Tre anni di Garanzia Giovani: un fallimento tutto italiano

È tempo di bilanci per Garanzia giovani. Il programma europeo contro la disoccupazione giovanile ha appena compiuto tre anni e nell’estate dovrebbe ripartire con la “fase 2”. Un piano ambizioso, destinato in origine a “risvegliare” dal torpore gli oltre 2 milioni di Neet italiani, e finanziato con 1,5 miliardi di euro della Commissione europea, più il cofinanziamento del nostro Paese. Non briciole, insomma. Usate in Italia per lo più per attivare tirocini a basso costo nei più disparati settori, senza grosse ricadute sull’occupabilità. Stage per ingegneri, commessi, geometri e persino per installatori di vetri e cristalli e mondatori di pesce. Sulla piattaforma di Garanzia giovani si trovano offerte di ogni tipo. Che non sono servite a innescare nessuna inversione di rotta nell’ampio bacino dei giovani inattivi di casa nostra, ancora il più affollato d’Europa.

A tre anni dall’avvio del programma, i ragazzi italiani che non studiano e non lavorano, a cui Garanzia giovani era destinata, sono ancora 2,2 milioni. Il numero si è ridotto del 7,9%, ma l’Italia resta fanalino di coda in Europa. Quasi un quarto degli under 30 rientra in questa categoria, contro una media Ue del 14 per cento. Con un picco nelle regioni del Sud, dove i “né né” superano il 34 per cento…

 

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