Per un sistema di istruzione e formazione professionale/25 – L’esperienza del CIOFS-FP Lombardia. Intervista a Marco Mascaretti e Antonio Sassi

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Bollettino ADAPT 2 novembre 2020, n. 40

 

Il C.I.O.F.S.-F.P. Lombardia (Centro Italiano Opere Femminili Salesiane – Formazione Professionale) è un’associazione fondata nel 1977, parte integrante dell’ente nazionale CIOFS-FP, presente in 12 regioni italiane e con 60 sedi operative, emanazione del C.I.O.F.S., ente promosso dall’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (“Salesiane”). Una realtà storica e diffusa su tutto il territorio nazionale, che ha potuto contare sulla sua capacità di fare rete per affrontare in maniera costruttiva le sfide poste dalla pandemia in atto. Rispondono alle nostre domande Marco Mascaretti, Direttore Amministrativo Associazione CIOFS FP Lombardia e Antonio Sassi, Responsabile Apprendistato CIOFS Lombardia e Direttore CFP CIOFS Castellanza.

 

Che impatto ha avuto la pandemia sulle vostre attività formative? Come state gestendo la ripresa e lo svolgimento del nuovo anno formativo?

 

M. Mascaretti, A. Sassi: Un impatto molto impegnativo. All’inizio ci ha messo in forte difficoltà per le conseguenze operative: la chiusura dei CFP, la sospensione degli stage, l’interruzione della relazione quotidiana con gli allievi in presenza e della collaborazione con le imprese. In un secondo momento ha evidenziato come alcune scelte fatte negli scorsi anni sono state lungimiranti: in particolare quello nella didattica digitale. Da alcuni anni avevamo investito in attrezzature e infrastrutture digitali, nella sperimentazione di strumenti (app, ambienti, ecc.) e di tecniche, e nella formazione dei formatori. Questo ci ha permesso molto velocemente di riprogrammare il percorso formativo attraverso la Formazione a Distanza o Didattica a Distanza. Sicuramente è stata una formazione “diversa”, meno operativa e coinvolgente. Più faticosa. Ma ampia e constante. Più complicato è stato gestire l’alternanza formativa. In questo caso il lockdown ha ovviamente avuto un impatto più significativo, ma siamo riusciti comunque a riorganizzare la nostra offerta formativa. Questo ci ha consentito di completare l’anno formativo senza particolari ritardi: siamo riusciti a svolgere gli esami di fine triennio e di 4° anno nella prima finestra di giugno.

Ovviamente l’impatto è stato significativo, in primis sugli allievi e le loro famiglie: il passaggio improvviso da una formazione completamente in presenza ad una del tutto a distanza, ha comportato ripercussione a livello personale e sociale. Privilegiamo la didattica in presenza, laddove consentita dalle restrizioni dell’emergenza sanitaria, convinti che la relazione educativa necessiti di una interazione piena tra gli attori in gioco, soprattutto con gli adolescenti, in una età di costruzione dell’identità personale. Favoriamo l’approccio didattico digitale, sia in presenza che naturalmente “a distanza”, in quanto ne percepiamo la forte capacità di coinvolgere gli allievi in un apprendimento operativo basato su ricerca e azione, oltre lo schema tradizionale della lezione frontale.

 

Che ruolo immaginate per l’istruzione e formazione professionale nel percorso di ripresa che ci attende?

 

M. Mascaretti, A. Sassi: Sono almeno due i fronti in cui la IeFP può svolgere un ruolo nella ripresa. Quello che riguarda la preparazione dei giovani e – in generale – delle persone che si preparano a entrare o rientrare nel mercato del lavoro: dare prospettive reali, garantire davvero un percorso formativo rispondente al contesto sociale e produttivo, e quello delle imprese e in generale del mercato del lavoro che necessiterà di un supporto per riprendersi, rilanciarsi.

