Politically (in)correct – Pensioni. È già pronta una proposta del ministro Calderone?

Bollettino ADAPT 2 novembre 2022, n. 37

 

Quando si è saputo che era cosa fatta la nomina di Marina Elvira Calderone (una istituzione vivente nel mondo delle libere professioni) in qualità di titolare del Lavoro e delle Politiche sociali, i “cacciatori di teste” in materia di pensioni si sono precipitati sul sito ufficiale della Fondazione Studi dei consulenti del lavoro, allo scopo di trovare qualche novità da poter attribuire al ministro o, al massimo, di rivisitare qualche documento, anche non recente, da poter usare per quello stesso motivo. Lo sappiamo, per i cronisti ogni giorno ha la sua pena e il giornale deve essere in edicola. In particolare i “curatori della materia” ricordavano una Nota pubblicata sul sito verso la fine di maggio nella quale, oltre ad una ricca serie di dati, erano contenute anche alcune sensate proposte di merito a proposito delle scadenze di fine anno, riguardanti quota 102, opzione donna e ape sociale.

 

Ormai in Italia si è diffusa l’abitudine di richiamare all’ordine i bambini disobbedienti senza scomodare l’arrivo del lupo cattivo, ma minacciandoli con l’applicazione, dal prossimo 1° gennaio, delle regole della riforma Fornero, se il loro papà non si impegna per il suo “superamento”. Tanto che ormai se i nonni chiedono ai loro nipoti che cosa piacerebbe loro fare da grandi, non si sentono più rispondere, che so? l’astronauta, il calciatore, l’ospite del Grande Fratello, il cantante rock, ma seraficamente “il pensionato”. Tornando alla caccia di spunti sulle pensioni, gli “esploratori” del sito non hanno più trovato alcuna traccia di quel documento del quale ricordavano la presenza di un cumulo di notizie paragonabili alla carne del maiale di cui non si getta nulla. Chi scrive, per sua fortuna l’aveva archiviato a suo tempo, magari con l’intenzione di leggerlo con comodo. In fondo, si trattava di proposte come tante altre; poi, a maggio nessuno immaginava che cadesse il governo in carica e che il futuro ministro provenisse da quell’ambiente. Ciò detto, l’impianto della proposta è semplice, come l’uovo di Colombo; ma tra gli astanti del grande navigatore nessuno c’era arrivato. Una maggiore flessibilità per il pensionamento sarebbe realizzata applicandola ai due requisiti previsti per avvalersi delle quote. Oggi, nel caso di quota 102, non conta far valere comunque la somma, ma devono concorrere ambedue i requisiti, quello anagrafico di 64 anni e quello contributivo di 38. Ciò significa, come viene esemplificato nella Nota di maggio, che “tale rigidità impedisce, ad esempio, a un lavoratore con 61 anni di età e 39 di contributi di accedere a pensione nel caso di Quota 100 o, ancora, a un lavoratore con 62 anni e 40 anni di contributi di anticipare il pensionamento con Quota 102”.

 

In effetti, l’esperienza di Quota 100 ha reso evidente che poche decine di migliaia dei soggetti che si sono avvalsi di quella prerogativa ha potuto azzeccare l’ambo secco dei due requisiti. La grande maggioranza degli utenti è uscita ad una età (in prevalenza 64 anni) o ad un’anzianità (in prevalenza 41 anni) più elevate. Ovviamente con questa maggiore flessibilità si allargherebbe la platea degli aventi diritto. E di conseguenza si determinerebbe un incremento di spesa che richiederebbe compensazioni sul versante delle maggiori entrate. La Nota della Fondazione Studi propone delle soluzioni in merito, ma procediamo con ordine.

 

Distribuzione dei lavoratori di 61-66 anni con anzianità contributiva dai 35 ai 39 anni, per età e anzianità contributiva (val. %)

 Contributi

61 anni

62 anni

63 anni

64 anni

65 anni

66 anni

Totale

35 anni

4,3

3,6

2,6

2,1

1,9

1,5

16,1

36 anni

4,5

3,7

2,9

2,2

1,8

1,5

16,4

37 anni

4,5

3,8

2,8

2,2

1,9

1,5

16,7

38 anni

4,7

3,9

2,9

2,2

1,7

1,4

16,8

39 anni

5,1

3,7

2,6

2,1

1,7

1,5

16,7

40 anni

5,9

3,8

2,6

2,1

1,6

1,3

17,3

Totale

28,9

22,4

16,4

13,0

10,6

8,7

100,0

Fonte: elaborazione Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps

 

