Politically (in)correct – Un libro su Pippo Morelli. Quando la storia di un uomo diventa la storia di tutti

Bollettino ADAPT 23 novembre 2020, n. 43

 

“Sapere Libertà Mondo. La strada di Pippo Morelli” è un libro di oltre 500 pagine scritto da Francesco Lauria per Edizioni Lavoro. Si tratta di una biografia molto ricca e documenta di Pippo (Giuseppe) Morelli, dirigente sindacale della Cisl in diversi importanti ruoli, ma soprattutto un testimone del suo tempo (non a caso l’editore ha voluto pubblicare il volume per i tipi dei Testimoni), un fine intellettuale che attraverso l’esperienza pratica, il lavoro quotidiano arricchiva la propria visione e la condivideva nella comunità attraverso un’attività di formazione che costituiva il suo principale interesse. “Infine, – scrive Bruno Manghi nella prefazione – come sempre nelle migliori storie, la fortuna di un am­biente adatto, la buona sorte di essere accolto in una grande avven­tura collettiva al tempo giusto”.

 

Pippo aveva trasfuso la fede cristiana nel suo lavoro di dirigente sindacale che, per lui, era vissuto come una missione al servizio dei più deboli; una missione che, negli ultimi anni di vita, lo condusse alla scoperta della risorsa-ambiente e lo portò – come altri dirigenti della Cisl – fino in Brasile allo scopo di contribuire attraverso la cooperazione – in quel grande Paese che configura il mondo di domani – a fondare e a rafforzare un’esperienza di sindacalismo libero, autonomo, governato dai lavoratori. Lo affascinava, in quella realtà lontana, che proprio da un movimento sindacale di base fosse nata un’idea di rinnovamento della politica fino a fondare un vero e proprio partito in grado di conquistare, con Lula, la presidenza della Repubblica. Come ribadisce Bruno Manghi che conosceva bene Morelli: “Forse solo la famiglia e due o tre più intimi sodali possono ab­bracciare meglio una vita attiva così poliedrica. Certo, di talento ce ne era molto ed è stato messo a frutto; la de­terminazione grande mai disgiunta dalla mitezza di cuore ha segnato i suoi mille passi”. Ma proseguiamo con ordine parlando dell’autore. Francesco Lauria, è un giovane (oggi lo è meno di quando l’ho conosciuto) che potrebbe essere preso come prototipo di un militante della Cisl (più precisamente: di un certo tipo di Cisl). È cresciuto nel vivaio delle “promesse”, di quella che in linguaggio calcistico si chiama “primavera”; ma non ha mai voluto scendere in campo. Lo potremmo paragonare a quei laureati che non entrano nel mondo del lavoro per esercitare la professione per cui si sono preparati, ma proseguono nella carriera universitaria, a fianco del loro Maestro, ne coltivano gli studi e ne ereditano non solo la cattedra, ma la stessa missione e la scuola.

 

Lauria (oltre ad addestrare nella sua Pistoia un cucciolo da bravo formatore) lavora al Centro Studi di Firenze, dove Pippo era di casa. Ne fu direttore dal 1985 al 1989. In quella mitica istituzione (la Sorbona della Cisl) che nei decenni ha sfornato i più grandi dirigenti sindacali di una Confederazione che, fin dalla sua definitiva fondazione nel 1950, non volle ispirarsi né ad una collateralità di partito né ad una confessione religiosa; ma scelse, quasi forzando la propria natura, di “convertirsi” alla cultura e alla prassi del sindacalismo “libero” delle democrazie occidentali. Lauria ha impiegato ben 10 anni a scrivere il libro su Pippo Morelli. Ha il merito di aver scoperto un filone di umanità di cui si sono perse le tracce e di far conoscere una personalità che non fece parlare di sé – se non nell’universo sindacale – durante la sua attività e la sua vita. Ma quanti, come chi scrive “c’erano” sanno benissimo che la grandezza della leadership di Pierre Carniti era intessuta del pensiero, della elaborazione e dell’amicizia di Pippo Morelli, il quale fu sempre solidale con Pierre anche quando non era del tutto convinto delle sue scelte. E Carniti ha voluto riconoscere in modo oggettivo l’apporto di Morelli al sindacato (e a se stesso): “Considero Pippo Morelli una figura esemplare, quasi unica per dedizione, senso di moralità, disinteresse. Probabilmente non aveva le qualità tradizio­nali del politico, ma in una squadra di persone che deve occuparsi di politi­che economiche e sociali, proprio grazie al suo pensiero critico, risultava essenziale”.

