Un metodo e una passione: 25 anni di ADAPT

Interventi ADAPT

| di Francesco Seghezzi

Bollettino ADAPT 14 luglio 2025, n. 27

Negli ultimi decenni il mondo del lavoro è cambiato con una rapidità che nessuno avrebbe potuto immaginare. Le trasformazioni che l’hanno attraversato sono state accompagnate da analisi, studi e ricerche che hanno cercato di leggerle per governare, e non subire, il cambiamento. ADAPT, l’Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del lavoro e sulle Relazioni industriali, ha cercato di svolgere questo ruolo a partire dall’intuizione del prof. Marco Biagi, che venticinque anni fa (proprio il 12 luglio) fondava l’associazione con l’obiettivo di fare università in modo nuovo per accompagnare il lavoro che cambia.

In questo lungo arco temporale sono state molte le fasi vissute da ADAPT, così come numerosi i giovani ricercatori e ricercatrici che l’hanno animata e che oggi ricoprono ruoli di rilievo in imprese, associazioni di categoria e sindacati, mossi dalla stessa passione sperimentata in questo luogo di ricerca e formazione.

Elemento caratterizzante è infatti da sempre la sua vocazione formativa, esercitata coinvolgendo i giovani in percorsi di dottorato e alta formazione svolti in contesti reali, dove sviluppare ricerche capaci di dare risposte progettuali e concrete alle esigenze generate dai cambiamenti in atto.

L’obiettivo è stato formare persone che un giorno si sarebbero occupate di lavoro e relazioni industriali in prima persona (e spesso con ruoli di responsabilità), con la certezza che non vi sia strada migliore per incidere su questi temi se non partendo dalla formazione di chi li affronterà.

Alcuni numeri aiutano a comprendere come questo obiettivo si sia concretamente realizzato: 546 borse di dottorato finanziate soprattutto da soggetti privati (150 in tutto), con la formula del dottorato industriale, in quattro diverse scuole di dottorato, e 187 apprendisti di alta formazione e ricerca.

Numeri che raccontano anche un’altra finalità perseguita da ADAPT, direttamente collegata a quella formativa: promuovere il dialogo tra ricerca scientifica e attori del mondo del lavoro, attraverso una partecipazione attiva al dibattito pubblico (si pensi alla collaborazione decennale con questo giornale), ma anche accompagnando concretamente imprese, associazioni di categoria e sindacati nell’affrontare le trasformazioni degli ultimi decenni.

ADAPT nasce come associazione e anche oggi ha come nucleo principale l’anima associativa. Per comprendere e migliorare il mercato del lavoro occorre infatti “fare insieme”. Insieme tra attori diversi (quasi 200 soci negli anni), che spesso necessitano di un luogo neutro di confronto, dove dalle distanze che caratterizzano il dibattito pubblico possano nascere punti di sintesi, convergenza e sperimentazione. Ma anche insieme tra discipline, praticando quell’interdisciplinarità che da un’anima giuslavoristica ha generato competenze sociologiche, pedagogiche, economiche, filosofiche e molto altro.

Ricordare venticinque anni di storia non significa solo celebrare il passato, ma riflettere sull’attualità, su un mondo del lavoro in cui la dimensione collettiva sembra spesso passare in secondo piano rispetto alla frammentazione delle pratiche e dei bisogni. Lo dimostra l’attenzione calante per le relazioni industriali, che rischiano di ridursi a nicchia disciplinare per pochi appassionati e ambito che interessa a un numero sempre minore di addetti ai lavori.

Eppure, l’osservazione quotidiana delle imprese e dei lavoratori, resa possibile dallo studio condotto insieme a chi vive questi contesti, suggerisce altro. Sembra infatti indicare che senza collettività non c’è conoscenza, né innovazione, né un autentico processo di miglioramento delle molte criticità che ancora segnano il lavoro in Italia: crisi demografica, bassi tassi di occupazione, dualismi generazionali e di genere, modelli organizzativi superati, alta informalità e altro ancora. Senza una dimensione collettiva e relazionale tra mondi diversi non si riescono neppure a formare davvero competenze e profili professionali innovativi, in grado di generare valore.

La sfida è complessa e spesso sembra impossibile, dato l’individualismo che oggi permea molti contesti. Una sfida che, da soli, non potremmo affrontare. Ma se c’è una cosa che questi venticinque anni ci hanno insegnato, è che a volte conviene rallentare, aspettare e aiutare chi sta facendo il cammino con noi, e così ritrovarsi — inaspettatamente e insieme — un po’ più avanti.

Francesco Seghezzi
Presidente ADAPT
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*Articolo pubblicato anche su Il Sole 24 Ore con il titolo L’intuizione di Marco Biagi: fare ricerca sul lavoro. I 25 anni di ADAPT, 12 luglio 2025