Secondo le elaborazioni della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro sui microdati Istat, Indagine Forze Lavoro, il numero dei lavoratori di età compresa tra i 61 e 66 anni, collocabili in una fascia d’età a ridosso di quella di pensionamento, ammonta a 1 milione 462 mila, e rappresenta una quota rilevante dell’attuale occupazione, pari al 6,4%. La parte più numerosa di questo gruppo si concentra tra i 61 (385 mila) e 62 anni (304 mila): sommate, queste costituiscono il 47,1% dell’intera platea. Al crescere dell’età, il numero dei lavoratori decresce, arrivando a 125 mila in corrispondenza dei 66 anni.

 

In tale contesto la Nota simula gli effetti del passaggio di Quota 100 da formula “rigida” a “flessibile” (da raggiungere sommando liberamente età e contributi partendo da 61 anni di età e 35 anni di contributi quali soglie minime) avrebbe quasi raddoppiata la platea dei potenziali beneficiari, con un incremento dei lavoratori interessati, stimabile attorno all’81%. La formula “flessibile” avrebbe raccolto soprattutto 65-66enni che avevano maturato un’anzianità contributiva superiore ai 35 anni e, in parte, 61enni con anzianità contributiva di 39 anni. Le stesse stime sono state realizzate anche con riferimento a “Quota 102”, prevedendo la possibilità di estensione delle combinazioni anzianità-vecchiaia oltre l’attuale “64 + 38”.

 

Premesso che l’innalzamento a Quota 102 ha prodotto rispetto a Quota 100 un dimezzamento della platea dei potenziali beneficiari, anche in questo caso, l’adozione di un sistema flessibile, rispetto ad uno rigido, avrebbe determinato un incremento dell’88,7%, a beneficio dei 66enni che hanno maturato un’anzianità contributiva inferiore ai 38 anni necessari per andare in pensione.

 

Considerando, pertanto, l’insieme delle misure e l’impatto sulla platea individuata (lavoratori di età compresa tra i 61 e 66 anni e con un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e massimo 40) la Quota 100 rigida intercetterebbe il 35,1% dei suddetti lavoratori, mentre la formula flessibile arriverebbe a coprire il 63,4%. Più basso sarebbe l’universo attivabile con Quota 102, ovvero il 15,6% nella formula rigida e il 29,5% in quella flessibile

 

Come già anticipato l’ampliamento, tramite una metodologia flessibile, della platea dei possibili beneficiari e di conseguenza dei lavoratori che aderirebbero all’anticipo, comporterebbe dei maggiori oneri e, pertanto, sarebbero necessari interventi di compensazione che, secondo la Nota, potrebbero riguardare: a) una parziale conversione al metodo contributivo per coloro che possiedono quote di pensione calcolate con metodo retributivo (riferite a contribuzione versata nella stragrande maggioranza dei casi anteriormente al 1996); b) con una riduzione percentuale progressiva con il numero di annualità di anticipo rispetto all’età di vecchiaia, secondo un meccanismo parzialmente analogo rispetto a quanto previsto dalla Riforma Fornero (in seguito soppresso nell’ambito del lavoro di demolizione progressiva di quella disciplina) per quei soggetti aderenti al pensionamento anticipato con meno di 62 anni di età.

 

Nel disegno di legge di bilancio vi saranno interventi sul sistema pensionistico; ma il presidente Meloni, nelle comunicazioni sulla fiducia, è stata piuttosto laconica, lasciando intendere che per ora le priorità sono altre. “Intendiamo facilitare – ha detto – la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema previdenziale, partendo, nel poco tempo a disposizione per la prossima legge di bilancio, dal rinnovo delle misure in scadenza a fine anno. La priorità per il futuro – ha aggiunto Meloni – sarà un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo’’. Va detto, però, che all’interno di questo scenario, non sarebbero fuori luogo le proposte della Fondazione Studi dei consulenti del lavoro. E, quindi, la rimozione (tardiva?) della Nota dal sito ufficiale rispondeva ad una normale esigenza di non consentire la solita fatwa preventiva da parte dei sindacati, i quali, anche nel bel mezzo di un conflitto nucleare continuerebbero ad agitare le loro soluzioni, per sfasciare il sistema pensionistico, prima che provvedano le bombe.  

 

Giuliano Cazzola

Membro del Comitato scientifico ADAPT

Politically (in)correct – Pensioni. È già pronta una proposta del ministro Calderone?