Net-work for NEET, un progetto di inclusione e sviluppo territoriale – Centro Meta AFP e Cooperativa AEPER: una collaborazione modello per la “riattivazione” di giovani NEET

Intervista a cura di Tommaso Galeotto

Il presente contributo si inserisce nell’ambito delle attività di ricerca, comunicazione e diffusione delle azioni intraprese e dei risultati ottenuti dal progetto Net-work for NEET, finanziato dal bando “Orientamento formazione lavoro” della Fondazione Istituti Educativi Bergamo

Bollettino ADAPT 20 giugno 2022, n. 23

 

I progetti di inclusione a favore dei giovani NEET, come quello rappresentato da Net-work for NEET, necessitano di basarsi sulla collaborazione tra i diversi enti che operano sul territorio. È questo il modello perseguito dal Centro Meta AFP e dalla Cooperativa AEPER nella co-progettazione di un percorso di formazione professionale e di un percorso di riflessione sul significato del lavoro e di sviluppo delle competenze trasversali, che ha permesso di mettere in sinergia le diverse iniziative di sostegno e di riattivazione di giovani NEET del territorio della Provincia di Bergamo.

 

Abbiamo intervistato Isacco Gregis, educatore del Centro Meta AFP, e Francesco Rolla Buizza, già operatore della Cooperativa AEPER.

 

Che tipo di profilo avevano i NEET incontrati? Quali erano i bisogni più evidenti?

 

GREGIS: Nell’ambito del progetto sono stati incontrati 27 Neet i quali presentavano forti difficoltà anche sul piano personale. I tratti più comuni erano demotivazione e disorientamento. In molti casi erano presenti criticità anche a livello familiare, che inevitabilmente si ripercuotevano sui giovani e sulla loro capacità di partecipare attivamente nei contesti d’istruzione, formazione e lavoro. Alcuni, ad esempio, vivevano già al di fuori del nucleo familiare, appoggiati su strutture che si sono prese cura di loro per i servizi essenziali.

 

ROLLA BUIZZA: Abbiamo constatato una certa fragilità sia in termini cognitivi che in termini di storie familiari. Nella maggior parte dei casi era prevalente una visione del mondo del lavoro legata esclusivamente ai soldi, estranea ad ogni forma di desiderio di realizzazione o di scoperta della propria personalità. Il lavoro non era mai stato considerato da questi ragazzi come una dimensione in cui potersi mettere in gioco ed affermarsi. Un caso esemplare, rappresentativo di molte delle situazioni, è l’affermazione di un ragazzo: “per meno di duemila euro non mi alzo dal letto!”. Tra i bisogni primari vi era quindi quello di ricostruire una narrativa del lavoro, aiutando ad allargare lo sguardo e ad uscire da un totale disorientamento. 

 

 

 

Come si è strutturata nella pratica la collaborazione tra i partner nel segnalare giovani in stato di disagio per procedere con l’avvio delle azioni di supporto e di accompagnamento al lavoro o alla formazione?

 

GREGIS: Gli enti partner della rete segnalante sono soggetti che svolgono un lavoro prezioso. Sono loro ad essere in prima linea nelle azioni di accoglimento dei giovani in condizione di bisogno, rappresentando i loro interlocutori iniziali. Tuttavia, pur svolgendo un’attività di frontiera nell’accoglimento di questi ragazzi, sono poi in difficoltà nell’offrire delle esperienze concrete a quelli che incontrano, soprattutto a coloro che non vanno più a scuola. Ed è qui che il nostro apporto è fondamentale. Infatti, anche per evitare inutili sovrapposizioni, noi ci rivolgiamo soprattutto ai giovani che sono già in carico a questa rete, arrivando quindi in una fase successiva al loro presidio di accoglimento iniziale. Facendo così riusciamo però a mettere in sinergia le rispettive competenze di prima accoglienza da una parte e di avviamento a percorsi di formazione e lavoro dall’altra. Questo approccio ha quindi permesso di rafforzare la collaborazione con questi enti per garantire una risposta il quanto più rapida possibile a queste persone.

 

Parliamo del progetto che è stato realizzato in collaborazione tra la cooperativa AEPER e il Centro Meta AFP, nell’ambito del più ampio progetto Neet-work 4 NEET. Che percorsi avete ideato per mettere insieme le due esperienze e per dare una risposta efficace ai bisogni dei giovani? Da cosa è scaturita l’intuizione?

