Le fragilità del lavoro*

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Bollettino ADAPT 28 marzo 2022, n. 12
 
L’andamento della pandemia, con la sua imprevedibilità, resta incerto. Tuttavia, ci stiamo avviando verso la fine delle norme di emergenza legate al Covid-19 (prima tappa: il prossimo 31 marzo). Quindi è tempo di bilanci circa l’impatto del virus e delle regole emergenziali sul mercato del lavoro.
 
Nonostante il recupero dell’occupazione e la straordinaria capacità di adattamento di aziende e lavoratori, la pandemia, a conti fatti, ha accentuato le fragilità del lavoro. In sintesi, le fragilità strutturali (vecchie e nuove) del lavoro sono sintetizzabili nelle 3 “P” di Precariato, Povertà e, da ultimo, Polarizzazioni.
Il virus si è propagato nel mercato del lavoro con pesanti ripercussioni. In particolare sulle fasce di persone c.d. svantaggiate: donne, giovani, disabili, immigrati, ecc. Specialmente in alcuni comparti dei servizi: nel commercio e nel turismo, penalizzati dai nuovi timori di contagio e dalle restrizioni connesse con la diffusione della variante Omicron. Infine, con particolare riguardo agli impieghi a termine o a orario ridotto.

La conferma arriva dai recenti dati Istat e riguarda anche il mercato del lavoro del Friuli Venezia Giulia.
 
Tuttavia, la drammatica esperienza pandemica ci consente di raccogliere le principali evidenze per programmare il futuro intrecciando le risorse del PNRR, l’innovazione digitale e l’evoluzione delle relazioni intersoggettive. In questa direzione, per combattere le tre “P” – coltivando la metafora dell’alfabeto – si suggerisce di coltivare una strategia di transizioni (digitale, demografica, globale) imperniata sulle 3 “C”: Conoscenze, Competenze e Capacità e i loro derivati, in sintonia con gli obiettivi di “sviluppo sostenibile” identificati dall’Agenda ONU 2030.

Solo che all’indomani della fase acuta della pandemia, mentre il ripensamento del futuro pareva imperniato su una sorta di terza rivoluzione industriale, la forza dei fatti ci spinge ad occuparci del rischio di una terza guerra mondiale.
 
Infatti, mentre brindiamo al decalage di uscita dall’emergenza sanitaria, entro la fine dell’anno, il Governo Draghi ha già aperto un (nuovo e diverso) fronte emergenziale, per lo stesso periodo, in relazione alla “grave crisi internazionale in atto”. Gli effetti (umanitarie ed economici) della guerra tra Russia e Ucraina, le questioni legate alla esplosione della crisi energetica, al blocco delle im/esportazioni dalla Russia, i ritardi nelle forniture stanno già sollecitando il varo di provvedimenti d’urgenza, con misure urgenti anche per il lavoro. Come al solito, in prima linea c’è la domanda di ammortizzatori sociali che accompagnino le crisi, sostenendo le imprese e l’economia. La novità è l’aggiunta di una ulteriore transizione energetica o verde che non sembrava fra le poste in gioco per l’uscita dalla crisi pandemica.
 
Sicché, la lezione che stiamo imparando, crisi dopo crisi, è che le fragilità del lavoro stanno diventando sempre più specchio delle rughe del mondo.
 
Marina Brollo

Ordinaria di diritto del lavoro

Università degli Studi di Udine

@MarinaBrollo
 
*Pubblicato anche su Il Messaggero Veneto, il 28 marzo 2022

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