Il mio canto libero – Salari e inflazione al tempo della guerra

Bollettino ADAPT 28 febbraio 2022, n. 8
 

Mentre soffiano i venti della guerra la vita negli Stati continua. È la modernità che ci insegna a coabitare con i grandi traumi e con i costi che questi comportano. L’inflazione, che fino all’altro giorno auspicavamo congiunturale, può diventare strutturale e sollecitare la domanda di adeguare in conseguenza i salari oltre che di calmierare i prezzi dei beni di prima necessità come l’energia. Risorgono così vecchi impulsi come la rincorsa prezzi-salari anche se l’esperienza ci insegna ad evitarla. Siamo quindi condannati a riproporre la politica di controllo dei redditi? Auguriamoci di non cedere a questa tentazione anche perché l’effetto collaterale sarebbe quello di una pesante contrazione della vitalità economica e sociale.

 

Possiamo invece immaginare di proteggere i bassi salari e di lasciar crescere le retribuzioni là ove si possono collegare ai risultati aziendali così da non alimentare la spirale inflazionistica e sospingere la maggiore produttività consentita dal nuovo modulo 5.0. Abbiamo quindi bisogno di uno schema che individui le retribuzioni basiche del lavoro senza minare un modello di relazioni collettive di lavoro che privilegi le aziende, i territori, i microsettori. La soluzione non può essere quindi quella di fissare la cifra del salario minimo né quella di cristallizzare gli attuali contratti nazionali di settore attraverso la definizione della maggiore rappresentatività dei soggetti che li sottoscrivono.

 

Molto più semplice, e senza danni alla libertà sindacale, può essere invece quella di identificare il pavimento retributivo nel trattamento complessivo assegnato ai livelli iniziali dai contratti maggiormente applicati (secondo la rilevazione INPS) per il settore più prossimo a ciascuna impresa. In questo modo la società rimane libera di esprimere associazioni rappresentative per perimetri contrattuali (liberamente) ridisegnati e corrispondenti ai bisogni che progressivamente si manifestano, con la prevalenza di quegli accordi di prossimità che non alimentano l’inflazione. Nondimeno sarà doveroso tutelare il compenso dei professionisti ordinistici (attraverso le tariffe di riferimento per il contenzioso) e non ordinistici (attraverso gli usi rilevabili dalle Camere di Commercio).

I fatti nuovi chiedono una discontinuità coerente con il bisogno di dinamismo economico e sociale.
 
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

Il mio canto libero – Salari e inflazione al tempo della guerra
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