Diversità della forza lavoro e disturbi muscoloscheletrici: gli esiti del recente studio dell’Agenzia Europea sulla salute e sicurezza sul lavoro

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Bollettino ADAPT 22 marzo 2021, n. 11

 

L’Agenzia Europea sulla salute e sicurezza ha svolto uno studio per indagare in che misura alcune categorie di lavoratori sono sottoposte a condizioni di lavoro precarie e a maggiori problematiche per la salute e sicurezza, in particolare a disturbi muscoloscheletrici.

È stata analizzata nello specifico la condizione delle donne lavoratrici, dei migranti e dei lavoratori omosessuali, lesbiche, transessuali, intersessuali.

 

I disturbi muscoloscheletrici sono particolarmente diffusi tra le donne lavoratrici, in particolar modo esse soffrono di mal di schiena, dolori al collo e agli arti superiori e inferiori.

Le lavoratrici sono meno spesso coinvolte in lavori pesanti o fisicamente impegnativi, ma   più frequentemente esposte ad altri rischi correlati ai disturbi muscoloscheletrici, inclusi il sollevamento, la manipolazione o lo spostamento di persone, i movimenti ripetitivi sul lavoro, il fatto di rendere la prestazione stando per lungo tempo in piedi o sedute. In particolare, emerge che soprattutto le donne immigrate svolgono compiti che le costringono a stare in piedi per lunghe ore.

Le ricerche concluse a livello europeo evidenziano che ad almeno un terzo delle donne lavoratrici è richiesto di lavorare ad una certa velocità e questo ha un conseguente impatto sui disturbi muscoloscheletrici. Un altro fattore di rischio risulta essere il non avere abbastanza tempo per concludere il lavoro assegnato. L’11 % dichiara di non avere tempo sufficiente per completare il lavoro.

 

Le lavoratrici sono inoltre esposte a diversi fattori di rischio psicosociali e organizzativi, inclusi livelli più elevati di stress e tensione lavorativa e comportamenti sociali avversi (ad esempio abuso verbale, attenzione sessuale indesiderata, comportamento umiliante o minacce, violenza fisica, pratiche di bullismo / molestie, ecc.). Le lavoratrici sono anche particolarmente colpite dalle limitate opportunità di carriera (il cosiddetto “soffitto di vetro”), nonché dai livelli salariali più bassi, e sono rappresentate in modo sproporzionato nelle forme di lavoro atipiche (compreso il lavoro part-time “involontario”). Infine, l’analisi ha permesso di identificare una relazione tra una serie di fattori di rischio e la salute muscoloscheletrica delle lavoratrici. In particolare, la ricerca ha dimostrato che le donne soggette a discriminazione o molestie sessuali sul lavoro hanno, in media, meno probabilità di segnalare una buona salute rispetto a quelle che non segnalano l’esposizione a questo rischio psicosociale. 

Tra i colletti blu, le donne hanno riportato condizioni di salute peggiori rispetto ai loro colleghi maschi e hanno avuto un aumentato rischio di disturbi muscoloscheletrici e infortuni sul lavoro. In particolare, le lavoratrici operaie sono a maggior rischio di mal di schiena, sindrome del tunnel carpale e disturbi dell’anca e del ginocchio. Inoltre, diversi studi hanno dimostrato che le lavoratrici d’ufficio sono a maggior rischio di sviluppare dolore al collo aspecifico rispetto agli impiegati di sesso maschile. Infine, è emerso anche che le infermiere sono più spesso esposte al dolore lombare rispetto ai colleghi uomini.

 

La segregazione settoriale/occupazionale esistente può anche spiegare la prevalenza relativamente elevata di disturbi muscoloscheletrici tra le lavoratrici, sebbene alcuni studi suggeriscano che le donne hanno maggiori probabilità degli uomini di segnalare disturbi muscoloscheletrici anche quando lavorano nella stessa occupazione e / o settore. Inoltre, le lavoratrici hanno maggiori probabilità di sviluppare problemi muscoloscheletrici se sono contemporaneamente esposte a diversi fattori di rischio (fisici e psicosociali).

