Ripensare il rapporto tra sindacato e politica. Brevi considerazioni sul congresso della CGIL di Rimini  

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Bollettino ADAPT 20 marzo 2023, n. 11
 
Maurizio Landini ha tratteggiato, in oltre settanta pagine di relazione portate al congresso di Rimini, non solo una serie di temi e di problemi legati al mondo del lavoro ma anche un vero e proprio progetto di trasformazione sociale rivendicando, rispetto a questo “progetto”, la persistente attualità e le buone ragioni del sindacato.
 
Un sindacato “progettuale”, ricordando l’autorevole lezione di un leader sindacale del calibro di Bruno Trentin. Un sindacato chiamato per questo a rinnovarsi, in modo profondo e anche radicale, come condizione indispensabile per tornare a interpretare i bisogni e anche i sogni delle persone e contribuire così a guidare il cambiamento in atto nel rispetto di criteri non solo di efficienza economica ma anche di giustizia sociale.
 
Da questo punto di vista il cuore della relazione di Landini è certamente la parte dove si sollecita, in termini anche autocritici, un profondo ripensamento dei rapporti tra sindacato e politica superando, implicitamente, sia il vecchio schema del sindacato come “cinghia di trasmissione” di un preciso partito politico sia alcune manifestazioni più recenti di un sindacalismo che ha perso i suoi tradizionali punti di riferimento e per questo agisce, quasi istintivamente o per spirito di conservazione, come “stampella” di una politica sempre più debole e frammentata.
 
Il richiamo a un ripensamento dei rapporti tra sindacato e politica è, indubbiamente, un aspetto di grande novità nel panorama delle nostre relazioni industriali e, come tale, va seguito con attenzione e spirito positivo. Come scrive lo stesso Landini nella sua relazione è finita la stagione del sindacato di opposizione o di governo come anche stretta e sempre più inadeguata è l’immagine che vuole una contrapposizione netta tra un sindacato conflittuale e un sindacato partecipativo. Un sindacato di “progetto” non può che basarsi sul confronto e sul merito delle singole proposte.
 
È in questo quadro che va collocato e interpretato l’invito al Governo, nella persona del Presidente del Consiglio, di prendere la parola nel congresso: “non per galateo istituzionale” – dice Landini – ma perché “è il momento delle risposte ai bisogni delle persone che per vivere devono lavorare” e queste risposte ci sono e sono maggiormente credibili e sostenibili nella misura in cui sono “risposte condivise e fatte con il mondo del lavoro e non contro o sulle spalle del mondo del lavoro”.
 
Nel merito delle singole proposte e dell’intera visione di società la distanza tra la CGIL e il programma di Governo resta significativa e lo ha ribadito lo stesso Presidente del Consiglio nel suo atteso intervento di venerdì scorso. Ma è certamente un altrettanto significativo passo in avanti il riconoscimento reciproco tra governo e sindacato che è poi il riconoscimento dei rispettivi ruoli e delle rispettive responsabilità politiche e istituzionali. Se vogliamo essere ascoltati – dice Landini nell’introdurre Giorgia Meloni senza ancora sapere la reazione della platea dei delegati – dobbiamo imparare ad ascoltare.
 
Per una pura causalità il XIX congresso nazionale della CGIL si è tenuto nelle stesse giornate in cui si ricorda il professor Marco Biagi. Un tecnico “di progetto” (non un politico), come lui stesso amava definirsi, che ha ispirato l’azione riformista tanto dei governi di centro-sinistra, con Romano Prodi e Tiziano Treu, che di centro-destra fino a giungere alla approvazione della legge Biagi esattamente venti anni fa. Quale che fosse la distanza di visioni, idee e proposte concrete tra gli attori del tempo mancò, in quella stagione, un riconoscimento e una legittimazione reciproca pur nella diversità di posizioni. Ripartire da qui, dal rispetto e dal merito delle complesse questioni del lavoro, sarebbe davvero un notevole passo in avanti per superare quella “profonda crisi di rappresentanza e di partecipazione democratica” di cui parla Landini e che ha aumentato la sfiducia dei cittadini verso le forze politiche ma anche verso i sindacati.
 
Occorre certamente riflettere sulle reali ragioni della rottura che si è determinata tra il lavoro (che non è più quello del secolo scorso) e la rappresentanza politica anche a causa di una sempre più evidente distanza tra le promesse della politica e la realtà fattuale con cui la politica deve, volente o nolente fare i conti, per dare risposte alle persone in carne e ossa. E tuttavia condizione essenziale per un progresso reale e duraturo è il rispetto dei valori democratici espressi dalla nostra Carta costituzionale a partire dal pluralismo. Perché, se come bene dice Landini, nessun attore politico o sociale oggi è in grado, da solo, di gestire una situazione inedita e di una complessità senza precedenti come quella che stiamo vivendo, allora è altrettanto evidente che nessuno di questi attori possiede la verità. Ci sono idee, progetti, proposte e queste devono confrontarsi liberamente e con spirito costruttivo per trovare punti di convergenza e fare sintesi della complessità.
 
Si può pertanto fare proprio lo slogan di Landini quando dice che occorre “ascoltare le persone per cambiare”. Ascoltare tutte le persone e tutti i punti di vista perché solo così si possono formulare proposte e progetti di mediazioni che favoriscono la coesione sociale e il cambiamento di cui abbiamo bisogno. Là dove la delegittimazione di chi la pensa diversamente, soprattutto se rappresenta le istituzioni e lo Stato, è un vulnus alla democrazia e ai valori costituzionali.
 
Ben venga pertanto la proposta avanzata da Landini – e che era poi la stessa proposta di Marco Biagi – di un nuovo Statuto di tutti i lavori che tuteli le persone in quanto tali e non in virtù del loro status contrattuale o occupazionale. È su questa progettualità, che è stata accolta con favore anche da Giorgi Meloni ma che è ora tutta da declinare e precisare sul piano tecnico e di merito, che si potrà poi misurare la capacità tanto della politica che del sindacato di dare risposte concrete alle persone interpretando i loro bisogni e dando una risposta alle loro preoccupazioni e alle loro paure.
 

Michele Tiraboschi

Università di Modena e Reggio Emilia

Coordinatore scientifico ADAPT

@MicheTiraboschi

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