Il Jobs Act è in linea di continuità con la legge Biagi?

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Bollettino ADAPT 27 maggio 2024 n. 21
 
Il Jobs Act è in linea di continuità con la legge Biagi? Se ne può e se ne deve discutere senza faziosità e idee preconcette e un contributo di Paolo Reboani su Libero dello scorso 21 maggio ci aiuta a farlo. Personalmente, e non da oggi, ritengo che vi sia un profondo divario tra le due riforme tanto sul piano della visione e del metodo che su quello dei contenuti e della stessa cultura delle relazioni industriali sottostante.
 
Nel Dna il Jobs Act (che, non a caso, ha abrogato ampi “capitoli” della legge Biagi) è più simile alla legge Fornero sul mercato del lavoro, sono due leggi animate da una visione pubblicistica e centralistica della regolazione del mercato del lavoro.
 
La legge Biagi, per contro, non partiva dal presupposto della disintermediazione ed era animata da una cultura totalmente sussidiaria.
 
La legge Biagi, sul piano del metodo, è stata preceduta da un documento di visione e da due accordi (separati, questo sì) di concertazione tra le parti sociali prima sul contratto a termine e poi sul senso complessivo della riforma col patto per l’Italia del 2002.
 
Nei contenuti la legge Biagi guardava alla unificazione del mercato del lavoro (il lavorare per progetti) e non alla centralità del concetto novecentesco di subordinazione giuridica (un concetto sostenibile, nell’impianto del Job Act, nella misura in cui venivano allentate le tutele del rapporto di lavoro).
 
La vera differenza si vede poi in tema di concezione delle politiche attive del lavoro pensate nella legge Biagi in chiave di relazioni industriali e bilateralismo.

Da una prospettiva di relazioni industriali e di politica del lavoro le differenze sono insomma profonde e le avevamo già evidenziate un decennio fa tanto in sede di valutazione tecnica (F. Carinci, M. Tiraboschi, I decreti attuativi del Jobs Act: prima lettura e interpretazioni Commentario agli schemi di decreto legislativo presentati al Consiglio dei Ministri del 24 dicembre 2014 e alle disposizioni lavoristiche della legge di stabilitàADAPT LABOUR STUDIES e-Book series n. 37) che in termini di analisi di politica legislativa (vedi, tra i tanti interventi in materia, quanto argomentato in F. Nespoli, F. Seghezzi, M. Tiraboschi, Il Jobs Act dal progetto alla attuazioneADAPT Labour Studies e-Book series n. 47/2015).
 
Chiaro che il discorso cambia radicalmente se, tanto da “destra” che da “sinistra”, l’obiettivo non è l’analisi del merito dei provvedimenti ma quello della “comunicazione politica” e cioè se si guarda alla contrapposizione a prescindere tra i blocchi delle forze politiche e sociali. Su questo, in effetti, legge Biagi e Jobs Act condividono un destino comune, dell’essere cioè giudicati a seconda della collocazione politica di chi sviluppa l’analisi. Un atteggiamento manicheo che non fa bene alla modernizzazione del nostro mercato del lavoro e che certo non dovrebbe condizionare il punto di vista critico e libero di chi si propone di analizzare in termini scientifici le complesse dinamiche del rapporto tra mercato e politiche del lavoro.

 
 Michele Tiraboschi

Università di Modena e Reggio Emilia

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