Le lavoratrici sono inoltre esposte ad alcuni fattori di rischio fisico specifici legati alla loro forma corporea e alle caratteristiche fisiche. La mancata considerazione delle differenze rispetto agli uomini, ad esempio nella progettazione di strumenti / dispositivi di protezione per la salute e sicurezza significa che le donne sono più inclini a sviluppare determinati tipi di disturbi muscoloscheletrici. Inoltre appare chiaro che le problematiche di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro siano dominate da una visione maschilista, e che le donne non abbiano potere di porre le questioni sulla salute e sicurezza e di essere ascoltate in merito.

 

Migranti 

 

Per quanto riguarda specificamente i disturbi muscoloscheletrici, Hargreaves e altri hanno scoperto che una maggiore prevalenza di lesioni muscoloscheletriche tra i lavoratori migranti è associata a diversi fattori, tra cui l’età avanzata (> 40 anni), il cattivo stato di salute, il lavoro non socievole o le lunghe ore (più di 40 ore alla settimana), il carico di lavoro pesante, utilizzo di macchinari problematici e poco affidabili, lavoro in alcuni settori specifici (come l’agricoltura), necessità di assumere posture scomode o di stare in piedi per periodi prolungati sul lavoro e, infine, un clima di scarsa sicurezza sul lavoro. Inoltre, un recente studio canadese ha rilevato che i fattori psicosociali a cui i lavoratori migranti sono frequentemente esposti, come i doppi turni, la domanda di lavoro, i fattori culturali e / o le aspettative di ruolo, influenzano anche l’insorgenza dei disturbi muscoloscheletrici. Un recente studio sui lavoratori migranti domestici impiegati dalle famiglie ha rilevato che questo gruppo è ad alto rischio di problemi di salute e sicurezza sul lavoro in generale, e di disturbi muscoloscheletrici in particolare. Ciò è spiegato da una serie di ragioni correlate, tra cui discriminazione, orari di lavoro lunghi e mancanza di riposo, pratiche di lavoro pericolose, lavoro fisico faticoso e cattive condizioni ergonomiche, lavoro irregolare ed esposizione ad abusi (ILO, 2016).

 

Lo sviluppo di DMS legati al lavoro è legato ai fattori di rischio fisico e psicosociale e organizzativo a cui molti lavoratori migranti sono spesso esposti sul lavoro. In particolare, essi sono esposti al trasporto/spostamento di carichi pesanti, alla necessità di adottare posture faticose forzate e scomode o di eseguire movimenti ripetitivi, nonché ad altri pericoli ambientali che sono spesso direttamente correlati alla prevalenza di disturbi muscoloscheletrici.

I lavoratori migranti sono esposti più spesso dei lavoratori nativi a diversi fattori di rischio organizzativi e psicosociali, tra cui condizioni contrattuali più scarse / informali, condizioni salariali più scadenti, accordi sull’orario di lavoro meno favorevoli; ad esempio, è più probabile che i migranti debbano lavorare per lunghe ore o nei fine settimana e di notte. C’è anche una forte evidenza che mostra che i lavoratori migranti sono sottoposti a discriminazioni e molestie da parte di superiori e colleghi, nonché abusi verbali / fisici, mentre le donne migranti sono anche più esposte a molestie sessuali. In particolare, la ricerca mostra una relazione positiva tra le esperienze di discriminazione e la probabilità di segnalare diversi tipi di disturbi muscoloscheletrici.

 

