Nel bando non si trova il bandolo, irrisolta la questione del ruolo dei navigator

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Il 18 aprile 2019 ANPAL Servizi ha aperto una selezione pubblica per individuare «le professionalità necessarie all’avvio del Reddito di cittadinanza»: è stato dunque pubblicato il bando per assumere i 3.000 Navigator che ANPAL Servizi S.p.A. distribuirà proporzionalmente sui Centri per l’Impiego di tutte le regioni italiane (471 in Campania, 429 in Sicilia, 329 in Lombardia).

 

Nel lungo discorrere sul Reddito di Cittadinanza la figura del Navigator ha ricevuto un’attenzione inedita per i Servizi per l’impiego in Italia. Ora presentato con funzioni messianiche, ora ridotto a macchietta, si è rivelato quasi impossibile individuare il profilo professionale di tale “nuovo” operatore pubblico. Qual è il compito dei navigator? Qual è la differenza tra un navigator e un più comune operatore di un Centro per l’impiego? Di una risposta puntuale non v’è traccia né nel decreto legge n. 4/2019, né nella legge di conversione n. 28/2019 né, in ultima, nel bando appena pubblicato da ANPAL.

 

Il d.l. 4/2019 attribuiva al navigator un generico «compito di seguire personalmente il beneficiario nella ricerca di lavoro, nella formazione e nel reinserimento professionale» (art. 12, comma 3). La legge di conversione si attesta su un livello ancora più superficiale – in attuazione dell’intesa raggiunta (a fatica) in Conferenza Stato Regioni, nel mese di marzo – parlando di «assistenza tecnica» che tale personale assunto da ANPAL Servizi avrebbe assicurato ai Centri per l’impiego.

 

In un simil contesto si è inserito il MOOC (Massive Open Online Course) organizzato da ADAPT: un corso gratuito aperto a tutti coloro che volessero prepararsi al concorso per diventare navigator. Sugli oltre 5.000 iscritti, più di 2.000 persone – ogni giorno per circa un mese – si sono confrontate le une con le altre e con i ricercatori e docenti di ADAPT all’interno di una comunità di apprendimento virtuale. È emerso piuttosto nitidamente il desiderio spesso silenzioso e silenziato di partecipare consapevolmente alla selezione pubblica e di contribuire all’attuazione di una misura, quella del Reddito di Cittadinanza, che – piaccia o meno – è legge e dunque da concretizzare nel miglior modo possibile. Fra le tante discussioni sostenute sulla piattaforma online, infatti, la più movimentata è stata quella intorno alla definizione della figura professionale del Navigator, individuata come ago della bilancia: sul se e sul come i Navigator si inseriranno nei Servizi per l’impiego italiani si gioca probabilmente la partita tra un Rdc inteso come misura assistenzialistica ovvero come provvedimento di politica attiva, capace di offrire ai cittadini beneficiari non appena i pesci ma anche le canne da pesca.

Anche alla luce di quanto emerso della comunità di apprendimento appena raccontata, diventa possibile leggere il bando ANPAL e accorgersi come rimanga irrisolta la questione su quale sia il ruolo dei navigator all’interno dell’architettura del Rdc. Nei termini del bando, infatti, il navigator nell’ordine:

    1. «supporta» gli operatori dei Cpi nella definizione del «piano personalizzato previsto dalla norma»;
    2. Svolge una funzione di «assistenza tecnica» agli operatori dei Cpi impiegati nell’accompagnamento dei beneficiari del Rdc, all’interno di un percorso di inclusione «improntato alla reciproca responsabilità» con l’obiettivo che il beneficiario «raggiunga la propria autonomia»;
    3. «supporta» i Cpi nel «raccordo con i servizi erogati dai diversi attori del mercato del lavoro»;
    4. «collabora» con gli operatori dei Cpi nella «realizzazione delle diverse fasi del processo di servizio previsto dalla norma».

 

Da una così generica enumerazione delle mansioni del navigator pare quindi ancora difficile comprendere quale sarà davvero il loro lavoro. Il banditore, da un lato, si rileva attento a non introdurre alcuna gerarchia tra gli operatori regionali e i navigator “inviati” dall’ANPAL: la scelta dei verbi, a tal proposito, sembra molto oculata: il navigator «supporta», «collabora», offre «assistenza», non dirige né decide, tuttalpiù co-gestisce l’attività dei Centri per l’impiego. Dall’altro lato, non si coglie se i navigator entreranno direttamente in contatto con i beneficiari del Rdc o se si limiteranno a un’attività back office, riferita piuttosto ai rapporti con le imprese e gli altri soggetti del territorio. La lettera del bando sembra escludere un rapporto diretto tra navigator e utenti poiché il primo sembra chiamato esclusivamente a supportare e collaborare con «gli operatori dei Cpi». Sembrano contraddetti gli annunci originari che presentavano il navigator come un moderno Virgilio: lo stesso Domenico Parisi, in occasione delle Commissioni riunite Lavoro e Affari sociali del 6 marzo 2019, aveva detto che il ruolo del navigator fosse «quello di interagire con il partecipare al Reddito di cittadinanza», rappresentando «un punto di riferimento costante e lungo che accompagna [il] cittadino».