Sicuramente il rischio grande che vediamo è che a pagare maggiormente i costi della crisi collegata alla ripresa saranno le fasce deboli e la popolazione giovanile. In questo senso la IeFP può rivelarsi fondamentale, potendo rispondere ad entrambe le situazioni segnalate in modo significativo. Alcuni settori economici soffriranno maggiormente la crisi: lo stiamo già vedendo con l’inizio dell’a.f. 2020/21 nella programmazione degli stage.

Occorre un piano strategico generale che colleghi le Politiche Scolastiche e le Politiche Attive del Lavoro in cui la IeFP può collocarsi organicamente. In particolare, ci sembra in questo senso che si è rafforzato l’asse di collegamento della IeFP con il sistema dell’Istruzione rispetto alla gestione dell’emergenza Covid mentre meno forte è stato il ragionamento generale sulle Politiche del lavoro.

In questo senso occorrerebbe:

  • sia che il tema Scuola venga ragionato a livello sociale e istituzionale non esclusivamente in termini di apertura/chiusura o attività in presenza/a distanza ma anche in termini di impatto educativo e formativo generale, di “sistema”;
  • sia che il tema “Politiche del lavoro” arrivi ad un livello di declinazione che garantisca non solo l’impianto degli incentivi, delle agevolazioni, dei rimborsi economici (che sono essenziali in questa fase di crisi pandemica) ma anche concreti percorsi operativi per il rientro nel mercato del lavoro di chi ne è rimasto privo o di chi fatica ad inserirsi, servizi concreti per gli imprenditori che hanno chiuso o che intendono riaprire o che vogliono provare nuovi percorsi di business.

La IeFP si è sempre caratterizzato come sistema capace di esplorare le “nuove frontiere” della formazione: anni prima che si parlasse di alternanza scuola-lavoro nel sistema educativo italiano, la Formazione Professionale proponeva gli stage in tutti i propri corsi. Analogamente da sempre il sistema di formazione professionale ha attivato nei propri percorsi la personalizzazione, l’attività di tutoring educativa, l’orientamento, l’accompagnamento al lavoro, ben prima che cominciassero a caratterizzare, almeno in parte, buona parte del sistema della scuola secondaria superiore. Crediamo quindi che le nuove sfide che ci attendono possano essere affrontate con ottimismo, proprio sulla base del patrimonio di esperienza del nostro sistema e della sua capacità ad essere flessibile.

 

Secondo voi, a seguito della pandemia, dovrete organizzare ex-novo corsi destinati alla formazione di nuove figure professionali, o limitarvi a ripensare le competenze dei profili professionali in uscita?

 

M. Mascaretti, A. Sassi: La risposta dipende dall’ampiezza della durata della pandemia. Per il momento dobbiamo riconoscere che abbiamo adottato un approccio di “adeguamento” dell’offerta formativa precedente al nuovo contesto. In questo processo il fatto che con questo anno formativo siano entrati in vigore i nuovi profili formativi del Repertorio IeFP ci ha già messi nella prospettiva di una complessiva riprogettazione dei percorsi sia del triennio che del 4° anno che ci sta impegnando nel definire competenze in uscita nuove.

Noi abbiamo deciso di fare un intervento ampio, di riprogettazione complessiva nonostante il periodo consigliasse forse il contrario. Questo approccio funziona solo se la pandemia avrà una durata non superiore all’anno. In caso differente, occorrerà fare un approfondimento molto ampio sull’incidenza delle conseguenze della pandemia sui vari settori economici e produttivi, sulle innovazioni che porterà a livello delle competenze richieste alle diverse figure professionali. Sicuramente alcuni elementi emergono già, ma secondo noi occorre un po’ di tempo perché si sedimentino tutti.

 

Quali sono, a vostro parere, le principali criticità che limitano le potenzialità della vostra offerta formativa, e come risolverle?

