L’importanza della formazione professionale per l’inserimento nel mondo del lavoro e per i disoccupati di lungo periodo: attività e gestione dei servizi pubblici per l’impiego nel 2022

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Bollettino ADAPT 6 febbraio 2023, n. 5
 
Con la decisione n. 573/2014/UE del Parlamento e del Consiglio europeo del 15 maggio 2014 è stata prevista in Europa una cooperazione rafforzata tra i servizi pubblici per l’impiego (SPI) per il periodo dal 17 giugno 2014 fino al 31 dicembre 2020; una vera e propria rete europea con il fine di massimizzare l’efficienza dei servizi pubblici per l’impiego. Successivamente, con la risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell’11 novembre 2020 è stata modificata la decisione n. 573/2014/UE, estendendo il periodo di operatività della rete al 31 dicembre 2027. Fanno parte di questo sistema cooperativo tutti i paesi dell’Unione europea, la Norvegia, l’Islanda, il Liechtenstein e la Commissione europea, tutti accomunati dal perseguimento di fini specifici: aumentare la capacità degli Spi di migliorare la funzione del mercato del lavoro; promuovere la domanda di lavoro, anche incoraggiando la mobilità volontaria; l’utilizzo delle informazioni sul mercato del lavoro per anticipare le richieste; preparare la forza lavoro per la partecipazione attiva al mercato del lavoro e lo sviluppo delle competenze. L’Italia partecipa alla rete Spi attraverso ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro), che rappresenta il nodo di coordinamento nazionale e trasferisce sul territorio indicazioni e strategie condivise a livello europeo, buone prassi e strumenti di politica attiva.
 
Il rapporto qui preso in esame si basa sui dati ottenuti attraverso questionari somministrati a 32 organismi di controllo, gli AFEPA (Advisors for European PES Affairs) nei 27 paesi dell’UE, con l’aggiunta di Islanda, Liechtenstein e Norvegia. Gli Stati membri sono stati incoraggiati ad agevolare l’iscrizione dei disoccupati di lunga durata presso un servizio per l’impiego; a fornire a ciascun disoccupato registrato una valutazione individuale per comprendere i bisogni e le potenzialità al raggiungimento dei 18 mesi di disoccupazione e ad offrire loro un accordo di inserimento lavorativo. Gli Stati hanno quindi dovuto provvedere a un potenziamento del sistema formativo e a una migliore diffusione delle informazioni pertinenti sulle offerte di lavoro e sulle opportunità di formazione. L’unico modo ritenuto valido per contrastare la crescente disoccupazione e prevenire un peggioramento futuro della situazione è puntare sulla formazione e sullo sviluppo di conoscenze specifiche, elemento già riportato nel principio 4 del pilastro europeo dei diritti sociali e il suo conseguente piano d’azione.
 
Dall’analisi presa qui in esame emerge la maggiore efficacia occupazionale di una formazione di tipo pratico svolta in azienda rispetto a quella in cui tale elemento viene meno; risultano avere maggior successo anche la formazione professionale con qualifica o diploma professionale formale, la formazione auto selezionata rispetto alle procedure pubbliche di selezione e la preferenza di corsi di formazione che includono sia disoccupati che lavoratori dipendenti, divenendo questi ultimi esempio positivo e fonte di ispirazione per i disoccupati di lungo periodo. Un elemento che necessita di interventi migliorativi riguarda soprattutto l’arretratezza delle infrastrutture preposte alla definizione dei corsi di formazione e l’impossibilità di intervenire in aree remote o rurali. Questo si unisce, in alcuni casi, alla scarsa dimestichezza di una parte dei disoccupati di lungo periodo con le attività digitali e le moderne tecnologie o con scarse disponibilità economiche, rendendo difficile la partecipazione ai corsi da remoto. A tale aspetto, inoltre, va aggiunto che molti disoccupati reputano scarsamente motivanti corsi che non si svolgono in presenza e per i quali è richiesta una partecipazione attiva.
 
