degli iscritti ha più di 20 anni e uno su dieci (il 10,5%) ha più di 30 anni, mentre ben il 40% è disoccupato e alla ricerca di una nuova occupazione (quasi il doppio di coloro che sono invece alla ricerca di una prima occupazione): dati che portano gli autori del rapporto a notare come il profilo emergente dell’iscritto ITS è quello di un «giovane adulto che si rivolge ai percorsi ITS Academy non come prima scelta o perché non ha ultimato in anni regolari i percorsi secondari». Permangono ancora forti differenze di genere, tipicamente osservabili nella maggior parte dei percorsi “professionalizzanti”, con il 73% di studenti maschi. Una percentuale costante nel tempo.
Considerando il profilo degli iscritti a questi percorsi si può quindi affermare come essi risultino un’opportunità interessante non solo per coloro che provengono dagli istituti tecnici, quale proseguo del percorso di studi subito dopo il conseguimento del diploma di istruzione secondaria superiore, ma anche per giovani lavoratori già inseriti nel mercato, o provenienti da altri percorsi, e quindi in cerca di “riqualificazione” o comunque di percorsi professionalizzanti in grado di inserirli in percorsi di carriera specializzati e coerenti con le loro aspirazioni.
Elemento qualificante l’offerta formativa ITS è la sua integrazione con il mondo del lavoro, testimoniata anche dai sempre elevati tassi di placement dei diplomati, pur in presenza anche in questo caso di differenze notevoli: il rapporto evidenzia come al Nord il tasso di occupazione post-diploma sia sempre superiore all’80% arrivando anche all’88%, al Centro spiccano regioni contraddistinte anch’esse da tassi particolarmente elevati, mentre alcuni territori del Sud presentano un tasso medio storico inferiore al 70%. In media il tasso si attesta all’84%, ma in leggero calo in alcune Regioni. Elevata rimane anche la percentuale di diplomati “coerenti”, cioè che svolgono un mestiere in linea con quanto appreso nell’ITS, sempre superiore al 90%. L’integrazione e la collaborazione con il mondo del lavoro emergono con evidenza se si considera la presenza di docenti provenienti dalle imprese, che aumenta nell’ultimo anno monitorato arrivando al 73,8%, e di ore di stage (corrispondente al 41,9% del monte ore complessivo).
Non viene considerato dal rapporto il numero di percorsi ITS svolti in apprendistato di alta formazione e ricerca, che il più recente rapporto INAPP dedicato a questo tema evidenzia come in costante crescita negli anni (vedi INAPP, INPS, Segnali di potenziamento dell’apprendistato duale. XXII Rapporto di monitoraggio, 2024): un istituto, quello dell’apprendistato di terzo livello, ancora poco conosciuto ma che ben si coniuga con la struttura e le caratteristiche dell’offerta formativa ITS, permettendo di potenziare ulteriormente la personalizzazione dei percorsi sulla base di specifiche esigenze aziendali, proporre una formazione ancora più integrata con i processi di lavoro e le innovazioni presenti in azienda, favorire il rapido inserimento lavorativo dei diplomati e la partecipazione a questi percorsi anche da parte di giovani con alle spalle già alcune esperienze di lavoro (per approfondire vedi ADAPT, Intesa Sanpaolo, L’apprendistato di alta formazione per il conseguimento del diploma ITS: dati, esperienze, prospettive, 2023).
Non mancano elementi critici. Come già ricordato, i tassi di abbandono – soprattutto in alcune regioni – si confermano elevati o sono in aumento; alcune Fondazioni hanno diminuito il numero di corsi erogati; la percentuale di occupati cala leggermente; aumentano i percorsi che il monitoraggio definisce “critici”. Ancora limitato è invece ruolo giocato dagli ITS con riferimento alla formazione dei lavoratori occupati e alla loro riqualificazione, mediante processi di upskillng e reskilling, che pure rappresenta una possibilità molto interessante per il futuro del sistema ITS.
Complessivamente, il monitoraggio condotto da INDIRE restituisce un quadro con ben più luci che ombre. Tra quest’ultime, l’elemento problematico sembra essere quello di una crescita a velocità variabile, con alcuni territori e alcune aree tecnologiche caratterizzate da risultati e performance inferiori alla media. Tali difficoltà devono essere adeguatamente attenzionate al fine di favorire una crescita comune per il sistema, pur tutelando la flessibilità e l’adattabilità che, come già emerso, lo contraddistinguono.
Sono ancora ampi, almeno a parere di chi scrive, i margini di crescita e potenziamento del sistema ITS. Ad esempio, una “spinta” importante potrà arrivare grazie all’introduzione della filiera tecnologico-professionale 4+2, che combinata alla riforma degli istituti tecnici e all’introduzione dell’apprendistato di filiera permessa dal Collegato Lavoro rende possibile immaginare la strutturazione di un’offerta formativa tecnica-tecnologica saldamente ancorata ai territori nei quali si realizza e agli specifici fabbisogni settoriali, caratterizzata da una didattica esperienziale e innovativa, capace di promuovere l’occupabilità degli studenti e dare risposte concrete ai fabbisogni formativi delle imprese. Percorsi che potranno poi essere svolti alle dirette dipendenze di un’azienda, sottoscrivendo un contratto di apprendistato di primo livello poi trasformato, con il passaggio all’ITS, in apprendistato di terzo livello.
Sono diverse le strade che il sistema potrà percorrere per consolidare la sua crescita, soprattutto una volta conclusa questa stagione caratterizzata dagli ingenti fondi messi a disposizione del PNRR. In particolare, una di queste passa da un rinnovato interesse delle parti sociali per questi percorsi e per la loro offerta formativa: mediante la regolazione e progettazione dei percorsi di apprendistato duale, ancora poco attenzionati dalla contrattazione collettiva; grazie ad un miglior raccordo con il sistema ITS anche con riferimento ai sistemi di classificazione e inquadramento, così da facilitare il riconoscimento delle competenze dei diplomati ITS e proporre loro adeguati percorsi di carriera; attraverso un’integrazione con la bilateralità e in particolar modo con il sistema dei fondi paritetici interprofessionali, per permettere agli ITS di disporre di risorse adeguate per attivare percorsi di riqualificazione per lavoratori già occupati o adulti in cerca di nuova occupazione. Tutte misure che non potranno che rafforzare il processo di integrazione tra formazione e lavoro che caratterizza quell’esperimento (riuscito) rappresentato dal sistema ITS.
Presidente Fondazione ADAPT
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