Il mio canto libero – Adattare regole e tecnologie per dare valore al “lavoro intelligente”

Bollettino ADAPT 23 ottobre 2023, n. 36
 

Robot e intelligenza artificiale cambiano con progressione più che geometrica i modi di lavorare e di produrre. E, fortunatamente, la percezione dei lavoratori ad ogni livello di responsabilità è più che positiva. Secondo un’indagine realizzata da Doxa in collaborazione con la fondazione Aidp, l’83% dei colletti bianchi afferma che le nuove tecnologie produrranno maggiore efficienza, più competenze, minore fatica. Lo stesso andamento del mercato del lavoro ne trarrebbe vantaggio. In realtà, queste attese si realizzeranno se la forma delle regole si adatterà alla sostanza dei cambiamenti organizzativi e sociali. Tutta la regolazione è figlia della seconda rivoluzione industriale e perciò non solo obsoleta ma profondamente distonica. Gli stessi presidi all’uso etico delle tecnologie sono diventati ridicoli perché formalistici, disturbano persone e imprese con improbabili firme su dichiarazioni illeggibili (cartacee e online) e non prevengono le vere, grandi, patologie.

 

Nondimeno nel mercato del lavoro viene messa in discussione la tradizionale separazione tra subordinazione e autonomia, fondata sulla differenza tra le produzioni seriali e quelle artigianali. Come aveva intuito Marco Biagi (e non la recente legge sul lavoro agile), servirebbe ora una tipologia ibrida fondata su obiettivi e risultati quale misura fondamentale dello scambio tra le parti del contratto personale. Possiamo parlare di “lavoro intelligente” in quanto fondato sul pieno impiego della intelligenza aumentata e riconoscerne la flessibilità consustanziale per quanto riguarda orario e sede. Le tutele dovrebbero essere adattate alle caratteristiche di questa prestazione a partire dalle norme a prevenzione dei bisogni di salute. La retribuzione non potrebbe essere irrigidita dai tradizionali livelli contrattuali.

 

Superata insomma la inutile polemica sul salario minimo legale con l’operazione “verità” della larga maggioranza del Cnel, sarebbe ora utile considerare i veri problemi del lavoro, dalle dinamiche retributive collegate alla produttività e alla professionalità fino alla concorrenza tra una pluralità di intermediari per realizzare finalmente una società ad elevati tassi di occupazione. In questo contesto dinamico, l’aggiustamento del rapporto di lavoro attraverso norme di legge e accordi aziendali consentirebbe di dare valore al “lavoro intelligente” e di esaltare l’impiego delle nuove tecnologie con soddisfazione di tutti.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

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