La maggior parte dei SPI si occupa di finanziare i programmi di formazione per disoccupati di lungo periodo e indirizzarli ai corsi di formazione con successivo monitoraggio, oltre a svolgere ricerche di tirocinanti da inserire. Gran parte degli Spi (20 su 32) si occupa di progettare e definire i programmi di corsi di formazione, mentre 19 su 32 hanno risposto positivamente circa l’implementazione e la consegna effettiva dei programmi. Poco più della metà degli Spi ha sottolineato l’attività di coordinamento nell’attivazione di corsi di formazione e programmi specifici, con conseguente valutazione dell’apprendimento effettivo. In alcuni casi la possibilità di intervento dei servizi pubblici nella definizione dei piani è limitata, come accade al PES belga Actiris, poiché la formazione professionale delle persone in cerca di lavoro, compresi i disoccupati di lungo periodo, è sotto la responsabilità delle comunità locali, mentre le regioni sono responsabili delle misure per l’occupazione. Situazione analoga riguarda il PES Olandese, mentre il modello danese è decentralizzato. In virtù di ciò i 98 comuni danesi e i loro centri per l’impiego sono responsabili della gestione e dell’attuazione dei programmi di formazione sul mercato del lavoro per i disoccupati, in modo più o meno simile a quanto avviene in Italia e Spagna. In Italia, infatti, a livello nazionale è stato approvato il programma GOL (Garanzia dell’Occupabilità dei Lavoratori) per l’inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro di disoccupati, anche subordinati, ma l’attuazione del programma e la definizione di corsi di formazione è responsabilità delle autorità regionali.
 
Per quanto riguarda la pianificazione dei corsi di formazione gli SPI agiscono prendendo in considerazione una vasta gamma di informazioni raccolte mediante database, sondaggi e ovviamente grazie alla collaborazione e al dialogo con le parti sociali coinvolte e le istituzioni. 30 PES su 32, tra cui il belga Actiris, hanno affermato di informarsi prioritariamente mediante banche dati. Due terzi degli Spi, invece, ritiene importante acquisire informazioni attraverso il dialogo con le parti sociali, con cui poter avviare un tipo di cooperazione formale o informale. 16 SPI su 32 hanno sottolineato come le informazioni vengano raccolte attraverso autorità locali o regionali, mentre quasi la metà degli Spi ha sostenuto che le informazioni provengono anche dal rapporto con i datori di lavoro, utili per definire le competenze richieste e gli scopi di orientamento alla formazione o all’occupazione. Vengono, inoltre, condotti studi annuali per identificare le esigenze di occupazione e formazione sulla base di informazioni e feedback da imprese, infatti, in Finlandia è stato utile uno studio di settore condotto dal Ministero dell’economia e del lavoro.
 
Per quanto concerne l’adeguatezza delle misure per la formazione 27 SPI su 32 hanno commentato positivamente, ritenendo che sono in linea con i piani approvati. In generale possiamo dire che c’è grande soddisfazione, pur rammentando che ci sono problemi che meritano attenzione come: problemi specifici per settori o regioni; carenza di risorse in alcune aree e di personale; difficoltà di inquadramento in settori specifici; difficoltà a ricoprire ruoli nei vari ambiti. Solo 4 Spi su 32 hanno però risposto in modo secco e negativo circa l’adeguatezza delle misure, ritenendo debbano essere incentivati piani specifici e settoriali a supporto delle iniziative.
 
In riferimento all’erogazione della formazione a favore dei disoccupati, sono diverse le modalità utilizzate, nella maggior parte dei casi, come in Germania dove la formazione è garantita da fornitori esterni agli Spi e da essi appaltati e la metà dei centri per l’impiego indirizza i disoccupati di lungo periodo verso posti nel sistema di istruzione e formazione esistente o interviene finanziando tali corsi ritenuti adatti dagli stessi disoccupati o dai manager. Un’ulteriore dinamica è quella che prevede formazione somministrata dagli stessi datori di lavoro sotto forma di apprendistato e tirocinio, unendo in tal modo alla teoria anche attività pratiche. In Bulgaria, ad esempio, alcuni programmi di formazione per disoccupati sono organizzati e finanziati nell’ambito di progetti delle parti sociali.
 
I programmi formativi vengono definiti dai centri per l’impiego, ma 25 Spisu 32 hanno evidenziato come ogni decisione debba essere concordata con il disoccupato con conseguente attivazione di Piano d’azione individuale e contestuale sottoscrizione di accordo di inserimento lavorativo. Un ulteriore approccio è quello dell’autoselezione, come in Austria, dove è il singolo interessato a decidere il corso da svolgere e il fornitore scegliendo in una banca dati presente online. In Slovacchia, nell’ambito delle misure di sostegno “REPAS+” e “KOMPAS+”, i giovani in cerca di lavoro possono scegliere un corso di formazione e un fornitore tra coloro che aderiscono al progetto, lo Spi valuta la domanda e, in caso di approvazione, conclude un accordo con il giovane in cerca di lavoro per fornire un contributo finanziario volto a coprire la durata del corso. Per i processi di autoselezione molti SPI usano voucher, come accade in Germania, dove i buoni coprono le spese di formazione, viaggio, alloggio esterno, assistenza all’infanzia e servizi per il sostentamento. In Croazia dal 2022 sono stati istituiti buoni per le competenze verdi e digitali, mentre in Spagna c’è un assegno formativo ed è il PES a pagare direttamente le spese del corso. In Lituania, come in Lussemburgo, sono erogati voucher per la formazione, mentre in Polonia i buoni sono per disoccupati fino a 30 anni d’età.
 