 

Chi ha conosciuto Pippo sa bene che non condivise la c.d. svolta dell’Eur (1978) insieme a un altro storico leader cislino come Cesare Del Piano e non fu proprio entusiasta della posizione di Carniti nella battaglia sulla “scala mobile”. Del resto – leggendo il libro – ho scoperto una cosa che non sapevo: Morelli si dimise dalla segreteria della Cisl di Milano per protesta contro un accordo tra governo e sindacati sulle pensioni che, nel 1968, aveva ridimensionato il pensionamento di anzianità (la Cgil si dissociò dall’accordo dopo averlo firmato a seguito di una protesta interna e proclamò lo sciopero generale). Pippo trovò l’occasione – puntualmente ricostruita nel libro – per condurre una lunga polemica sul rapporto tra sindacato e lavoratori e sulle regole della democrazia e del mandato. In quella circostanza (il senno di poi ha dimostrato che aveva torto nel merito perché il pensionamento di anzianità ha messo in crisi il sistema e non siamo più stati in grado di liberarcene definitivamente) diede prova di un livello di coerenza che anche in quei tempi era piuttosto rara. Per raccontare Pippo Morelli a chi non lo ha conosciuto è sufficiente riportare l’esauriente cronologia che si trova nel libro e dove si dà conto di un evento che ha segnato la vita di Pippo: l’assassinio di suo fratello Giorgio, più grande di lui di una decina di anni, partigiano “bianco”, liberatore di Reggio Emilia. Nel 1947 venne ucciso da militanti comunisti a bastonate. E’ importante ricordare questo episodio se lo si inquadra nell’intero arco della vita di Pippo e delle sue scelte politiche, mai inquinate da sentimenti di preclusione e di vendetta. Morelli – nei suoi percorsi politici – non fu mai comunista, né mai anticomunista.

 

Cronologia essenziale della vita di Pippo Morelli

 

22 marzo 1931. Nasce a Reggio Emilia.

9 agosto 1947. Muore il fratello Giorgio a causa delle conseguenze di un agguato subìto da un gruppo di ex partigiani comunisti.

anno accademico 1954-1955. Si laurea in Scienze politiche e socia­li presso l’Università Cattolica di Milano, relatore della tesi è Mario Romani.

3 gennaio-21 giugno 1958. Frequenta, attraverso una borsa di stu­dio, il corso esperti di contrattazione collettiva presso il Centro studi Cisl di Firenze.

11 agosto 1958. Si sposa a Reggio Emilia con Susanna.

1958-1961. Collabora con il Centro studi Cisl di Firenze come assi­stente per i percorsi formativi.

30 luglio 1959. Nasce il primo figlio Giorgio.

11 aprile 1961. Nasce la seconda figlia Chiara.

giugno 1961. Trasferimento a Milano.

11 novembre 1962. Nasce la terza figlia Rita. Alla fine di novembre è raggiunto a Milano dalla famiglia.

7 dicembre 1964. Viene eletto nel consiglio generale della Fim Cisl di Milano in occasione del quinto congresso provinciale dell’orga­nizzazione.

4 aprile 1965. È eletto nel consiglio generale della Cisl di Milano.

18 maggio 1965. Comincia a partecipare alle riunioni della segrete­ria della Cisl di Milano in qualità di «invitato».

13 ottobre 1965. Entra a far parte della segreteria della Cisl di Milano.

7 marzo 1966. Nasce la quarta figlia Francesca.

11 maggio 1968. Si dimette dalla segreteria della Cisl di Milano.

6 settembre 1969. Entra nella segreteria nazionale della Fim.

19 aprile 1973. Viene firmato con Federmeccanica il contratto na­zionale dei metalmeccanici che contiene la conquista delle 150 ore per il diritto allo studio, cui Morelli contribuisce in forma decisiva.

febbraio 1976. Diviene direttore editoriale della rivista della Flm «I Consigli» (numero 20-21). Lascerà la direzione editoriale della rivi­sta con il numero 34-35 del novembre 1977 a Rino Caviglioli, rima­nendo direttore responsabile fino al numero 46 dell’aprile 1978.

2 febbraio 1977. In occasione del consiglio generale svoltosi a Fi­renze Morelli lascia la segreteria nazionale della Fim Cisl nella qua­le entrano due suoi grandi amici: Rino Caviglioli e Luigi Viviani.

3 febbraio 1977. Diviene segretario confederale della Cisl Emilia-Romagna.

4 agosto-26 agosto 1981. Compie, con Augusta Restelli e Beppe Stoppiglia, il primo viaggio in Brasile tra barrios, favelas, sindacali­sti, indios e comunità di base.

9 settembre 1982. Diviene segretario generale della Cisl Emilia-Romagna.

14 gennaio 1985. La segreteria confederale Cisl lo designa alla dire­zione del Centro studi Cisl di Firenze. Morelli, pur iniziando le pro­prie funzioni di direttore nel febbraio del 1985, manterrà provviso­riamente la carica di segretario generale della Cisl Emilia-Romagna.

31 maggio 1985. Lascia la segreteria generale della Cisl Emilia-Ro­magna in occasione del congresso regionale della confederazione.

26 ottobre 1989. Termina l’esperienza di direttore del Centro studi Cisl di Firenze. Viene designato in qualità di esperto nell’Agenzia per il lavoro della Regione Emilia-Romagna.

7 dicembre 1989. Viene eletto vicepresidente del Parco del Gigante (Alto Appennino reggiano).