 

GREGIS: L‘intuizione è nata dal rilevare la necessità di pensare a percorsi ad hoc per dei ragazzi che, in molti casi, erano si trovavano già in carico ai servizi sociali. Le stesse strutture ospitanti si erano rese conto di avere delle difficoltà nel mettere in pratica delle azioni concrete per “riattivarli”. A molti di questi, ad esempio, è venuta a mancare un’esperienza fondamentale come quella della scuola, lasciandoli di fatto in preda al nulla. Data l’urgenza della situazione, insieme alla cooperativa AEPER, abbiamo messo a sistema la nostra esperienza di scuola professionale con quella della cooperativa sul campo delle competenze trasversali. Cercando di tenere in considerazione le diverse esigenze, abbiamo lavorato suddividendo i ragazzi in due gruppi. Nel primo gruppo, partito a settembre 2021, abbiamo lavorato con coloro che abbiamo visto essere più motivati e interessati a vedersi in un contesto lavorativo. Per loro il mondo del lavoro era già un traguardo prossimo che poteva essere raggiunto. Per quanto riguarda invece il secondo gruppo, in quel caso i ragazzi erano ancora molto distanti dalla possibilità di implicarsi direttamente, sia in termini pratici sia in termini di consapevolezza nel concepirsi parte di un percorso lavorativo.
 

Anche grazie ai bandi della Garanzia Giovani siamo riusciti a suddividere l’utenza in gruppi abbastanza omogenei per livello di dispersione e disorientamento, cercando di offrire dei percorsi che fossero il più personalizzati possibile. L’obiettivo finale era infatti quello dell’attivazione di un tirocinio extracurriculare. Per arrivarci abbiamo dovuto mettere in sinergia i percorsi di formazione professionale del Centro Meta con le attività organizzate dalla cooperativa Aeper, maggiormente legate al tema delle competenze trasversali, dello stimolo della motivazione e della scoperta dei desideri dei ragazzi.

 

ROLLA BUIZZA: È stata un’intesa molto funzionale, dettata da una forte sinergia di progettazione.  Come Talent Lab abbiamo strutturato 6 incontri che si sono svolti in contemporanea, e in sinergia, con l’esperienza di formazione professionale portata avanti dal Centro Meta AFP. Nei primi tre appuntamenti da due ore abbiamo affrontato il tema più teorico del significato del lavoro, partendo comunque dall’esperienza concreta dei ragazzi durante il corso di formazione professionale organizzato dal Centro Meta. Negli altri tre appuntamenti abbiamo invece lavorato direttamente su aspetti concreti riguardanti il come costruire un CV, come preparare e sostenere un colloquio e, non da ultimo, come mettersi alla ricerca di un lavoro.

 

In generale, a margine delle testimonianze da parte delle aziende durante il corso, abbiamo lavorato in gruppo discutendo con i ragazzi di come si sentivano rispetto alle competenze e alle attitudini che erano emerse come importanti nei luoghi di lavoro. Alcuni erano veramente stupiti dal fatto che un’azienda fosse disposta a prendere persone ancora senza competenze tecniche, ma appassionate e volenterose di imparare. Inoltre, sono stati portati avanti anche dei focus per aiutare i ragazzi a riflettere tra di loro sull’esperienza fatta, con domande quali: “cosa significa per voi essere curiosi?” “gli altri ti vedono appassionato?”. L’obiettivo, in questo caso, era quello di mettersi allo specchio cercando di fare emergere i tratti della propria personalità anche grazie al confronto con gli altri.

 

In che modo la sinergia tra i corsi di sviluppo delle competenze trasversali del progetto Talent Lab e i corsi di formazione professionale del Centro Meta AFP ha permesso di rispondere ai bisogni dei giovani?
 

GREGIS: Noi avevamo primariamente il compito di strutturare una proposta formativa legata ad una professione. In modo complementare, il Talent Lab ha permesso di creare dei momenti di condivisione con i ragazzi dove questi potessero condividere il loro immaginario su cosa significa diventare grandi e diventare adulti. La fatica di tanti di loro nell’immaginarsi in un contesto professionale ha infatti messo in evidenza l’importanza di lavorare sullo sviluppo delle competenze trasversali e non solo su quelle tecniche. Questi momenti hanno permesso, soprattutto ai ragazzi del primo gruppo, un po’ meno dispersi e disorientati, di essere stimolati. Nel secondo gruppo il passaggio è ancora molto faticoso.

 

ROLLA BUIZZA: Talent Lab si è unito al Centro perché sentiva l’esigenza di qualcuno vicino al mondo del lavoro e della formazione professionale per completare la propria offerta. Talent lab si è inserita con l’obiettivo di trovare spunti per rafforzare la narrativa di un approccio positivo al lavoro. A partire da quello che i ragazzi facevano nel corso si è cercato di mettere in evidenza le attitudini e le competenze trasversali che si ritenevano utili per quel lavoro specifico, ma anche per ogni contesto professionale. A questo proposito, la maggior parte di loro è rimasta sorpresa dal fatto che le aziende che partecipavano al corso dicevano di non porre tanto l’attenzione sulle competenze tecniche, ma in particolare su quelle trasversali.

 

Che prospettive apre la sinergia tra lo sviluppo delle competenze tecniche e di quelle trasversali per quanto riguarda i modelli di apprendimento?

