Poletti: decisivo il fattore tempo perché le assunzioni possano beneficiare degli incentivi della Stabilità

E’ stato raggiunto un accordo che spiana la strada all’approvazione del Jobs Act entro l’anno» spiega il ministro Giuliano Poletti. «Decisivo il fattore tempo per far partire a gennaio il contratto a tutele crescenti con gli incentivi della stabilità».

 

«Alla Camera è stato raggiunto un accordo importante che spiana la strada all’approvazione del Jobs act entro l’anno. Per noi è decisivo il fattore tempo, dobbiamo partire a inizio di gennaio con i decreti delegati per dare attuazione al contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, affinchè gli imprenditori possano assumere beneficiando degli incentivi previsti dalla legge di stabilità. Se ci fosse uno slittamento dei tempi, questi stessi imprenditori potrebbero rinviare le assunzioni».

 

A parlare è il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, che è stato impegnato nel lavoro di mediazione con il gruppo Pd della commissione lavoro della Camera, che ha portato all’accordo sulle modifiche al testo del Ddl delega che era stato approvato dal Senato.

 

Ministro Poletti, avete raggiunto un accordo che ha ricompattato il Pd alla Camera, ma che è stato contestato dal Nuovo centro destra che invoca un chiarimento con il Governo. Cosa farete, si riapre la partita?

Nella maggioranza le discussioni si risolvono a livello parlamentare, confrontandoci sul merito delle tematiche sollevate. Il Senato quando ha esaminato il Ddl delega ha modificato il testo del Governo, ed io stesso espressi parole di apprezzamento per il lavoro della Commissione, dando atto che erano stati fatti interventi migliorativi. Analogamente adesso è ragionevole che la Camera, in modo misurato, possa svolgere il proprio ruolo. Con il voto in Aula dovrà essere confermata la data finale del 26 novembre per l’esame. Penso che i malumori del Ncd possano rientrare, non sono accettabili aut aut da parte di nessuno.

 

Tuttavia Ncd lamenta il fatto che sui licenziamenti si sia preso come riferimento il testo dell’ordine del giorno votato dalla direzione nazionale del Pd, che è l’azionista di maggioranza, ma non l’unico azionista di questo Esecutivo.

L’accordo fa riferimento alle dichiarazioni fatte dal sottoscritto, depositate in Senato quando venne posta la fiducia. Ci sono 550 emendamenti in commissione, c’è un lavoro parlamentare da completare. E un problema di responsabilità che riguarda tutti, visto che siamo nella sessione di bilancio, e che subito dopo il Jobs act c’è da approvare la legge di stabilità. Bisogna fare bene e velocemente. Con le modifiche oggetto dell’accordo resta confermato l’impianto del testo, si tratta di esplicitazioni di contenuti già noti.

 

Veniamo al merito delle modifiche rispetto al testo del Senato: quali sono le principali?

Sui licenziamenti verranno ribaditi i contenuti della dichiarazione che ho depositato al Senato, ovvero che per le nuove assunzioni con i contratti a tutele crescenti in caso di licenziamenti economici non è più prevista la reintegra, che resta confermata per i licenziamenti discriminatori e per quelli disciplinari, se rappresentano dei casi particolarmente gravi che saranno specificati e puntualmente definiti nel decreto di attuazione.

 

Quali sono gli altri punti principali del testo del Senato che saranno modificati?

Per i controlli a distanza si definisce che riguardano gli impianti tecnologici e gli strumenti di lavoro, non le persone. Ripeto siamo di fronte ad esplicitazioni di concetti già noti, non c’è nessuna grossa modifica di merito.

 

Una delle deleghe del Jobs act riguarda l’estensione degli ammortizzatori sociali. Mi spiega come pensate di ampliare la copertura se con la legge di stabilità per il 2015 confermate sostanzialmente le risorse del 2014, mettendo sul piatto 2 miliardi (quest’anno si sono spesi 1,7 miliardi per la sola cassa integrazione in deroga)?

Per gli ammortizzatori sociali possiamo contare anche sulle risorse del fondo occupazione, pari a 1,4 miliardi, di questi circa 700 milioni vanno alla cassa in deroga. Bisogna considerare che ci sarà un ridimensionamento dell’utilizzo della Cigd, a seguito del decreto già approvato che introduce criteri più rigidi per evitare utilizzi distorti che si sono verificati negli anni passati. Inoltre finora una parte dei costi di un anno ricadevano su quello successivo, nel 2014 ad esempio abbiamo dovuto coprire una parte del 2013. Questo non dovrà più accadere. Infine c’è l’impegno nella legge di stabilità a prevedere risorse ulteriori, che ancora non sono state quantificate.

 

Il Jobs act contiene almeno 5 deleghe al Governo. Quali intendete esercitare prima e in che tempi?

Ad inizio anno, come ho già detto, sarà operativo il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Insieme alla delega che riorganizza le tipologie contrattuali, il nuovo codice dei contratti, sarà operativa la delega sul riordino degli ammortizzatori sociali. Si tratta di provvedimenti che hanno un collegamento con la legge di stabilità.

 

Ha destato allarme la fine della cassa integrazione in caso di cessazioni d’attività di un ramo aziendale, che rischia di ostacolare processi di riconversione professionale. Interverrete su questo punto? Con i decreti delegati gestiremo la fase di passaggio ed eviteremo di provocare vuoti normativi, e quindi interverremo sulle cessazioni di attività di un ramo aziendale, e introdurremo elementi di transizione per evitare un passaggio secco da un regime all’altro.

 

Avete messo in conto che restringendo il ricorso alla cassa integrazione in deroga, che assicura la costanza del rapporto di lavoro, molti che oggi sono formalmente ancora occupati avranno lo status di disoccupati?

Per gli ammortizzatori sociali vi saranno passaggi graduali per gestire la transizione. Il tema è come garantire il massimo della continuità se l’impresa ha prospettive di ripartire. In situazioni in cui le imprese hanno cessato l’attività da anni, non è ragionevole proseguire con le integrazioni salariali. E quindi si passerà all’Aspi. Una volta concluso il periodo di copertura degli ammortizzatori sociali, bisogna prendere atto e mettere in piedi politiche di ricollocamento, i servizi per l’impiego, attraverso una maggiore collaborazione tra pubblico e privato.

 

Intanto però il Regolamento del fondo per le politiche attive del lavoro che aveva annunciato per luglio non è ancora operativo.

Il Regolamento è pronto, come ministero abbiamo fatto la nostra parte, ha avuto parere favorevole dalla Conferenza Stato Regioni ed è alla Corte dei Conti per la registrazione.

 

 

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