La sfida globale per la riqualificazione delle competenze professionali

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Bollettino ADAPT 29 luglio 2019, n. 29

 

Le tecnologie della quarta rivoluzione industriale modificano le dinamiche dei mercati del lavoro e impongono azioni di riforma dell’istruzione e della formazione permanente per affrontare la sfida globale della riqualificazione dei lavoratori.

Il presidente del World Economic Forum, Borge Brende in “We need a reskilling revolution. here’s how to make it happen”, afferma che, secondo quanto emerso dal The Future of Jobs Report 2018, sul piano globale sono 75 milioni i posti di lavoro a rischio dislocazione lavorativa da cambiamenti tecnologici stimati al 2022. Allo stesso tempo, i progressi tecnologici e le nuove modalità di lavoro potrebbero creare 133 milioni di nuove posizioni, guidate dalla crescita, su larga scala, di prodotti e servizi innovativi che consentirebbero di lavorare in sinergia con macchine e algoritmi, per soddisfare le esigenze dei cambiamenti demografici ed economici. Per realizzare, in modo proattivo, i benefici di questi cambiamenti, almeno il 54% dei dipendenti mondiali avrà bisogno di riqualificarsi e ricollocarsi entro il 2022. Tuttavia, nell’ultimo anno, solo il 30% dei dipendenti a rischio dislocazione lavorativa è stato coinvolto in un percorso formativo ad hoc.

 

Inoltre, gli ingenti investimenti richiesti per riqualificare le competenze dei lavoratori impongono di valorizzare azioni di rete pubblico-private per ridurre i costi, che diversamente sarebbero troppo onerosi per le finanze pubbliche; a titolo esemplificativo, il costo stimato per la riqualificazione del 95% dei lavoratori statunitensi a rischio è di 34 miliardi di dollari. Perseguendo la ricerca di soluzioni concrete per i lavoratori, il Word Economic Forum favorisce collaborazioni sulla riforma urgente dei sistemi educativi e delle politiche del lavoro  attraverso la piattaforma “Closing the Skills Gap”, che mira a creare programmi specifici per Paese, scambi globali di buone pratiche e impegni commerciali, quale parte dell’iniziativa “Shaping the Future of Education of Gender and Work System”.

A livello nazionale, ciascuna task force riunisce i leaders di diversi settori imprenditoriali e governativi, della società civile, dell’istruzione e della formazione per accelerare gli sforzi di riqualificazione e ricollocazione dell’attuale forza lavoro e l’innovazione dei singoli sistemi educativi. A livello globale, invece, l’apertura della piattaforma agli esponenti di punta ed agli esperti del settore economico, governativo dell’istruzione e della formazione permette di costruire consenso, condividere idee ed identificare i modelli di successo. Il Forum sta anche consolidando impegni commerciali globali con l’obiettivo di raggiungere 10 milioni di persone entro gennaio 2020.

 

È evidente che siamo indietro rispetto all’attivazione di azioni formative volte ad agevolare la riqualificazione delle competenze per garantire all’attuale forza lavoro di continuare ad essere competitiva sul mercato. Allo stesso modo, occorre assicurare alle ‘giovani reclute’ di evitare che il percorso formativo intrapreso si basi sull’acquisizione di competenze già obsolete, a causa della velocità dell’innovazione dei processi tecnologici e industriali dei settori produttivi e della mancata agilità dei sistemi di istruzione e formazione professionale di evolversi ed adattarsi al cambiamento. Nell’era dell’economia della conoscenza il dialogo insufficiente tra sistemi formativi e contesti di lavoro rappresenta uno degli ostacoli più controversi per lo sviluppo del capitale umano. In Italia, gli ultimi dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal evidenziano come su 1,6 milioni di contratti di lavoro destinati a diplomati e 550 mila a laureati, le imprese riscontrino un gap di offerta del 48% nel primo caso e del 52 % nel secondo. Tra le figure ricercate c.d. “introvabili” si annoverano, al primo posto per i diplomati, gli elettrotecnici (71,5%), a seguire i tecnici elettronici (57,7%) e i disegnatori industriali (51,8%). Per i laureati, invece, le imprese lamentano la difficoltà nel reperire analisti e progettisti di software (64,8%), ingegneri energetici e meccanici (52,2%) e di specialisti nei rapporti con il mercato del lavoro (48,4%). Uno degli effetti del disallineamento delle competenze delle forze lavoro presenti e future è proprio quello di aumentare il divario tra domanda e offerta di lavoro (si passa dal 21,5% del 2017 al 26,3% nel 2019), contribuendo al mancato ingresso nel mercato dei più giovani o al reinserimento della forza lavoro più a rischio di dislocazione lavorativa indotta dai cambiamenti tecnologici.

 

Annalisa Scarlino

Scuola di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro

Università degli Studi di Bergamo

@annalisascarli1

 

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