Bolllettino ADAPT 3 novembre 2025, n. 38
Questo mio contributo mira a offrire la visione del sottoscritto e della FeLSA CISL sul tema posto all’attenzione da Francesco Seghezzi in merito al lavoro irregolare e, in particolare, al lavoro domestico, ambito in cui probabilmente si annidano diversi strati di irregolarità che determinano, per i lavoratori e le lavoratrici coinvolti, condizioni di impiego caratterizzate dal mancato rispetto delle norme di legge e contrattuali, costituendo il preludio a quel “disastro previdenziale” che, giustamente, l’autore dell’intervento individua come una rilevante preoccupazione.
Parto nel mio ragionamento dall’interrogativo finale dell’autore, che invita tutti noi a riflettere se considerare il lavoro domestico e di cura “unicamente servizi a basso valore aggiunto” oppure attività in cui rilevano in maniera decisiva le “conseguenze positive che la cura può avere sulle persone e sulle famiglie, senza sottovalutarne gli effetti economici e sociali”.
Per parte mia, la giusta dimensione di questa attività lavorativa non può che essere la seconda, e questo per una serie di motivi.
In primis, perché qualsiasi attività lavorativa deve essere considerata espressione della personalità umana e, pertanto, deve esserne riconosciuta la piena dignità. A maggior ragione ciò vale per il lavoro di cura, in cui la centralità della persona non riguarda solo la lavoratrice o il lavoratore, ma anche la dimensione relazionale che si instaura con la persona che riceve la prestazione. Anche per quest’ultima, infatti, deve essere garantito quello “sviluppo della personalità umana attraverso la giusta soddisfazione dei suoi bisogni materiali, intellettuali e morali, nell’ordine individuale, familiare e sociale” che la CISL, all’articolo 2 del proprio Statuto, pone tra i principi fondamentali.
Condivido con l’autore la convinzione che serva un grande investimento, sia organizzativo sia culturale, per far emergere queste prestazioni dal sommerso e dalle pratiche elusive, oltre, ovviamente, a un forte intervento dello Stato per rendere complessivamente sostenibile questo tipo di rapporto di lavoro.
Ciò che vorrei aggiungere è che, in questa direzione, le Parti Sociali possono fare molto.
Con il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale delle Agenzie di Somministrazione, abbiamo infatti inteso tipizzare la fattispecie del lavoro domestico in somministrazione, all’articolo 48, riconoscendo a questa modalità quella dignità contrattuale che un lavoro dal così alto significato sociale merita.
Osservo, innanzitutto, che favorire lo svolgimento del lavoro domestico tramite somministrazione costituisce una modalità efficace per evitare che esso scivoli verso il sommerso o l’irregolarità. Vi è infatti un soggetto — l’Agenzia per il lavoro — deputato a garantire che il rapporto sia svolto conformemente alle norme di legge e di contratto, provvedendo all’assunzione, al pagamento della retribuzione e dei contributi, essendo formalmente il datore di lavoro, e non il soggetto privato utilizzatore.
Ma nel Contratto Collettivo vi è molto di più, soprattutto in termini di qualità del lavoro, poiché sono state previste ulteriori tutele rivolte ai lavoratori e alle lavoratrici domestici.
Innanzitutto, è garantito che, qualora l’utilizzatore sia una persona fisica, si applichino, oltre alle disposizioni del CCNL della somministrazione, anche quelle del Contratto Collettivo Nazionale stipulato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative (recentemente rinnovato dalle principali federazioni confederali), per quanto riguarda il trattamento retributivo.
Inoltre, ai lavoratori del settore è rivolta la vasta gamma di prestazioni sociali, sanitarie e di welfare previste dalla bilateralità e erogate da Ebitemp, anche in ambito previdenziale, con contributi aggiuntivi al fondo di previdenza complementare di settore, al fine di irrobustire la posizione previdenziale di questi lavoratori e scongiurare il rischio di una pensione povera.
A loro è infine riconosciuta la possibilità, una volta terminato il rapporto di lavoro, di accedere alle prestazioni di sostegno al reddito erogate da Formatemp, nonché di usufruire del diritto mirato, una vera e propria politica attiva contrattuale di settore, che per i lavoratori e le lavoratrici domestici può concretizzarsi anche in percorsi di formazione con il riconoscimento di un’indennità di frequenza.
Tutte queste misure e prestazioni sono riconosciute dal Contratto Collettivo Nazionale.
Pertanto, oltre a ritenere che le Istituzioni abbiano un compito decisivo nel favorire la sostenibilità nel tempo e nell’emersione del lavoro di cura dal sommerso, riconoscendogli la dovuta dignità, ritengo che anche le Parti Sociali possano fare molto, offrendo strumenti adeguati per individuare soluzioni concrete e reali.
Segretario Generale FeLSA CISL
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