Tra studio e lavoro: l’occupazione giovanile in Europa

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Bollettino ADAPT 30 ottobre 2023, n. 37
 
È stata recentemente pubblicata il rapporto Participation of young people in education and the labour market, la relazione annuale elaborata da Eurostat che presenta, analizza e compara i dati forniti dalla European Union Labour Force Survey del 2022 (d’ora in avanti, EU-LFS) sulla partecipazione dei giovani ai percorsi di formazione (scolastica, universitaria o tecnico-professionale) e alla forza lavoro nei diversi Paesi europei. Utilizzando come campione di riferimento le persone appartenenti alle classi di età 15-29 e 15-34, il report definisce e compara la situazione degli Stati considerati dalla EU-LFS attraverso due parametri: il tasso di disoccupazione giovanile; la quota dei giovani che prende parte, simultaneamente, a percorsi di studio e alla forza lavoro (tramite “lavoretti extra” in part-time, tirocini extracurriculari o esperienze in apprendistato). In base ai risultati e alle caratteristiche comuni registrate, ciascun Paese viene così inserito in uno dei sei gruppi disponibili, come mostrato nel seguente grafico.
 
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Le differenze tra i Paesi Europei
 
In linea generale, è possibile osservare che nei Paesi appartenenti al gruppo 1 (Romania, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria, Repubblica Ceca e Polonia) e al gruppo 4 (Belgio, Lussemburgo, Lituania, Lettonia e Malta) il tasso di disoccupazione giovanile risulta tendenzialmente inferiore rispetto al dato relativo all’intera area Ue (pari al 6% per la classe di età 15-34). Al contempo, la quota di giovani che partecipa simultaneamente a percorsi di formazione e alla forza lavoro appare estremamente ridotta, se confrontata con il dato medio europeo (pari al 11,2% per la classe di età 15-34). Nel lungo periodo, l’assenza di un’adeguata alternanza tra studio e lavoro sembra però riflettersi sulla capacità dei giovani studenti di integrarsi con successo nel mercato del lavoro: ad esempio, in Romania (ove la partecipazione simultanea dei giovani a percorsi di studio e lavoro è solamente pari all’1%) il tasso di inattività giovanile presenta una dinamica crescente all’aumentare dell’età, raggiungendo il valore massimo del 20% in corrispondenza dei 30 anni.
 
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Particolare interesse destano, in chiave negativa, i Paesi rientranti nel gruppo 2 (Cipro, Grecia, Spagna e Serbia) e nel gruppo 3 (Italia, Croazia, Francia e Portogallo). A confronto con i dati registrati per l’intera area Ue, essi presentano (con la sola esclusione del caso francese) un tasso di disoccupazione giovanile elevato e un livello di alternanza tra formazione e lavoro nei giovani estremamente ridotto. Anche in questi Paesi, la bassa sovrapposizione tra attività formative e lavorative sembra influire negativamente sul progressivo ingresso dei giovani nel mercato del lavoro: ad esempio, in Italia (ove la partecipazione simultanea dei giovani a percorsi di studio e lavoro risulta ostacolata, in primis, dall’insufficiente diffusione dell’istituto dell’apprendistato – M. Colombo, L’apprendistato che non c’è, riflessioni e proposte a partire dall’ultimo rapporto Inapp-INPS) il tasso di inattività giovanile mostra un andamento crescente all’aumentare dell’età, raggiungendo il valore massimo del 20% in corrispondenza dei 33 anni.
 
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Situazione diametralmente opposta vale, infine, per i Paesi appartenenti al gruppo 5 (Austria, Slovenia, Irlanda, Estonia e Germania) e al gruppo 6 (Finlandia, Svezia, Danimarca, Norvegia, Islanda, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera). Essi si contraddistinguono per la presenza di un mercato del lavoro foriero di innumerevoli opportunità lavorative per gli studenti, come testimoniano i dati sulla partecipazione simultanea dei giovani a percorsi di formazione e alla forza lavoro (superiore alla media Ue, pari al 11,2% per la classe di età 15-34) e sul tasso di disoccupazione giovanile (inferiore alla media Ue, pari al 6%). Ciò è dovuto, in alcuni casi, all’affermazione di un sistema consolidato di apprendistato nell’istruzione secondaria (la Germania ne rappresenta l’esempio più noto; si v. E. Massagli, Alternanza formativa e apprendistato in Italia e in Europa, Modena, Studium, 2016) o all’inserimento di programmi di studio duale in settori specifici dell’istruzione terziaria (soprattutto in ambito tecnico-professionale, come prevede il sistema formativo olandese), che contemplano periodi di lavoro per gli studenti partecipanti ai corsi di formazione.
 
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Ad esempio, nei Paesi Bassi, grazie all’impronta duale del sistema di istruzione e formazione, i giovani studenti iniziano a cercare lavoro molto presto (come evidenzia il dato sul tasso di disoccupazione giovanile – rappresentato nel grafico dalla fascia in rosa – che raggiunge il suo apice per le persone nella fascia 15-16 anni), entrando nel mercato del lavoro non appena consentito dalla Legge. Acquisendo competenze professionali attraverso le esperienze lavorative vissute durante gli studi (ciò vale per il 46,6% delle persone in età 15-29 nel 2022), i giovani riescono, negli anni successivi, ad integrarsi con successo nel mercato del lavoro: con l’avanzare dell’età, il tasso di disoccupazione (rappresentato nel grafico dalla fascia in rosso) e di inattività (rappresentata nel grafico dalle fasce in rosa e in marrone) giovanile mantengono, infatti, livelli particolarmente bassi.

In conclusione, dal report “Participation of young people in education and the labour market” si evince che coniugare attività di formazione e lavoro durante gli studi favorisce la transizione delle persone dalla scuola al lavoro: i giovani hanno, infatti, modo di abbinare l’acquisizione di conoscenze teoriche (derivanti dallo studio in aula) allo sviluppo di competenze di tipo pratico-professionale (grazie alle esperienze lavorative), vedendo così incrementato nel lungo periodo il loro livello di occupabilità sul mercato del lavoro.
 
Claudio Innamorati

ADAPT Junior Fellow

@ClaudioInna

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