Lavoro e salute psicosociale nelle PMI: dalla Spagna un documento di linee guida

Interventi ADAPT

| di Lavinia Serrani

Bollettino ADAPT 30 giugno 2025, n. 25

Nella materia del lavoro, uno dei temi più frequentemente trattati è quello dei rischi professionali. Si parla di sicurezza, di infortuni, di condizioni di lavoro sicure, di agenti contaminanti, di posture scorrette, ecc. E ciò perché tali fattori possono danneggiare la salute fisica e provocare malattie. Ebbene, questa medesima attenzione va riservata anche alla salute psicosociale sul lavoro, e alle condizioni lavorative che più incidono su di essa.

La salute psicosociale sul lavoro non è, infatti, solo una questione individuale, ma un tema centrale per la sostenibilità delle aziende e il benessere collettivo. Ed è questo uno dei tanti messaggi chiave che emergono dall’esaustivo documento divulgativo intitolato Trabajo y salud psicosocial en pymes, recentemente pubblicato in Spagna dall’Instituto Nacional de Seguridad y Salud en el Trabajo (INSST). Il focus è sulle piccole e medie imprese (PMI) spagnole, chiamate ad affrontare con urgenza i rischi psicosociali, spesso trascurati con conseguenze profonde, ma lo stesso vale a livello europeo e globale.

La riflessione sulla relazione tra condizioni lavorative e salute psicosociale, non a caso, assume oggi un ruolo centrale nel dibattito scientifico, politico e istituzionale. E ancor di più si avverte tale urgenza nel contesto delle piccole e medie imprese, che si configura come uno spazio critico per la gestione dei rischi psicosociali e per l’implementazione di efficaci strategie preventive, rappresentando le PMI oltre il 99% del tessuto produttivo in Europa.

Il punto di partenza del documento in esame è la definizione globale, integrale, e interdisciplinare di salute proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, intesa come «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia o infermità». La salute psicosociale viene quindi intesa come il risultato dell’interazione dinamica tra le caratteristiche individuali, le condizioni organizzative e il contesto sociale e culturale in cui si svolge l’attività lavorativa.

Il lavoro è indubbiamente uno degli ambiti fondamentali per lo sviluppo e il mantenimento di una buona salute fisica e psicosociale. L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) sottolinea, difatti, la correlazione esistente tra i problemi di salute psicosociale e una maggiore incidenza di assenze per malattia, prestazioni lavorative meno performanti e un più alto tasso di assenteismo.

Di conseguenza, se non adeguatamente governati, fattori di rischio quali, ad esempio, carichi di lavoro eccessivi, scarsa chiarezza nei ruoli, orari imprevedibili, mancanza di controllo sulle proprie mansioni, relazioni interpersonali conflittuali o assenza di supporto, scarso sviluppo professionale o esposizione a situazioni di violenza, possono generare stress, burnout, fatica cronica e, nei casi più gravi, problemi cardiovascolari. Tutto questo si traduce in una riduzione della produttività, in un aumento dell’assenteismo, in un peggioramento del clima aziendale e, nel lungo periodo, in un incremento dei costi economici e sociali.

Si tratta di elementi spesso “invisibili”, ma che hanno un impatto diretto sulla salute e sul rendimento dei lavoratori. Quando ignorati, possono generare conseguenze molto gravi, sia per le persone che per l’azienda stessa. Può capitare a chiunque, difatti, in qualche momento della propria vita, di trovarsi in una situazione di disagio sociale o emotivo, ed è un errore pensare che si tratti di qualcosa che colpisce solo le persone presumibilmente più “deboli” o “sensibili”.

