Il mio canto libero – Patto Sociale: evitare inflazione e alimentare produttività con incrementi salariali da accordi aziendali o interaziendali detassati

Bollettino ADAPT 26 aprile 2022, n. 16

 

Ritorna carsicamente l’idea di un Patto tra Governo e Parti Sociali. Ma già questa altalenanza tra autosufficienza e ricerca del consenso sociale non aiuta la convergenza verso un accordo impegnativo per tutti. Questo dovrebbe costituire infatti il coronamento di un percorso di ascolto sincero e non il mezzo improvvisato per sostenere decisioni già prese. Materie pesanti come il modello di prelievo fiscale o quello di sostegno alla povertà sembrano infatti già escluse dal confronto con le organizzazioni di rappresentanza. Le stesse riforme della giustizia, determinanti per l’attrazione di investimenti e importanti per la quotidiana vita delle imprese, si sono risolte in ritocchi modesti e sostanzialmente ininfluenti. Della revisione del PNRR alla luce degli straordinari cambiamenti geopolitici non si vuol parlare. Eppure esso è stato scritto nel contesto della precedente coalizione di governo da mani nostalgiche dello Stato pesante e meriterebbe correzioni utili a farlo diventare volano della vitalità diffusa.

 

Rimangono certamente i nodi dell’inflazione e dei salari nella consapevolezza che la crescita dei prezzi sta facendosi strutturale per cui deve esserne quantomeno evitata una ulteriore alimentazione. Si evoca talora una politica di controllo dei redditi ma non è certo riproponibile l’accordo di San Valentino del 1984 quando governo e parti sociali concordarono di sostituire il meccanismo della scala mobile con una crescita programmata (secondo l’inflazione desiderata) dei salari, delle tariffe e dei prezzi amministrati. Questi ultimi strumenti non sono infatti più disponibili e comunque ora si unisce al nodo dell’inflazione per ragioni esogene quello della produttività del lavoro per ragioni endogene. Le parti e il governo hanno quindi nella loro disponibilità soprattutto il superamento del pesante differenziale di produttività con i Paesi concorrenti.

 

Da anni la soluzione è ben nota ma si tratta di superare le resistenze offerte dall’ideologia dell’egualitarismo retributivo. Solo il collegamento tra salari e produttività, in prossimità, può evitare la spirale inflazionistica e soddisfare tanto i redditi e i consumi quanto la competitività delle imprese. Il che significa che gli incrementi retributivi decisi da accordi aziendali o interaziendali (piccole imprese di filiera o territorio) devono tornare a godere di una forte detassazione semplicemente accessibile. Sarebbe invece contraddittorio con il fine assunto aggiungere la detassazione degli aumenti deliberati dai contratti nazionali.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

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