Bollettino ADAPT 20 gennaio 2025, n. 3
I sindacati hanno l’obiettivo di migliorare il benessere dei loro iscritti. Tuttavia, i benefici associati all’appartenenza sindacale non sono legati esclusivamente all’aumento salariale, ma si estendono oltre il lavoro. I vantaggi sono infatti ampi e includono elementi non direttamente legati alla retribuzione e alla soddisfazione lavorativa, come la contrattazione di ferie, congedi o il supporto in caso di controversie.
A sostenere questa tesi sono tre ricercatori, Björn Becker, Laszlo Goerke e Yue Huang, che, con il loro recente studio Trade Unions and Life Satisfaction in Germany, pubblicato sul British Journal of Industrial Relations, indagano quale relazione sussiste tra l’appartenenza sindacale e la più ampia soddisfazione di vita. Gli studiosi si concentrano sul caso tedesco e utilizzano i dati sui lavoratori di età compresa tra i 16 e i 65 anni, raccolti dal 1985 al 2019 grazie al German Socio-Economic Panel (SOEP), un dataset longitudinale rappresentativo delle condizioni socio-economiche delle famiglie tedesche.
Lo studio parte dal presupposto che la decisione di iscriversi al sindacato si basi su una scelta razionale per cui l’utilità (attesa) derivante dall’adesione superi di gran lunga l’utilità derivante dalla non appartenenza. Ci si potrebbe dunque aspettare un impatto positivo dell’appartenenza al sindacato sul benessere e la qualità della vita dei propri membri.
Tuttavia, la realtà appare molto più complessa e gli interrogativi di ricerca alquanto sfidanti. Le conclusioni mostrano infatti un risultato inaspettato: gli iscritti al sindacato sono, in media, meno soddisfatti della loro vita rispetto a chi non ne fa parte, senza peraltro variazioni significative nel tempo o tra le diverse generazioni.
In che modo, dunque, l’iscrizione al sindacato influenza la qualità della vita? Perché l’adesione sindacale è correlata negativamente alla soddisfazione di vita? Gli Autori riflettono così su cinque canali di potenziale impatto: il salario, il capitale sociale, la tutela contro la perdita del lavoro, le preoccupazioni economiche e la soddisfazione lavorativa. In aggiunta, gli studiosi arricchiscono l’indagine analizzando altresì il ruolo dei due pilastri centrali delle relazioni industriali tedesche: la contrattazione collettiva e la codeterminazione. Per ciascuna dimensione, si esaminano così i presupposti teorici e gli esiti empirici che descrivono la relazione con la soddisfazione di vita, alla ricerca delle risposte che aiutano a spiegare la correlazione negativa osservata.
I canali di potenziale impatto dell’adesione sindacale sulla soddisfazione di vita
Procedendo con ordine, il primo canale osservato è il salario, un potenziale e valido strumento attraverso il quale i sindacati possono influenzare la soddisfazione di vita dei propri aderenti. La retribuzione media mensile lorda degli iscritti al sindacato è difatti significativamente più alta di quella dei non iscritti. Tuttavia, dalla ricerca emerge come i salari siano legati positivamente alla soddisfazione di vita. Questa variabile non è dunque in grado di spiegare la correlazione negativa osservata.
Per quanto riguarda il secondo canale, ossia il capitale sociale, le fonti sostengono che gli iscritti al sindacato hanno interazioni sociali più intense, un capitale sociale maggiore e partecipano pienamente alla vita di comunità. Queste aspettative si basano sul presupposto che i sindacati organizzino riunioni per i loro membri, favoriscano la collaborazione tra colleghi e aiutino i dipendenti a far fronte allo stress lavorativo. A sua volta, la socialità è correlata ad una migliore soddisfazione di vita.
Data la relazione positiva – e la potenzialità del capitale sociale di fungere da canale tra l’appartenenza sindacale e la soddisfazione di vita – anche questa variabile, come nel caso del salario, non spiega la correlazione negativa osservata.
Molti studi sostengono inoltre che gli iscritti al sindacato siano maggiormente tutelati dalle perdite occupazionali e, pertanto, che godano di un livello di sicurezza del posto di lavoro più elevato rispetto ai non iscritti. A sua volta, la sicurezza del posto di lavoro è un buon indicatore del suo livello effettivo e la sua percezione ha un impatto positivo sulla soddisfazione di vita.
La ricerca evidenzia tuttavia che gli iscritti al sindacato sono più inclini a temere di perdere il lavoro rispetto a chi non è iscritto e, al contempo, chi ha meno preoccupazioni legate alla perdita del lavoro tende ad essere più soddisfatto della propria vita. La percezione di minore sicurezza occupazionale, quale terzo canale considerato dagli studiosi, potrebbe dunque rappresentare un fattore attraverso il quale l’appartenenza al sindacato incide negativamente sul benessere. In altre parole, gli iscritti al sindacato sono di certo maggiormente tutelati, ma più preoccupati della propria situazione professionale. In questo modo, le preoccupazioni relative alla stabilità lavorativa concorrono (in parte) a spiegare la relazione negativa osservata.