Non a caso, in Spagna, secondo i dati riportati nel documento, il 22,8% della popolazione complessiva ha vissuto o sta vivendo un problema di sofferenza psichica e/o di salute mentale, che sia per effetto di una diagnosi clinica o della percezione personale della propria salute mentale; i problemi di salute mentale colpiscono il 30,2% delle donne e il 24,4% degli uomini; i periodi di inabilità temporanea al lavoro dovuti a disturbi mentali e del comportamento (escludendo, però in questa sede, l’impatto che ha avuto sulla salute mentale la pandemia da COVID-19) hanno rappresentato, nel 2021, il 15,04% dei giorni di assenza per malattia comune dei lavoratori, rappresentando, in questo modo, il secondo gruppo di patologie che ha generato il maggior numero di giorni di assenza, dopo i disturbi muscoloscheletrici; a livello mondiale, il 15% della popolazione lavorativa convive con qualche disturbo mentale e il 46% dei cittadini europei ha avuto un problema emotivo o psicosociale nei 12 mesi precedenti.

Per questa ragione, ricorda l’INSST, è fondamentale parlare della salute mentale per “normalizzare” il fenomeno, comprenderlo, e agire di conseguenza con le opportune misure correttive. Una gestione efficace dei fattori psicosociali può prevenire molti di questi casi.

Le piccole e medie imprese, pur essendo essenziali per la crescita dell’economia e dell’occupazione del paese, presentano specifiche vulnerabilità rispetto alla gestione dei rischi psicosociali. Tra queste, l’assenza di strutture formali dedicate alla prevenzione, risorse umane e finanziarie limitate, una cultura organizzativa spesso informale, e una minore consapevolezza normativa.

Eppure, la legislazione spagnola – in linea con le direttive europee – stabilisce chiaramente l’obbligo per tutte le imprese, indipendentemente dalle dimensioni, di proteggere efficacemente la salute dei lavoratori, anche dal punto di vista psicosociale. Questo significa, conformemente a quanto previsto dalla Ley 31/1995 de Prevención de Riesgos Laborales (LPRL), valutare i rischi, pianificare azioni preventive, formare e informare i dipendenti, adattare il lavoro alle persone.

L’articolo 14 della LPRL stabilisce, in particolare, che il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici a una protezione efficace in materia di salute e sicurezza sul lavoro comporta un corrispondente dovere dell’impresa di garantire la protezione contro i rischi professionali. Si tratta di un riferimento generale a tutti i tipi di rischi sul lavoro, siano essi di natura legata alla sicurezza, all’igiene, all’ergonomia o di tipo psicosociale. Nella misura in cui tali rischi possano causare danni alle persone, l’impresa ha l’obbligo di assicurare loro una protezione adeguata.

Oltre alle menzionate azioni preventive di base, si da conto, altresì, di alcune iniziative orientate alla sensibilizzazione e promozione della salute psicosociale, che tutte le aziende possono mettere in atto, pur adattandole alle proprie specificità e necessità. Non esiste, difatti, un unico modo corretto per garantire e preservare la salute psicosociale dei lavoratori e delle lavoratrici, giacché ogni impresa è diversa dalle altre sotto molti aspetti: dimensioni, persone che vi lavorano, tipo di attività svolta, contesto socioeconomico, sistema organizzativo, ecc. Tutti questi elementi influenzano la salute psicosociale e devono essere presi in considerazione nella progettazione di strategie efficaci per promuovere ambienti di lavoro sani.

Iniziative di questo tipo, potrebbero essere, esempio, quelle di: rendere pubblico l’impegno a garantire la salute dei lavoratori e, in particolare, la salute psicosociale; coinvolgere tutte le persone interessate (dipendenti, clientela, fornitori, ecc.) nelle diverse azioni e misure, poiché la partecipazione di tutti è un fattore chiave di successo; creare momenti di confronto con il personale per parlare e discutere, anche in maniera informale, di questi aspetti; ascoltare e comprendere chi, tra i lavoratori, risulti colpito da tali fattori, giacché la loro voce rappresenta una fonte preziosa di informazioni e proposte; verificare periodicamente se le misure adottate per migliorare la salute psicosociale stiano producendo i risultati attesi.

