Il rilancio dell’apprendistato in Francia: numeri e ragioni alla base del successo  

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Bollettino ADAPT 30 maggio 2022, n. 21
 
Apprendistato in Francia e in Italia: alcuni numeri a confronto
 
Il contratto di apprendistato in Francia gode di una rinnovata salute. Ad evidenziarlo sono le recenti osservazioni statistiche del Ministero del Lavoro francese, che ha pubblicato un documento riguardante i flussi di attivazione del contratto di apprendistato, disciplinato dal Codice del Lavoro francese, e destinato ai giovani per il conseguimento di un titolo di studio secondario o terziario.

La ricerca copre un arco temporale quasi ventennale (dal 1993 al 2021) e monitora il numero di contratti di apprendistato in vigore per ogni annualità, sia nel settore pubblico che in quello privato, divisi per vari indicatori.

L’andamento mostra un trend di crescita piuttosto lineare, intervallato da alcune fasi di stallo. Seppur la disciplina dell’apprendistato sia stata più volte rivista dal punto di vista normativo nel corso degli anni (l’ultima la legge di modifica è del 2018), il dato di contratti classificabili sotto la tipologia dell’apprendistato in Francia è passato da 131.668 del 1993 a 731.785 nell’anno 2021, aumentando in maniera considerevole.

Nell’ultimo triennio si assiste ad una vera e propria esplosione nelle cifre: tra il 2019 e il 2020 il numero di contratti di apprendistato è aumentato del 44,2%; nel 2021 è cresciuto ancora, rispetto all’anno precedente, del 39%. Si tratta di una percentuale eccezionale, di molto superiore al tasso di crescita medio nel periodo trentennale analizzato dal rapporto.
 
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La natura dell’apprendistato francese e di quello italiano è molto simile: entrambi hanno una disciplina dedicata, stabilita a livello nazionale e identificano l’apprendista come lavoratore vero e proprio, verso il quale si applicano tutti gli istituti del contratto di lavoro.

Per un confronto con l’utilizzo dell’apprendistato nel contesto italiano, gli ultimi dati a disposizione sono relativi al 2018, elaborati all’interno del XIX Rapporto di monitoraggio Lo sviluppo dell’occupazione e della formazione in apprendistato realizzato nel 2021 da INAPP e INPS. Considerando il triennio 2016-2018, il numero di contratti di apprendistato in Italia ha visto un aumento del 12,2% nel 2017 passando dai 382.775 contratti del 2016 a 429.427, e del 15,2% nel 2018 arrivando a 494.758, contro i 321.038 dello stesso anno in Francia.
 
Tuttavia, il confronto tra valori assoluti risulta ingannevole, in quanto non tiene conto delle differenze tra le diverse declinazioni che lo strumento assume nei due Paesi. L’apprentissage francese consiste in un contratto di lavoro e formazione finalizzato all’ottenimento di un titolo di studio o diploma professionale riconosciuto dal répertoire national des certifications professionnelles (RNCP); è rivolto principalmente ai giovani e prevede un monte ore di formazione corrispondente almeno al 25% delle ore previste dal contratto di lavoro. In Italia, il ruolo svolto dall’apprendistato francese è attribuito a due strumenti diversi:

– Apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore (art. 43 D. Lgs. n°81/2015) che rientra nell’area della Initial Vocational Education and Training;

 – Apprendistato di alta formazione e ricerca (art. 45 D. Lgs. n°81/2015), rientrante nell’area della Higher Vocational Education and Training.
 
Nel 2018 erano attivi appena 11.600 contratti rientranti nelle due tipologie di apprendistato “duale” previste dall’ordinamento italiano; un dato neanche paragonabile a quello francese, che ha visto per lo stesso anno di riferimento 321.038 apprendisti in azione, aumentati sino alla cifra “record” di 731.785 dello scorso anno (2021).

