Construction Blueprint: un progetto europeo per la definizione di nuove competenze in edilizia

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Bollettino ADAPT 25 gennaio 2021, n. 3

 

Blueprint for the Construction Industry, avviato dalla Commissione Europea nel 2017 per il periodo 2019-2022, è un progetto europeo finanziato dal programma Erasmus+ nell’ambito delle azioni chiave per le Alleanze delle abilità settoriali.

Il progetto, coordinato dalla spagnola Fundaciòn Laboral de la Construction (FLC), riunisce tre organizzazioni settoriali europee, nove associazioni nazionali di settore e dodici centri di istruzione e formazione professionale situati in altrettanti paesi europei.

L’obiettivo del progetto è la creazione di una strategia settoriale europea per lo sviluppo di nuove competenze nel settore delle costruzioni. Al fine di promuovere un migliore incontro tra i fabbisogni delle imprese e le competenze di ciascun lavoratore, il progetto intende: raccogliere buone prassi a livello nazionale e regionale; creare un osservatorio per fornire informazioni su specifici bisogni in termini di competenze; riesaminare i profili occupazionali e professionali del settore alla luce dei nuovi processi di digitalizzazione, efficienza energetica ed economia circolare; promuovere l’immagine del settore per un maggiore coinvolgimento dei giovani e delle donne; creare una piattaforma online di Alleanza settoriale per le competenze.

 

Il progetto vede la partecipazione attiva di ventiquattro partner tra cui figurano, per l’Italia, l’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) e il FORMEDIL (Ente nazionale per la formazione in edilizia), ente bilaterale nato dalla contrattazione collettiva nazionale di settore.

Proprio il FORMEDIL, insieme al centro di formazione finlandese SATAEDU, ha coordinato la prima fase del progetto, dedicata all’elaborazione di due differenti documenti che raccolgono informazioni complessive sul settore delle costruzioni a livello europeo.

Si tratta della PESTLE Analysis e dello Status Quo: la prima definisce i fattori politici, economici, sociali, tecnologici, legali e ambientali che possono influenzare lo sviluppo di competenze settoriali, mentre il secondo mira a descrivere l’attuale scenario del settore delle costruzioni nei diversi paesi coinvolti. Entrambi i documenti, affrontando le medesime problematiche da differenti punti di vista e raccogliendo informazioni sia da fonti primarie che da fonti secondarie, forniscono una panoramica completa sugli aspetti più importanti che riguardando il settore edile in Europa.

Seguendo una metodologia in grado di individuare le carenze formative e i bisogni in termini di formazione, nonché le aree chiave di intervento, lo Status Quo è stato recentemente approvato da EACEA (Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura). Dal documento, frutto del lavoro congiunto delle associazioni nazionali e dei centri di istruzione e formazione professionale, emergono dati significativi per lo sviluppo della nuova strategia europea.

 

La crescita del settore in termini di formazione appare rallentata in tutti gli Stati partecipanti al progetto che evidenziano, ciascuno in base alle peculiarità del singolo contesto produttivo, una carenza di competenze appropriate e di lavoratori qualificati.

Le maggiori lacune del settore si riscontrano, principalmente, in tre campi: ricorso a nuove tecnologie, visto l’utilizzo sempre più frequente del BIM (metodo di modellizzazione delle informazioni di costruzione); “edilizia verde” per un processo di costruzione sostenibile e un corretto smaltimento dei rifiuti di cantiere; capacità di sviluppare soft skills per la gestione di lavoro in gruppo. Tra le problematiche più gravi figurano, poi, la difficoltà nell’anticipare i bisogni del mercato, cui si ricollega il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro, la scarsa partecipazione a programmi formativi e di lifelong learning, nonché l’assenza di lavoratori specializzati.

 

Per quanto riguarda, nello specifico, l’Italia, la carenza di competenze è dovuta, principalmente, al declino della forza lavoro post- crisi e alla successiva forte emigrazione di giovani professionisti italiani del settore. L’industria edile italiana sta sperimentando il c.d. “substitution effect” per cui la forza lavoro nazionale diminuisce e viene sostituita da lavoratori stranieri. Nonostante, molto spesso, questi ultimi siano competenti tanto quanto i lavoratori locali, in genere vengono assunti come poco qualificati al fine di ottenere un maggiore risparmio in termini economici.

Dai dati raccolti nello Status Quo, emerge un surplus di lavoratori c.d. low skilled, a cui fa da contrappeso la mancanza di lavoratori c.d. high skilled, dotati di alte competenze tecniche e manageriali. Si rileva, inoltre, la nascita di nuove professioni legate alle evoluzioni tecnologiche e digitali che interesseranno il settore e che necessiteranno di percorsi di formazione ad hoc. È sufficiente pensare, a titolo esemplificativo, al tecnologo dei materiali, al project manager o al data analyst, figure destinate a influire in maniera sempre più significativa nell’ambito della progettazione edile.

 

Al fine di affrontare le nuove sfide cui il settore va incontro occorre, quindi, investire sulla formazione dei giovani, lavorare per una maggiore interazione tra gli istituti di istruzione superiore e le imprese, provvedere alla riqualificazione dei lavoratori e valorizzare ancor di più il sistema bilaterale edile.

Di fondamentale importanza è il ruolo svolto dai centri di formazione professionale che, nel settore delle costruzioni italiano, sono rappresentati dalle Scuole edili, coordinate dal FORMEDIL a livello nazionale. La collaborazione tra questi Enti, le imprese e le parti sociali di settore è essenziale per garantire una formazione di qualità, in grado di coniugare teoria e pratica per un apprendimento che non avviene solo attraverso lezioni frontali. È necessario, infatti, organizzare corsi di formazione pratica e simulare le attività da svolgere effettivamente in cantiere, fornendo ai lavoratori le conoscenze utili per lavorare in sicurezza.

 

Se si guarda al fenomeno da un punto di vista più ampio, si può notare che tutti i paesi partner del progetto concordano sul fatto che, per superare questi ostacoli, non si può che agire attraverso azioni mirate. La disponibilità di forza lavoro qualificata e l’acquisizione di nuove competenze sono temi affrontati da tutti i partecipanti, rispetto ai quali ciascuno si impegna a contribuire in maniera attiva per realizzare una strategia settoriale efficace in termini di formazione e occupabilità.

 

Silvia Rigano

Scuola di dottorato in apprendimento e innovazione nei contesti sociali e di lavoro

ADAPT, Università degli Studi di Siena

@Siviarigano

 

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