Elogio del lavoro collettivo antidoto all’individualismo

Interventi ADAPT

| di Francesco Seghezzi

Bollettino ADAPT 5 maggio 2025, n. 17

Il Primo maggio è una festa che racchiude in sé una storia collettiva. Lo dice la sua origine, a partire dall’approvazione, il Primo maggio del 1867, della legge sulle otto ore di lavoro in Illinois e poi, il Primo maggio del 1886, con i tragici fatti di Chicago dove, durante uno sciopero generale con l’obiettivo di estendere questo limite a tutti gli Usa, ci furono numerose vittime.

La stessa formulazione che viene utilizzata spesso in Italia, la Festa dei “lavoratori” più che solo la Festa del “lavoro”, richiama a questa dimensione comunitaria. Allo stesso tempo però, oggi, sappiamo che il lavoro è sempre più frammentato e diviso al suo interno, e tale dimensione collettiva sta vivendo un forte indebolimento.

Le cause sono molteplici e variegate. Ci sono sicuramente ragioni strutturali legate alla maggior polverizzazione del mercato del lavoro, sia a causa di forme contrattuali (che sono però in calo secondo i dati) più brevi che rendono più complesso radicarsi all’interno delle organizzazioni e costruire legami sia per la volontà stessa delle persone di cambiare posto di lavoro con più frequenza rispetto al passato.

Ci sono aspetti di natura tecnologica che portano a un maggior isolamento, pensiamo solo al lavoro agile, ma più in generale al cambiamento dei processi produttivi e delle mansioni generate dalla digitalizzazione. Soprattutto in alcuni ambiti dei servizi, ma anche in molte attività della manifattura, la fisicità del lavoro (rappresentata storicamente dalla catena di montaggio) è un ricordo del passato che va bene per mostre fotografiche che ci ricordano come eravamo.

A questo si aggiunge, e forse è allo stesso tempo causa e conseguenza, un cambiamento culturale fondamentale interpretato dalle generazioni più giovani ma ampiamente diffuso anche tra le altre. Cambiamento che vede il lavoro come una dimensione sempre più marginale, dal punto di vista valoriale, nella vita. Una pena necessaria, in attesa di liberarcene con forme di reddito universale o con la completa automazione, che serve per poterci offrire gli strumenti economici per vivere davvero ciò che conta nella vita. I giovani vivono maggiormente questa dimensione, che porta a individualizzare molto il lavoro, per diversi motivi. Da un lato sono abituati a possibilità di accesso al mondo molto diverse rispetto al passato (internet e l’accesso infinito alla conoscenza e alle informazioni, le relazioni potenzialmente amplificate dai social media, i viaggi low cost), il luogo di lavoro e le relazioni che possono crearsi intorno a esso non sono più uno dei pochi orizzonti entro il quale si può sviluppare la propria personalità e i propri interessi.

Dall’altro molti di loro hanno l’esperienza negativa di chi, prima di loro, ha vissuto il lavoro come unica forma di soddisfazione, soccombendo a quel principio di prestazione, per citare Marcuse, proprio di una certa forma del capitalismo contemporaneo, acuitasi poi negli anni Ottanta con il venir meno delle grandi ideologie. E la risposta a questo è una sostanziale accettazione della riduzione economicistica del lavoro che viene data per assodata, senza che vi sia spazio per ricercare nel lavoro stesso forme di realizzazione diverse che passano, ad esempio, dalle relazioni e dalla coscienza di un proprio compito e ruolo all’interno della società.

Ma questa non è l’ultima parola. Il desiderio che anima le nuove generazioni e le rende inquiete dovrebbe essere raccolto e interpretato da chi è portatore di una dimensione collettiva del lavoro, a partire dai soggetti della rappresentanza che spesso faticano a parlare con i più giovani. Andrebbe riscoperto, anche attraverso forme nuove e soprattutto promuovendo modelli organizzativi e formativi all’altezza, che lavorare insieme è tutt’altra cosa dal farlo da soli. E non dovremmo stupirci se ci accorgessimo che questo è proprio quello che tanti attendono.

Francesco Seghezzi
Presidente ADAPT
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pubblicato anche su Domani il 30 aprile 2025