Dei 494.758 contratti di apprendistato attivi nel 2018 in Italia, circa il 97% era sottoscritto attraverso il contratto di apprendistato professionalizzante (art. 44 D. Lgs. 81/2015) che non prevede il conseguimento di un titolo di studio riconosciuto a livello nazionale, ma esclusivamente di una qualificazione professionale tra quelle previste dai contratti collettivi del settore produttivo di riferimento; l’aspetto formativo di questi contratti (non oltre le 120 ore di formazione pubblica divise in 3 anni, integrate da limitate quote di formazione aziendale) è assolutamente trascurabile.

Un ruolo simile riveste in Francia il Contrat de professionnalisation, che prevede una componente formativa (inferiore al 25% delle ore previste dal contratto) finalizzata all’ottenimento di qualifiche professionali. Si tratta di uno strumento di Continuing Vocational Education and Training in quanto si rivolge sia ai giovani con meno di 26 anni che agli adulti, senza limiti di età, che rientrino in particolari situazioni di povertà o siano beneficiari di misure di assistenza; la finalità principale risulta essere quella di contrastare la disoccupazione e favorire il ricollocamento degli adulti, mettendo in secondo piano l’aspetto prettamente formativo.

 
I titoli e le qualifiche ottenibili attraverso l’apprendistato
 
L’apprendistato francese può essere attivato sia nel corso del secondo ciclo di istruzione che a livello terziario. L’istruzione di secondo grado in Francia è di competenza prevalentemente statale; lo strumento dell’apprendistato viene utilizzato per percorsi di alternanza formativa sia nel liceo tecnologico che nel liceo professionale. Quest’ultimo riunisce tutti i percorsi formativi a carattere professionalizzante che rientrano nell’istruzione e formazione professionale, prevedendo almeno il 50% della didattica attraverso la metodologia work-based learning.
 
Con la frequenza di un percorso professionale in apprendistato è possibile ottenere diversi titoli di studio:

– Il CAP (certificat d’aptitude professionnelle, livello 3 EQF), rilasciato dopo il secondo anno di frequenza del liceo professionale;

– Un anno aggiuntivo di frequenza permette di acquisire il Bac Pro (baccalauréat professionnel, livello 4 EQF) corrispondente al diploma di maturità francese, o un brevet des métiers d’arts (BMA, livello 4 EQF) per l’artigianato.

– In alternativa, dopo il CAP è possibile conseguire tramite due anni di studi uno tra i molti brevet professionnel (BP, livello 4 EQF) abilitanti per lo svolgimento di una professione o per il proseguo degli studi tecnici avanzati.

– Un’ulteriore possibilità per chi consegue un CAP o un Bac Pro è quello di acquisire un certificato di specializzazione (mention complémentaire, livello 3/4 EQF) attraverso un corso annuale professionalizzante, in diversi settori produttivi.
 
Guardando ai numeri, nel giro di dieci anni i livelli di attivazione dei contratti di apprendistato per coloro che affrontano percorsi secondari si sono letteralmente dimezzati: nel 2021, 22.000 giovani hanno conseguito un titolo CAP in apprendistato, rispetto ai 43.000 del 2011; allo stesso modo, per coloro in possesso dello stesso titolo sono stati attivati “appena” 11.000 contratti, contro i 23.000 del 2011.

La crescita più accentuata dei contratti di apprendistato si riscontra per il settore dell’istruzione terziaria.
 
Il sistema francese prevede, accanto alla tradizionale formazione accademica, un’ampia offerta formativa di stampo professionalizzante che permette l’acquisizione di un titolo di studio riconosciuto al livello 5 EQF, corrispondente a quello degli ITS italiani. L’apprendistato per questa tipologia di titoli nel periodo 2011 – 2021 è aumentato del 35%: si tratta di percorsi biennali in settori che permettono di acquisire diverse specializzazioni relative ai settori dell’industria e dei servizi. Titoli del genere possono essere conseguiti negli istituti di istruzione superiore secondaria, come nel caso del Brevet de technicien supérieur (BTS); in altri casi sono le istituzioni universitarie ad erogare questo tipo di formazione.
 