 

Questa interpretazione, se confermata, sembrerebbe escludere il rischio di sovrapposizione e di equivalenza tra le competenze e le mansioni dei navigator e dei dipendenti già operativi nei Cpi. A quest’ultimi, infatti, spetterebbe il rapporto diretto con i cittadini disoccupati, rimanendo responsabili solitari della compagnia da offrire agli utenti, intrecciando la dimensione psicologico-motivazionale con quella di orientamento e scouting.

 

Se agli operatori dei centri per l’impiego spetta il rapporto personale con i disoccupati, cosa rimane ai navigator? Si può immaginare forse che i navigator entrino comunque in contatto, seppur indiretto, con i casi degli utenti (magari quelli più problematici?) come potrebbe ipotizzarsi sulla base dell’art. 2 del bando che attribuisce al navigator il compito di supportare gli operatori dei Cpi nella «definizione e qualificazione del piano personalizzato previsto dalla norma». Ad onore del vero è oscuro il significato del termine «qualificazione» che sembrerebbe alludere a una possibilità per gli operatori di scegliere tra più tipologie di piani personalizzati mentre, in linea teorica, gli operatori dei centri per l’impiego sono competenti a stipulare soltanto il Patto per il lavoro (ex art. 4 del decreto legge 4/2019). La tipologia alternativa del Patto per l’inclusione sociale, infatti, è di competenza dei servizi sociali e la cernita fra beneficiari del Rdc destinati ai Centri per l’impiego e quelli indirizzati ai servizi sociali non spetta sicuramente agli operatori dei Centri per l’impiego, né ai navigator. È la stessa legge – all’art. 4, comma 4 del decreto in esame – a discernere preventivamente fra i beneficiari del Rdc che saranno convocati dai Centri per l’impiego e quelli che saranno convocati dai Servizi sociali.

 

Permane l’ipotesi, già accennata, che i navigator divengano dei reali attori del mercato del lavoro, proponendosi come interlocutori delle imprese locali (e non). Il miglior navigator non può creare lavoro, può però “leggere” il mercato del lavoro e gli scenari economici, individuando le competenze professionali di cui le imprese hanno bisogno o, ancor meglio, prevedendole: il navigator in un certo senso potrebbe esser protagonista della transizione verso la (già in atto) quarta rivoluzione industriale. Perché ciò accada, accanto alle appena accennate capacità di lettura del contesto economico, appaiono indispensabili delle profonde skills relazionali e negoziali grazie alle quali instaurare rapporti seri ed effettivi con le aziende, per entrare all’interno di esse, conoscerne le strategie e i progetti futuri. Ciò non è mai successo con i dipendenti attualmente operativi presso i Centri per l’impiego, i quali raramente si presentano come interlocutori validi e attraenti alle aziende che preferiscono di gran lunga rivolgersi alle agenzie private, quando non optino (ancora più frequentemente) alle tradizionali dinamiche relazionali.

 

Come intuibile, le competenze astrattamente “esigibili” ai navigator sono tante, forse troppe. Tale polivalenza dei navigator sembra trovare conferma anche nel bando secondo il quale la prova di selezione consisterà in un test di 100 domande (a risposta multipla) distribuite sui settori più disparati: da quello psicologico a quello giuridico, da quello economico a quello informatico. Che una sola figura professionale presenti un tale mix di skills appare poco realistico e sarebbe forse auspicabile che in ciascun Centro per l’impiego operi un’equipe multidisciplinare, dove ciascun navigator abbia il proprio ambito di competenza, sulla base del quale fornire indicazioni agli operatori che seguono i singoli utenti; piuttosto che una somma di tanti che sanno poco di tutto, sarebbe più efficace un’organizzazione di taluni che conoscono molto bene determinati ambiti.

 

Le candidature alla selezione possono essere presentate entro l’8 maggio e le 3.000 posizioni saranno assegnate sulla base del punteggio ottenuto, per un punteggio minimo di 60/100. Sul numero di assunzioni si è a lungo discusso e, a tal proposito, non può omettersi un dato: secondo alcune stime, il 74% dei beneficiari del Reddito di cittadinanza non è ricollocabile, non è cioè obbligato a stipulare un Patto per il lavoro presso i Centri per l’impiego: ciò significa che la stragrande maggioranza dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza non entrerà in contatto con i navigator ma con i servizi sociali, con i quali stipulare un Patto per l’inclusione sociale. La carenza di personale presso i Centri per l’impiego italiani permane eppure ha contorni meno tragici del previsto poiché le strutture pubbliche maggiormente chiamate a sopportare il peso del Reddito di cittadinanza saranno i servizi sociali.

 

Giorgio Impellizieri

ADAPT Junior Fellow

@gimpellizieri

 

Nel bando non si trova il bandolo, irrisolta la questione del ruolo dei navigator