7 marzo 1993. Di ritorno da un viaggio in Brasile viene colpito da un grave ictus.

21 giugno 2013. Muore a Reggio Emilia.

 

Se osserviamo le date del cursus honorum di Pippo ci accorgiamo che la sua vita si intreccia con gli avvenimenti più importanti del sindacalismo della seconda metà del XX secolo. Tra i protagonisti dell’epopea dei metalmeccanici, porta in tutti gli altri ruoli ricoperti i valori acquisiti in quella stagione. Nell’elenco non viene indicata – ma è ampliamente trattato nel testo di Lauria – la posizione di Pippo Morelli, in consonanza con gli 88 intellettuali credenti che firmarono un appello a favore della legge istitutiva del divorzio. Il loro contributo, per tanti comprensibili motivi, “fece la differenza” per la vittoria del Si. Durante la campagna referendaria contro l’abrogazione, nel 1974, Morelli si esprimeva non «come dirigente del sindacato» e nemmeno al «seguito di un partito», ma come «cat­tolico, pagando di persona».

 

Il libro ricostruisce puntualmente la “grande illusione” della riunificazione sindacale, il contributo dei metalmeccanici (vi è anche una significativa testimonianza di Giorgio Benvenuto), il rapporto dialettico tra le federazioni di categoria e le confederazioni, il dibattito tra l’unità dei metalmeccanici e “l’unità di tutti”, il fallimento della prospettiva unitaria secondo il percorso impostato dalle Confederazioni, la costituzione di ripiego della Federazione Cgil-Cisl-Uil, che chiuse i battenti all’indomani dei conflitti sulla scala mobile. Per chi scrive la lettura di “Sapere Libertà Mondo” ha costituito una riscoperta ed una riflessione di gran parte della propria vita. Tante vicende della storia di Pippo fanno parte integrante della mia storia. Perché con lui c’ero anch’io a condividere le stesse passioni, ad inseguire le stesse chimere, a partire le stesse delusioni. Mi piace ricordare un episodio che può suscitare un sorriso alla memoria. In una tarda serata di marzo (credo fosse il 1970 o poco dopo) ci recammo io e lui, alcuni colleghi della Uilm e qualche compagno degli apparati al Palazzo dei Congressi dell’EUR. Il giorno dopo era programmata una conferenza nazionale unitaria. Proprio per il numero dei partecipanti avevamo prenotato il salone monumentale, quello con le gallerie al piano superiore. Quando arrivammo là ci colse una spiacevole sorpresa: il salone era vuoto. Così Pippo, io e gli altri andammo alla ricerca di una cantina nel sotterraneo, lì trovammo dei tavoli e delle panche e, un po’ alla volta, sistemammo quella sorta di mausoleo marmoreo. Impiegammo diverse ore. Mi è rimasta impressa una battuta di Morelli: “Ha ragione Pagani (Nino Pagani era un altro segretario della Fim, ndr). Il compito degli organizzatori alla fine consiste nello spostare le sedie”. Poi venne a nevicare (a marzo!) e Roma fu paralizzata. Una visione da tregenda. Gli alberi crollavano e bloccavano le strade; la gente abbandonava le auto dovunque e andava a dormire in albergo. Riuscimmo a rientrare a notte fonda su di un pulmino guidato da un impiegato della Fim, abruzzese e perciò abituato alle intemperie. Per fortuna non arrivarono i lupi.

 

Ho lavorato con Pippo negli anni gloriosi della FLM; anni dopo ci siamo ritrovati insieme in Emilia Romagna a dirigere lui la Cisl, io la Cgil durante la crisi del 1984-1985. Poi le nostre strade si sono separate. La malattia di cui ha sofferto negli ultimi venti anni della vita ha reso inutile ogni tentativo di ritrovarci. Mi sarei posto le stesse domande di Francesco Lauria, quando rammenta un incontro di “sfuggita” con Morelli nel 2012. L’ictus che lo aveva colpito di ritorno da un viaggio di coopera­zione in Brasile per quasi vent’anni gli aveva tolto, quasi del tutto, la parola: “Chissà cosa portava dentro Pippo – scrive Francesco – cosa teneva nascosto nell’ani­ma? Nei suoi silenzi, nel socchiudere i grandi occhi durante gli ulti­mi vent’anni della sua vita. Chissà quali domande, invece, risaliva­no a prima, alla scelta di osservare e vivere il mondo attraverso le storie degli ultimi, dei ceti popolari”. “C’è sempre – conclude l’autore – una nuova canzone da scrivere e da cantare insieme agli amici nella città. Una canzone che diverrà memoria, incontro, terra. Ma anche, sapere, libertà, mondo.

Per riconciliarci con il vento e partire di nuovo verso moli inat­tesi, onde fluttuanti e frammenti di cielo e nuvole. Disorientati d’az­zurro”.

 

Giuliano Cazzola

Membro del Comitato scientifico ADAPT

 

Politically (in)correct – Un libro su Pippo Morelli. Quando la storia di un uomo diventa la storia di tutti