Gli Instituts Universitaires de Technologie (IUT), assimilabili ai Politecnici o alle Accademie di Scienze Applicate, sono stati recentemente oggetto di riforma con l’introduzione dall’anno 2021/2022 di percorsi Bachelor universitaire de technologie (BUT) equiparabili alle lauree triennali di livello 6 EQF. Si tratta di percorsi professionalizzanti che prevedono nel corso del triennio tra le 22 e le 26 settimane in stage presso aziende o imprese, da poter svolgere in apprendistato. I corsi prevedono flessibilità in entrata (accessibili per ogni tipo di Bac) e nel percorso formativo, che varia all’interno del territorio nazionale a seconda delle specificità economico-produttive locali.  In alternativa, gli stessi IUT permettono dopo la frequenza del primo biennio di conseguire un diplôme universitaire de technologie (DUT) corrispondente al livello 5 EQF; percorso simile ma piuttosto residuale è quello per il diplôme d’études universitaires scientifiques et techniques (DEUST) riservato a studi scientifici e tecnici.
 
Ma la caratteristica che principalmente differenzia il sistema di istruzione terziaria francese da quello italiano è la presenza di percorsi di laurea professionalizzanti che permettono di ottenere il titolo di Licence Professionnelle di livello 6 EQF. Tali percorsi sono offerti dalle università nei settori dell’agricoltura, industria e terziario (commercio, trasporti, servizi sociali) e sono caratterizzati per la presenza di insegnamenti teorici e pratici e ore di internship che coprono un terzo dei crediti previsti dal programma.
 
Le lauree professionali permetto l’accesso a percorsi Master Professionnelle di livello 7 EQF, corrispondenti alla laurea magistrale, che preparano direttamente all’ingresso nel mondo del lavoro formando figure professionali di alto livello (scuole di ingegneria, business school e management).

 

Per i suddetti percorsi universitari si registra un grande aumento dei contratti di apprendistato: dagli 8mila contratti attivati per il conseguimento di un titolo triennale nel 2011 si passa ai 18mila del 2021; alla stessa dinamica sono soggetti i titoli Master, cresciuti dai 9.700 del 2011 ai 20.000 nel 2021.
 
Dall’analisi di questi dati, è possibile trarre una prima ma significativa conclusione: la riduzione dei contratti di apprendistato tra i giovani 14-17 anni e la crescita per gli iscritti all’istruzione terziaria è sintomatica del bisogno di competenze specifiche del tessuto economico produttivo. Le imprese, per la sottoscrizione dei rapporti di lavoro in apprendistato, si orientano su profili già in possesso di titoli e qualifiche (Bac Pro, o tecnologico): il connubio tra alta formazione a livello terziario e work-based learning rappresenta un punto forza per le imprese, perché permette loro di avere figure altamente specializzate, ma anche per i giovani lavoratori che possono applicare sul campo quanto appreso a livello teorico.
 
Nel contesto italiano, un meccanismo simile è previsto dal già menzionato art. 45 del D.Lgs. n°81/2015 che disciplina l’apprendistato per l’alta formazione e ricerca, il quale consente di ottenere un titolo di istruzione terziaria (laurea triennale, magistrale, diploma ITS, dottorato o progetto di ricerca). Si tratta, nella realtà dei fatti, di uno strumento drasticamente sottoutilizzato: nel 2018 erano attivi appena 960 contratti in tutto il Paese, contro i 36.900 francesi dello stesso anno, che nel 2021 hanno raggiunto la cifra di 60.500.

La traslazione dello strumento dell’apprendistato verso percorsi formativi terziari può collegarsi anche al dato sulla crescita percentuale del numero di donne inserite in apprendistato, passate in Francia dal 33% al 43% sul totale dei contratti in vigore nell’arco di dieci anni. Un parziale abbandono dell’apprendistato in contesti produttivi storicamente appannaggio del genere maschile (es. settore metalmeccanico) e un’ascesa nei settori tecnologico e digitale, terziario, dei servizi può essere la ragione di una distribuzione di genere più equilibrata.
 