 

GREGIS: I modelli di apprendimento che abbiamo adottato hanno messo al centro l’obiettivo di far tenere a mente ai ragazzi, passo dopo passo, il punto di arrivo del percorso. È poi stato fondamentale fare vistare i luoghi di lavoro e fare incontrare dei testimoni che potessero raccontare la propria esperienza professionale. I ragazzi hanno infatti costante bisogno di immaginarsi nei contesti e di alimentare l’obiettivo di fondo per cui hanno intrapreso una strada. Per questa ragione si è rivelata utile una forte alternanza tra gli aspetti teorici e quelli più pratici. Per fare un esempio, difficilmente i ragazzi reggono una lezione frontale eccessivamente lunga. Mantenere piccoli gruppi, così da evitare la dispersione ha permesso di affiancare meglio i ragazzi e di gestire in maniera più efficace il carico di lavoro e la tensione del percorso.

 

ROLLA BUIZZA: sono ragazzi che in genere fanno molta fatica a mantenere alta l’attenzione. Per questo motivo è stato fondamentale strutturare i percorsi alternando lezioni teoriche con lavori pratici e testimonianze dal mondo delle aziende, includendo anche visite nei siti aziendali. In tal senso, è stato importante costruire delle vere e proprie simulazioni di come, ad esempio, si costruisce un CV o si fa un colloquio di lavoro. 

 

Dal punto di vista operativo è stato possibile individuare una risposta standard ai bisogni espressi o si è dovuto invece ricorrere ad un grado di personalizzazione maggiore delle azioni?

 

GREGIS: Il percorso in generale prevedeva sia momenti di gruppo che momenti individuali maggiormente personalizzati e aderenti alle caratteristiche, alle esigenze e alla storia di ogni ragazzo. Con quelli più in difficoltà è infatti importante definire un calendario preciso delle attività e darsi degli appuntamenti. La personalizzazione è utile nel fare capire a ciascuno quelle che sono le priorità da rispettare e permette di accompagnarli nel modo più efficace, nonché di rispondere a un loro bisogno di particolare attenzione.

 

Come va ripensato il ruolo degli operatori alla luce di una sempre più necessaria personalizzazione di assistenza e reinserimento dei NEET?

 

GREGIS: Le figure presenti durante il percorso sono state varie e in molti casi questo genera delle difficoltà tra i ragazzi nell’orientarsi a seconda delle diverse esigenze. Tra tutte, il coach è quella che affianca continuamente i giovani durante il percorso. Il ruolo è piuttosto complesso, perché non sempre risponde a schemi classici di relazione. Il coach deve essere sempre essere attento a capire a che punto è arrivato il ragazzo. Deve seguire il suo programma ma anche comprendere il suo livello personale e motivazionale.

Il coach ha il compito quotidiano di mostrare al ragazzo i passi che sta compiendo partendo dall’esperienza di tutti i giorni e provando a delineare i passi successivi. L’idea del lavoro, ad esempio, è spesso lontanissima. Anche in questo gli operatori hanno il compito di ricostruire un immaginario con il ragazzo sempre a partire dall’esperienza concreta. In generale, gli operatori devono sempre più confrontarsi con un bisogno di personalizzazione per rispondere alle esigenze dei giovani.

 

ROLLA BUIZZA: il ruolo degli operatori, ma più in generale il progetto, è stato complesso da gestire, soprattutto per l’elevato numero di attori che necessitano di un coordinamento, ognuno nelle proprie azioni e ognuno con i propri focus di competenza. Oltre alla Cooperativa Aeper e al Centro Meta AFP ci sono infatti la rete di enti segnalati e le aziende che collaborano. Anche in questo caso le capacità di coordinamento e collaborazione tra gli operatori coinvolti è decisiva.

 

Che riscontri avete rilevato da parte dei giovani dopo l’avvio delle azioni di supporto e di reinserimento?

 

GREGIS: C’è stato del movimento positivo. I ragazzi riconoscono di fare dei passi quando iniziano a confrontarsi con il mondo fuori e con i diversi appuntamenti che hanno in programma. Tutti i partecipanti del primo gruppo che hanno concluso il percorso sono infatti stati avviati ad un’esperienza di tirocinio che gli sta permettendo di toccare con mano la realtà lavorativa mettendo a frutto le competenze tecniche che sono riusciti ad apprendere.

 

ROLLA BUIZZA: come Talent Lab uno degli obiettivi era quello di far sì che i ragazzi potessero avere un proprio CV nel quale strutturare e mettere in evidenza le loro principali attitudini e le competenze trasversali da loro scoperte e messe a fuoco durante le attività pratiche e durante il confronto con gli altri. Sono stati particolarmente contenti di vedere scritto nero su bianco chi erano e le capacità che possedevano. Hanno poi giovato della possibilità di riappropriarsi di un minimo di relazioni sociali e di mettersi alla prova con, ad esempio, la simulazione dei colloqui di lavoro.

 

Tommaso Galeotto

Scuola di dottorato in Apprendimento e innovazione nei contesti sociali e di lavoro

ADAPT, Università degli Studi di Siena

@TommasoGaleotto

Net-work for NEET, un progetto di inclusione e sviluppo territoriale – Centro Meta AFP e Cooperativa AEPER: una collaborazione modello per la “riattivazione” di giovani NEET
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