La ricerca ha suscitato opinioni contrastanti riguardo alla prevalenza di disturbi muscoloscheletrici tra i lavoratori migranti. Alcuni esperti hanno sostenuto che, nonostante una maggiore esposizione a rischi specifici, la prevalenza di disturbi muscoloscheletrici (cronici) tra i lavoratori migranti è simile o addirittura inferiore alla prevalenza media tra i lavoratori nazionali. Ciò sembra contraddire le prove esistenti, portate da molti altri esperti intervistati, che hanno sottolineato che i lavoratori migranti sono particolarmente colpiti dai disturbi muscoloscheletrici, in particolare dai disturbi che colpiscono spalle, collo e schiena. Diversi esperti tedeschi e ungheresi ritengono inoltre che gli incidenti sul lavoro (soprattutto gravi o addirittura mortali) siano più comuni tra i lavoratori migranti. Infine, i problemi di salute mentale (tra cui depressione e ansia) sono segnalati come piuttosto comuni tra i lavoratori migranti. Una spiegazione di queste diverse prospettive si riferisce al fatto che l’età è un fattore chiave che influisce sulla salute correlata al lavoro (inclusi i disturbi muscoloscheletrici), compresa quella dei lavoratori migranti. In alcuni paesi europei un’ampia percentuale di lavoratori migranti di prima generazione è relativamente giovane, il che potrebbe spiegare perché si segnala uno stato di salute generale relativamente buono e una minore prevalenza di disturbi muscoloscheletrici. Ad esempio, la maggior parte dei partecipanti al focus group di lavoratori migranti in Spagna ha riportato un buono stato di salute, il che, si può presumere, è dovuto al fatto che sono per lo più giovani. Tuttavia, tutti hanno riferito di essere esposti a rischi fisici e condizioni di lavoro faticose e molti hanno riferito di soffrire di mal di schiena o dolore alle spalle che si risolve dopo un periodo di riposo (sebbene turni di lavoro irregolari non facilitino il riposo e il recupero).

 

Nel frattempo, i partecipanti più anziani al gruppo sono più consapevoli dell’impatto negativo di rischi specifici sulla loro salute. La stanchezza e il dolore estremi sono più comuni tra i lavoratori di mezza età e gli anziani. Tuttavia, i lavoratori migranti sembrano essere suscettibili al rapido sviluppo di malattie croniche a causa delle loro cattive condizioni di lavoro e dell’effetto cumulativo della continua esposizione ai rischi, in particolare quelli fisici.

 

Lavoratori gay, bisessuali, transessuali e intersessuali

 

Sebbene la maggior parte degli esperti intervistati sia d’accordo sul fatto che vi siano prove limitate relative alla prevalenza di disturbi muscoloscheletrici tra i lavoratori LGBTI, molti degli intervistati hanno riportato un’esposizione prolungata a maggiori rischi psicosociali e organizzativi, in combinazione con l’esposizione a rischi fisici e in alcuni casi disturbi muscoloscheletrici. È noto che una cattiva salute mentale ha effetti negativi sulla salute fisica dei lavoratori, inclusa una maggiore prevalenza di disturbi muscoloscheletrici (tensione cervicale, dolore al collo, dolore alla schiena).

 

La ricerca ha confermato che i lavoratori appartenenti a questa categoria sono sottoposti ad una pressante discriminazione. Una recente ricerca dell’OECD ha concluso che questi lavoratori hanno il 7% in meno delle possibilità di essere assunti rispetto ai lavoratori eterosessuali e l’11% in meno di possibilità di raggiungere posizioni manageriali. Essi sono sottoposti a molestie sul posto di lavoro per motivi di genere o identità sessuale, anche se queste assumono forme sottili come battute e scherni, sguardi o pettegolezzi, e questo aumenta lo stress percepito. Posta la relazione esistente tra rischi psicosociali e disturbi muscoloscheletrici, e considerata la elevata esposizione a rischi psicosociali per i lavoratori LGBTI, la prevalenza di disturbi muscoloscheletrici dovrebbe essere in linea con il dato relativo alla forza lavoro generale. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche.

Conclusivamente, i risultati della ricerca mostrano che la maggior parte dei lavoratori considerati è esposta non a un singolo fattore di rischio, ma a una combinazione di fattori. Ciò contribuisce a un aumento del rischio per la salute e sicurezza, poiché l’esposizione cumulativa a più fattori di rischio nel tempo aumenta la probabilità di avere problemi di salute in generale e disturbi muscolo-scheletrici in particolare.

 

Paola de Vita

ADAPT Professional Fellow

 

Diversità della forza lavoro e disturbi muscoloscheletrici: gli esiti del recente studio dell’Agenzia Europea sulla salute e sicurezza sul lavoro