Per quanto riguarda poi le preoccupazioni economiche, l’appartenenza a un sindacato può influenzare il modo in cui i lavoratori percepiscono la propria situazione finanziaria. I sindacati forniscono infatti ai propri membri informazioni dettagliate sull’andamento dell’economia in generale, sulle prospettive individuali e sul mondo del lavoro, orientando gli iscritti ad una valutazione più informata del loro futuro professionale. Tuttavia, per gli obiettivi delle proprie attività, i sindacati tendono ad enfatizzarne gli aspetti sfavorevoli. La valutazione più scettica della posizione economica ha così conseguenze negative sulla soddisfazione di vita. Per tale ragione, gli iscritti al sindacato potrebbero mostrarsi maggiormente insoddisfatti rispetto ai non iscritti. Come per la tutela del posto di lavoro, anche le preoccupazioni economiche rappresentano dunque un canale in grado di spiegare l’associazione negativa tra l’adesione sindacale e la soddisfazione di vita.
Infine, un punto di partenza comune a molte analisi è che gli iscritti al sindacato siano più soddisfatti della propria situazione lavorativa rispetto ai non iscritti comparabili. Da un punto di vista teorico, se la soddisfazione lavorativa e quella di vita sono correlate positivamente, è probabile che la soddisfazione di vita degli iscritti al sindacato superi quella dei non iscritti. Osservando gli effetti individuali, gli studiosi confermano le ipotesi teoriche, ragion per cui – come nel caso del salario e del capitale sociale – la soddisfazione lavorativa potrebbe non costituire un canale attendibile per spiegare la correlazione negativa.
Al fine di dare lustro alle peculiarità dello studio di caso, e per quanto non incluso nelle stime del dataset utilizzato, i ricercatori analizzano altresì il ruolo di due istituti essenziali del sistema tedesco di relazioni industriali: la contrattazione collettiva e la codeterminazione. Dalla ricerca emerge come gli individui che lavorano in aziende piccole, non coperte dalla contrattazione collettiva, in stabilimenti privi della codeterminazione e in settori caratterizzati da una bassa densità sindacale traggono minori benefici rispetto a coloro che lavorano in aziende con sindacati più forti e influenti. L’illusione derivante dalle aspettative non soddisfatte su cosa i sindacati possono fare per loro potrebbe generare così una relazione negativa tra l’adesione sindacale e la soddisfazione di vita. Se questa ipotesi fosse corretta, la causa principale della correlazione negativa osservata non sarebbe tanto la struttura del sistema di relazioni industriali, quanto piuttosto la forza dei sindacati o le aspettative non reali dei loro iscritti.
Conclusioni
In sintesi, l’analisi congiunta dei dati relativi al salario e al capitale sociale evidenzia in modo inequivocabile i benefici concreti derivanti dall’adesione sindacale dei lavoratori. Eppure, gli stessi lavoratori tendono ad essere meno soddisfatti della propria vita. Questo apparente paradosso potrebbe essere spiegato dal fatto che, pur avendo vantaggi tangibili, gli iscritti al sindacato hanno aspettative più elevate o preoccupazioni maggiori riguardo alla perdita del posto di lavoro e alla situazione economica, prospettive che i sindacati non sempre riescono a soddisfare completamente. Sono dunque le aspettative insoddisfatte degli iscritti a spiegare la correlazione negativa tra appartenenza e soddisfazione. Non vi sono infatti indicazioni che i risultati effettivi sperimentati dai membri del sindacato siano peggiori rispetto a quelli dei non aderenti.
Tuttavia, le aspettative deluse sui risultati delle attività sindacali sono una (ma non l’unica) componente della relazione negativa tra l’iscrizione al sindacato e la soddisfazione di vita. Ad influenzare i benefici dell’adesione interviene anche la forza e la capacità negoziale del sindacato in azienda. Infatti, laddove i sindacati hanno un impatto più significativo sulle condizioni di lavoro, per il tramite della contrattazione collettiva e della codeterminazione, la correlazione negativa è meno forte, o addirittura assente.
In conclusione, essere parte di un sindacato ha conseguenze sistematiche sul benessere e sulla qualità della vita, oltre la dimensione esclusivamente lavorativa. È un’intuizione importante che non può essere trascurata nemmeno dagli operatori delle relazioni industriali e che merita ulteriori studi che impieghino indicatori più completi e complessi, che estendano l’attenzione oltre i risultati correlati al lavoro.
Anna Marchiotti
PhD Candidate ADAPT – Università di Siena