Rilevanti, per la maggior parte degli Spi, sono i programmi di alfabetizzazione tecnologica, linguistica e digitale per i disoccupati di lungo periodo, con un’attenzione particolare a sistemi di sviluppo imprenditoriale. Un forte incentivo è dato alle competenze numeriche, ingegneristiche e scientifiche, mentre solo 4 Spi hanno menzionato le competenze culturali come elemento da dover favorire. I PES austriaco e maltese hanno infatti evidenziato come programmi differenziati per gruppi di individui non siano maggiormente efficaci, le differenze dovrebbero riguardare piuttosto le competenze e la congruità delle offerte. In Croazia i programmi vengono sviluppati in base a curriculum nazionali per specifiche professioni, mentre in Portogallo la legislazione definisce i criteri di ammissibilità per ciascuna misura, l’intensità la lunghezza e il contenuto della formazione, nonché il sostegno fornito ai tirocinanti, senza distinzioni in base alla lunghezza del periodo di disoccupazione. Solo 6 PES hanno sottolineato differenze nei corsi specifici per disoccupati di lungo periodo. Il PES ceco ha affermato che la differenza principale è che i corsi di formazione per LTU (disoccupati di lungo periodo) sono finalizzati a ottenere la motivazione per cambiare la situazione attuale, mentre in Germania i servizi di supporto per LTU consentono un periodo di supporto più lungo o un livello di supporto più elevato, come nel caso di sussidi salariali. Lo Spisvedese ha riferito che gli LTU che partecipano al “Programma di garanzia per il lavoro e lo sviluppo” possono avere la possibilità di studiare presso l’istruzione superiore professionale, gli istituti di istruzione superiore o le università.
 
Per analizzare il modo in cui i programmi di sostegno funzionano e come possono essere migliorati, periodicamente viene effettuata attività di monitoraggio con feedback qualitativi in qualsiasi fase del supporto e nella maggior parte dei casi vengono somministrati questionari qualitativi per indagare il grado di soddisfazione. In Repubblica Cieca, oltre a quanto precedentemente affermato, parte del monitoraggio riguarda il completamento del percorso e l’immissione nel mercato del lavoro, mentre in Germania l’analisi riguarda il singolo tirocinante e il percorso svolto. A Cipro le valutazioni sono effettuate alcuni mesi dopo la fine dei programmi di formazione, mentre in Germania viene svolta l’analisi che valuta gli “Effetti del trattamento e previsione” attraverso cui è analizzata l’efficacia dei corsi in base alle aree locali. Il sistema completo di analisi dell’impatto di queste misure è stato progettato dal PES tedesco, dall’Institute of Employment Research (IAB) affiliato al PES e da esperti dell’Università di Harvard. Per svolgere l’analisi viene utilizzato un gruppo di controllo, composto da persone simili al gruppo di partecipanti ma che non hanno partecipato a un programma durante un periodo di ingresso definito “gemello statistico”. I gemelli statistici devono corrispondere ai partecipanti secondo criteri come il distretto del mercato del lavoro locale, l’ambito legale dello stato di disoccupazione, la fascia di età, il sesso e lo stato dei sussidi; inoltre, vengono prese in considerazione altre caratteristiche socio-demografiche, precedenti occupazionali e relative al mercato del lavoro.
 
In conclusione, a fronte dei risultati positivi che sono stati ottenuti grazie alla rete al coordinamento a livello europeo, come anticipato in apertura, la Commissione europea ha proposto di estendere fino al 2027 la durata della decisione 573/2014/Ue che istituiva la Rete dei servizi pubblici per l’impiego, ritenuti attori chiave nella lotta alla disoccupazione in Europa e nell’attuazione efficace delle iniziative dell’Ue in tema di occupazione. La proposta intende continuare il lavoro già svolto sino ad oggi: rafforzare la capacità, l’efficacia e l’efficienza degli Spi, con la comparazione dei loro risultati, individuare le buone pratiche e sviluppare un sistema di apprendimento reciproco. L’obiettivo finale è quello di offrire maggiori opportunità e contribuire allo sviluppo di politiche innovative e basate su elementi concreti.
 
Selin Maddonni

ADAPT Junior Fellow

@selinnn95

 

L’importanza della formazione professionale per l’inserimento nel mondo del lavoro e per i disoccupati di lungo periodo: attività e gestione dei servizi pubblici per l’impiego nel 2022