Scabbio (Assolavoro): "Agenzie per il lavoro pronte a cambiare il mercato"

Agenzia nazionale dell’occupazione e riforma dei servizi per il lavoro. Passa anche da qui la ripresa del mercato del lavoro italiano. Ne è convinto Stefano Scabbio, nuovo presidente di Assolavoro, l’Associazione delle agenzie private per il lavoro.
«L’Italia ha bisogno di una rete di servizi al lavoro efficiente ed efficace, che si basi su una stretta collaborazione tra attori pubblici e privati», spiega a Libero. Ad affiancarlo, nel corso del prossimo biennio, i vicepresidenti Stefano Colli Lanzi, Federico Vione, Giuseppe Garesio e Francesca Contardi.
 
Presidente, quali saranno i principali obiettivi del suo mandato?
«Lavoreremo per dare continuità al percorso portato avanti assieme in questi anni, per qualificare sempre più il mercato del lavoro, favorire ulteriormente l’incontro tra domanda e offerta, puntando su servizi per il lavoro efficaci ed efficienti e politiche attive finalizzate all’inserimento e alla riqualificazione per reinserire le persone nel mercato. Per raggiungere questi obiettivi è necessario un confronto costante con le istituzioni, sia sul piano nazionale che locale, improntato – come per Assolavoro è sempre stato alla disponibilità del sistema delle agenzie a favorire i processi di modernizzazione del sistema, di qualificazione dell’offerta e cambiamento culturale».
 
A sentire Moody’s il Jobs Act rappresenta una grande opportunità per le agenzie private. Come giudica dal suo punto di vista la nuova riforma del lavoro?
«Il Jobs Act può rappresentare una grande opportunità per l’occupazione. Offre spunti interessanti, da approfondire. Mi riferisco, in particolare, all’istituzione di un’agenzia nazionale dell’occupazione e alla delega per la riforma dei servizi al lavoro che rappresenteranno il vero motore della riforma. Temi di grande importanza, rimasti un pò in ombra per le discussioni sull’articolo 18…».
 
Parliamo di articolo 18. Qual è la posizione di Assolavoro?
«È innegabile che in Italia ci sia un problema di flessibilità in uscita, ma mi sembra che il dibattito su questo tema risenta di ideologie ormai superate dal mercato. Le aziende oggi sanno bene che le risorse umane talentuose sono il vero fattore di successo per vincere nei mercati di riferimento, mentre in passato lo era il capitale».
 
Qual è la strada da percorrere, allora?
«La strada la indicano le esperienze di molti Paesi europei. Per offrire risposte concrete al problema della disoccupazione è necessario dar vita a una rete integrata e funzionale di servizi per l’impiego fondata su un modello di collaborazione tra attori pubblici e privati. Mi sembra che il dibattito sia spesso troppo incentrato su modelli e architetture istituzionali astratte e poco focalizzato sulle funzioni e le attività da mettere in campo per migliorare il nostro mercato del lavoro.
 
È possibile, dunque, la collaborazione pubblico-privato?
«Più che possibile è necessaria. In alcuni territori ci sono già sperimentazioni positive, occorre andare verso una nuova idea di rete dove i servizi al lavoro possano essere erogati sia dai centri per l’impiego sia dalle agenzie per il lavoro, in un’ottica di sana concorrenza. In questo modo si stimolerebbero entrambi gli attori a fare sempre di più e meglio e ne beneficerebbe il lavoratore. È opportuno però inserire anche un sistema di premialità che tenga conto dei risultati raggiunti».
 
Come giudica l’attuale mercato del lavoro italiano?
«Francamente sono molto critico. Esistono troppi elementi di debolezza che determinano frammentazione sul versante istituzionale e delle competenze e producono ingiustizie e disparità tra lavoratori. Non esiste un serio governo del mercato del lavoro…
 
Cosa serve, dunque?
«È fondamentale intervenire con decisione. Il Job Act sembra che vada in questa direzione».
 
Quali sono le maggiori criticità?
«Non esiste una cultura della valutazione delle competenze, il 60 per cento delle assunzioni passa ancora attraverso il passaparola. Da centri per l’impiego, circa 550, transita appena il 2 per cento delle persone avviate al lavoro. E ancora, affidare le politiche attive del lavoro alle Regioni si è dimostrato fallimentare, con le dovute eccezioni, sia per quanto riguarda la formazione professionale sia per l’attuazione di Garanzia Giovani».
 
Il lavoro in somministrazione si muove in controtendenza ed è tornato, secondo i dati più recenti, sopra quota 300 mila lavoratori al mese. In pratica il sistema delle agenzie si presenta come il più grande datore di lavoro del 2014 avendo assunto direttamente 3.149 persone. La crisi è alle spalle?
«Abbiamo attraversato molte difficoltà negli anni peggiori della crisi. Il settore sta reagendo tempestivamente ai primi segnali di ripresa e questo lascia ben sperare. Segnali positivi, d’altra parte, stanno pian piano prendendo forma in tutto il mercato del lavoro…».
 
Cosa consiglia a un giovane in cerca di una occupazione?
«Di mettersi in gioco. Il giovane che si avvicina al mondo del lavoro, si trova spesso nella stessa situazione dell’azienda che deve penetrare un nuovo mercato, mettendo in circolo il suo prodotto: cerca di attribuire un valore a ciò che ha costruito negli anni dell’esperienza formativa. Il suo successo dipenderà dalla sua capacità di far coincidere le esigenze del mercato con la propria professionalità acquisita. Spesso si preferisce interrogarsi su cosa offra il mercato del lavoro e non ci si concentra abbastanza su cosa invece il mercato chiede».
 
Il gap tra domanda e offerta è forse il problema maggiore che impedisce ai giovani di entrare in azienda. Come colmarlo?
«Prestando maggiore attenzione alle esigenze del mercato e seguendo percorsi di formazione in linea con queste necessità. Bisogna lavorare anche sul sistema educativo a partire dalla scuola secondaria, attraverso l’orientamento e l’apprendistato. Le agenzie hanno dimostrato di essere in grado di intercettare prima di altri le nuove tendenze occupazionali e, grazie a un sistema di formazione fortemente mirato alle richieste del mercato e totalmente gratuito, di poter rispondere alle esigenze delle imprese. La formazione rappresenta per noi una leva insostituibile. In contesti economici come l’attuale, segnati dall’incertezza, è importante costruire servizi al lavoro efficaci per riqualificare le competenze delle persone e soprattutto mantenere la loro occupabilità nel tempo. Le agenzie hanno sviluppato nel tempo un mix integrato di professionalità e servizi finalizzati a questo scopo che si è dimostrato capace di rispondere tempestivamente alle nuove esigenze delle imprese e delle persone».
 
 
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