Nel confronto col contesto italiano, in riferimento all’anno 2018, il dato della presenza femminile sul totale dei contratti si attesta su livelli simili (41,8% del totale); ma analizzando solamente l’apprendistato di I e III livello, gli uomini sono più del triplo delle donne (11.600 contratti della componente maschile contro 3.789 attivati per la componente femminile).

 

Il connubio tra apprendistato e alta formazione ha sicuramente un vantaggio dal punto di vista della reputazione dello strumento: permette infatti di combattere il pregiudizio sulla formazione professionale e sull’apprendistato, spesso visti come strade che preparano a lavori “umili” e con basso grado di professionalità.

 

Le caratteristiche principali dell’apprendistato francese
 
I risultati sorprendenti dell’apprendistato francese sono frutto di una decisa politica messa in campo dal governo francese a livello legislativo. L’ultimo intervento, la legge “pour la liberté de choisir son avenir professionnel” del 2018 ha previsto un potenziamento dei CFA (centre de formation des apprentis) responsabili dello svolgimento della formazione teorica degli apprendisti per almeno il 25% del tempo di durata del contratto, e diffusi su tutto il territorio nazionale.

La stessa legge in questione ha aumentato la soglia dell’età massima da 25 a 29 anni (si può sottoscrivere un contratto di apprendistato fino al giorno prima del compimento del trentesimo anno di età) fattore che ha contribuito all’aumento dei contratti di apprendistato siglati negli ultimi anni.

In alcuni casi definiti dal legislatore, è inoltre possibile l’ingresso in apprendistato oltre i 29 anni di età.

Si può sottoscrivere un secondo contratto di apprendistato, dopo essere già stati contrattualizzati una volta, entro un anno dal termine del primo contratto; il limite anagrafico è di 34 anni e devono essere presenti le seguenti condizioni:

– nel caso di successione di contratti di apprendistato per coloro che vogliano conseguire un diploma o titolo superiore a quello che hanno ottenuto, proseguendo negli studi;

– Apprendisti il cui contratto di apprendistato si sia risolto in anticipo per cause indipendenti dalla loro volontà;

– Risoluzione per sopravvenuta inabilità fisica temporanea dell’apprendista.
 
È invece possibile sottoscrivere un contratto di apprendistato, senza limiti di età, nel caso di:
 
– Apprendisti che non hanno ottenuto il titolo di studio; in questo caso il contratto di apprendistato può essere prolungato di un anno anche con un nuovo datore di lavoro;

– Persone con disabilità;

– Coloro che intendono creare o rilevare un’impresa usufruendo degli strumenti di sostegno e sviluppo all’imprenditoria come CAPE (Contrat d’appui au projet d’entreprise) ACRE (aide à la création ou à la reprise d’une entreprise) NACRE (nouvel accompagnement pour la création ou la reprise d’entreprise), nel caso in cui per l’attività in questione sia necessario un diploma o un titolo;

– Meriti sportivi, per atleti di alto livello.
 
L’apprendistato in Francia può durare, in linea con la lunghezza del percorso formativo scelto, dai 6 mesi ai 3 anni (con possibilità di prolungamento di un anno), e a differenza dell’Italia, può svolgersi sia in aziende private che del settore pubblico: quest’ultimo ha accolto, solo nel 2021, circa 21mila apprendisti, con un raddoppio dei numeri nel giro di dieci anni. La remunerazione dell’apprendista è proporzionata al salario minimo previsto dal sistema francese (SMIC), e cresce progressivamente in proporzione all’età dell’apprendista e all’annualità del percorso di studi.
 
Tra gli strumenti messi in campo per rilanciare l’apprendistato, spiccano anche incentivi economici per le imprese che utilizzano questa tipologia contrattuale.

Guardando agli ultimi incentivi attivati, aides exceptionnelle pour un contrat d’apprentissage prevede una somma massima erogata dallo Stato alle imprese di 5mila euro in caso di apprendisti minorenni e di 8mila euro per i maggiorenni, da corrispondere alle imprese che presentano determinati requisiti:

– per le imprese con meno di 250 dipendenti, il contratto d’apprendistato deve essere attivato tra giugno 2020 e luglio 2022 e prevedere il conseguimento del titolo di laurea magistrale (Master);

– per le imprese con più di 250 dipendenti, oltre ai requisiti precedenti l’impresa deve avere, entro dicembre 2023, almeno il 5% della propria forza lavoro assunta con un contratto di inserimento; tale soglia può ridursi al 3% nel caso tali assunzioni corrispondano ad un aumento del 10% dei contratti di inserimento in azienda.
 