Per sostenere le PMI in questo compito, l’INSST ha sviluppato una serie di strumenti pratici e risorse accessibili, tra cui: il portale web Riesgos Psicosociales, che offre informazioni su tutti gli aspetti legati ai rischi psicosociali, inclusi documentazione, video, poster, opuscoli informativi e divulgativi; delle linee guida per la gestione dei rischi psicosociali (Directrices básicas para la gestión de los riesgos psicosociales), un documento raccoglie le azioni chiave da attuare, con esempi che ne facilitano la comprensione e l’applicazione pratica, mettendo in evidenza i vantaggi di una gestione psicosociale efficace sia per le persone che per le imprese; metodologie di valutazione dei rischi specifiche per le piccole imprese (Método para la evaluación y gestión de factores psicosociales en pequeñas empresas); il portale web PMI, uno spazio online pensato per offrire informazioni utili e semplici e per aiutare le PMI a rispettare i propri obblighi in materia di prevenzione; il portale Prevencion10, specifico per PMI e lavoratori autonomi, espressamente concepito per supportare i piccoli imprenditori nella gestione autonoma della prevenzione, mediante funzionalità quali l’ausilio nella valutazione dei rischi, nella pianificazione preventiva e nell’elaborazione del piano di prevenzione dei rischi professionali, o il supporto informativo sui rischi professionali per i lavoratori autonomi senza personale a carico o, ancora, la predisposizione di corsi online di 30 ore di formazione per lo svolgimento delle funzioni di livello base nella prevenzione dei rischi professionali, oltre, anche, all’attivazione di una linea telefonica di assistenza al pubblico; il servizio online di consulenza per rispondere a quesiti relativi a questioni normative o tecniche in materia di prevenzione dei rischi professionali; un’offerta formativa in diverse modalità, a seconda del carattere divulgativo o tecnico dei contenuti e del pubblico cui è destinata, e che può svilupparsi attraverso giornate di formazione tecnica, corsi o workshop; e uno spazio web intitolato Promozione della salute nel lavoro, creato per favorire lo scambio di informazioni e conoscenze a livello nazionale ed europeo e a sviluppare una comunità virtuale il cui obiettivo è il raggiungimento del miglior stato di salute possibile per la popolazione lavorativa e, per estensione, per l’intera popolazione. Il tutto in linea con la visione della Rete Europea per la Promozione della Salute nei Luoghi di Lavoro (European Network For Workplace Health Promotion – ENWHP): “Lavoratori sani in imprese sane”.

Particolare attenzione viene riservata, dunque, alla formazione e alla sensibilizzazione dei datori di lavoro e dei rappresentanti dei lavoratori, in un’ottica di corresponsabilità e partecipazione attiva alla costruzione di ambienti di lavoro salutari e inclusivi. Nel caso delle piccole e medie imprese, difatti, è spesso il datore di lavoro ad assumere personalmente le attività di prevenzione. Per farlo, deve soddisfare tre requisiti: 1) il numero dei dipendenti non deve superare le 25 unità, se localizzate in un unico centro di lavoro; 2) le attività svolte non devono essere considerate particolarmente pericolose; e 3) deve possedere la formazione e le competenze necessarie per svolgere le funzioni preventive previste. In alternativa, o anche in aggiunta, l’impresa può stipulare un contratto con un servizio di prevenzione esterno (Servicio de Prevención Ajeno – SPA) per l’intera attività preventiva o per la parte che non viene assunta con mezzi propri.

Il documento dell’INSST si chiude con un forte appello alla costruzione di una cultura del benessere psicosociale nelle organizzazioni, fondata su valori di dignità, rispetto, equità e cura. Promuovere la salute mentale nei luoghi di lavoro non è soltanto un dovere etico e legale, ma una condizione imprescindibile per la competitività, l’innovazione e la coesione sociale.

La proposta è allora chiara: creare ambienti di lavoro sani, partecipativi, in cui si possa parlare apertamente di salute mentale senza stigma. Per farlo, serve l’impegno della direzione aziendale, la formazione di tutti e la volontà di ascoltare i bisogni dei lavoratori. Le piccole e medie imprese, dunque, hanno davanti a sé una sfida, ma anche un’opportunità, quella di investire nel benessere psicosociale oggi, per garantire un futuro più sostenibile e attento alla persona, domani.

Lavinia Serrani

Ricercatrice ADAPT

Responsabile Area Ispanofona

X@LaviniaSerrani