 

M. Mascaretti, A. Sassi: Anche se, gradualmente negli anni, abbiamo assistito ad una certa stabilizzazione dell’offerta formativa, il problema principale dei percorsi di formazione professionale è sempre stato nell’incertezza dei finanziamenti che impedisce una programmazione certa delle attività formative. Non si riesce a rispondere sempre alla domanda di formazione perché l’offerta è limitata dalla scarsità delle risorse, che comunque in questi anni sono complessivamente aumentate. Se si riconoscesse a livello politico il ruolo determinante della FP nel contesto socioeducativo, in termini di risultati formativi e di inserimento lavorativo, l’intero sistema potrebbe fruire della stabilità economica necessaria ad una migliore programmazione e gestione delle attività.

 

Come giudicate un possibile allargamento del ruolo dell’istruzione e formazione professionale, alla formazione degli adulti, specialmente disoccupati?

 

M. Mascaretti, A. Sassi: La IeFP in Lombardia ha già dimostrato di avere le competenze per dare un contributo significativo nella formazione dei disoccupati. Se l’intervento deve essere di riqualificazione, gli attuali strumenti forse non sono del tutto adeguati a questa tipologia di intervento.

Come per i percorsi di IeFP la capacità di personalizzazione, di flessibilità e di accompagnamento del sistema, potrebbero risultare vincenti. In questo ambito dovrebbero svilupparsi forti partnership con le aziende interessate per offrire anche laboratori tecnologicamente adeguati e competenze da acquisire immediatamente spendibili.

 

Perché scegliere, oggi e domani, i percorsi di istruzione e formazione professionale? Che relazioni cambiare, o sviluppare, con il mondo della scuola, dell’istruzione terziaria e del sistema produttivo?

 

M. Mascaretti, A. Sassi: La IeFP risponde alle esigenze di apprendimento e sviluppo di una ampia popolazione di giovani che hanno un approccio “induttivo”, di apprendimento operativo, attivo che gli altri percorsi del sistema di istruzione non hanno. Inoltre, è caratterizzato dalla alternanza formativa vera, integrata anche dall’esperienza sempre più ampia dell’apprendistato di primo livello. Rappresenta davvero il Sistema Duale italiano.

La popolazione giovanile ha bisogno di questa offerta. Anche se spesso non la conosce o non ne è consapevole. L’altro “soggetto” che ne ha esigenza è il sistema delle imprese che necessitano di figure formate in questo modo. Inoltre, il percorso “alternanza formativa/apprendistato di primo livello/apprendistato professionalizzante” sta diventando una soluzione interessantissima per le aziende, specie per le PMI o quelle artigiane che spesso non possono contare su sistemi di reclutamento e selezione articolati. Rispetto al rapporto con il sistema scolastico resta sicuramente strategico sia sul fronte dell’orientamento in ingresso, in itinere e in uscita sia su quello della costruzione di una filiera formativa, nella formazione superiore. In particolare, segnaliamo una interessante esperienza nella realizzazione di percorsi IFTS in apprendistato art 43.

Il raccordo tra gli IeFP e ITS soffre spesso la carenza di canali, di strumenti che consentano ai giovani con diploma professionale di accedere alla formazione terziaria non universitaria. In questo senso la programmazione degli IFTS tramite avviso pubblico non risulta sufficiente perché non è possibile ancora garantire percorsi diffusi di questo tipo. La previsione di Regione Lombardia di consentire la realizzazione di percorsi IFTS con la dote apprendistato senza passare dal bando offre un interessante opportunità da questo punto di vista: noi l’abbiamo sperimentata con due corsi a Pavia e a Cinisello Balsamo che hanno dato esiti positivi, anche se per ora in ottica di miglior inserimento al lavoro più che di prosecuzione formativa. Ma riteniamo che in prospettiva, il consolidamento di esperienze di questo tipo consentirebbe anche un raccordo con la formazione terziaria. Sfortunatamente il Covid sta rendendo complicato replicare questa soluzione per la fatica delle aziende a garantire opportunità lavorative in questa fase.

 

Matteo Colombo

ADAPT Junior Fellow

@colombo_mat

 

Per un sistema di istruzione e formazione professionale/25 – L’esperienza del CIOFS-FP Lombardia. Intervista a Marco Mascaretti e Antonio Sassi