Da luglio 2022 sarà attivo un nuovo strumento, aide unique à l’apprentissage per le imprese con meno di 250 dipendenti che assumeranno un apprendista per il conseguimento di un titolo o un diploma di istruzione secondaria superiore (inferiore o uguale al Bac). Prevede la corresponsione di importi diversi per ogni annualità di contratto (fino a 4.125 euro il primo anno, poi 2.000 e 1.200 euro) ed è finalizzato ad incentivare la diffusione dell’apprendistato anche tra gli studenti più giovani.

 

Conclusioni
 
La nuova diffusione dell’apprendistato in Francia è frutto di una combinazione di diversi fattori, In primis, è emersa la volontà politica di rilanciare uno strumento dalle grandi potenzialità inespresse. La natura formativa del contratto di apprendistato si sposa con la diffusione che sta avendo in Francia l’istruzione terziaria professionalizzante, che con la sua offerta formativa copre un ampio raggio di aree di interesse in relazione ai settori produttivi più strategici. Lo sviluppo di percorsi professionalizzanti che conferiscono titoli di laurea, equiparabili a quelli accademici tradizionali, rappresenta un fattore in grado avvicinare sempre più giovani, attratti dalla possibilità di accrescere le proprie competenze, acquisire titoli e qualifiche utili in termini di occupabilità ed imparare anche a livello pratico. La flessibilità dei percorsi e l’uniformità dei titoli a livello nazionale garantiscono ai giovani la possibilità di cambiare strada in corso d’opera, senza perdere qualifiche e progressi già ottenuti (previo superamento di impegnativi test di ammissione, previsti in tutti i gradi dell’istruzione francese); la presenza di percorsi Master professionalizzanti, offerti anche dalle università, offre a tutti, e quindi anche a chi sceglie studi professionali, la possibilità di raggiungere i più alti livelli negli studi (e nello stesso tempo lavorare in apprendistato). I percorsi formativi in questione in molti casi non sono “rigidi” e predefiniti, ma ad alcuni insegnamenti indispensabili affiancano corsi a scelta in base agli interessi degli studenti.

 

Da sottolineare è anche il notevole cambiamento dei settori produttivi in cui viene utilizzato il contratto di apprendistato, con una riduzione dei numeri nel settore industriale nel periodo di riferimento 2011-2011 (da 20.700 a 15.100 contratti di apprendistato) e un aumento nel settore terziario (trasporti e logistica, informazione e comunicazione, attività finanziarie, immobiliari, assicurative, terziario non di mercato) con il raddoppio dei 12.400 del 2011 fino ai 25.200 apprendisti coinvolti nel 2021. Questa apertura verso settori nuovi e più dinamici ha contribuito ad una rivalutazione dell’apprendistato davanti all’opinione pubblica, permettendo allo stesso tempo l’ingresso di un maggior numero di donne nei percorsi in apprendistato.

 

Gli incentivi economici alle imprese hanno reso vantaggioso per le imprese accogliere apprendisti da formare, aprendo al dialogo tra sistema formativo e sistema produttivo. Importante anche la presenza di apprendisti nel settore pubblico, all’interno dell’imponente amministrazione pubblica francese.

 

Tutti questi elementi, agendo nella stessa direzione, stanno producendo risultati nell’agevolare le transizioni scuola-lavoro, ridurre la disoccupazione giovanile e il fabbisogno di professionalità delle imprese, indicandoci la strada da perseguire per un’adeguata valorizzazione dell’apprendistato formativo.
 
Marco Delle Chiaie

ADAPT Junior Fellow

@M_DelleChiaie

Il rilancio dell’apprendistato in Francia: numeri e ragioni alla base del successo  
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