L’apprendistato per l’accesso alle professioni ordinistiche nell’ambito delle politiche del Pnrr*

ADAPT – Scuola di alta formazione sulle relazioni industriali e di lavoro

Per iscriverti al Bollettino ADAPT clicca qui

Per entrare nella Scuola di ADAPT e nel progetto Fabbrica dei talenti scrivi a: selezione@adapt.it

Bollettino ADAPT 20 giugno 2022, n. 23

 

Negli ultimi venti anni l’Italia ha perso per strada oltre 3 milioni di giovani occupati e il tasso di disoccupazione degli under 25 in Italia – al 25,3% a gennaio secondo i dati Istat – è tra i peggiori d’Europa. Un’emergenza cronica che, con la pandemia, è esplosa sui «neet», (not in employment, education or training), cioè giovani della fascia 15-34 anni che non studiano né lavorano: in Italia alla fine del 2020 sono oltre 3 milioni, di cui 1,7 donne.

 

Lo conferma il «Neet Working», il Piano di emersione e orientamento giovani inattivi presentato lo scorso gennaio dal ministero per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, insieme con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Il quadro che emerge è sconfortante: un giovane su 3 fra i 20 e i 24 anni non studia né lavora, mentre tra i 15 e i 19 anni, uno su 10 è fuori dal mondo della scuola e del lavoro. Invisibili.

 

Anche negli studi professionali, il quadro occupazionale dei giovani è piuttosto critico. Tra il 2010 e il 2019 gli iscritti agli albi professionali sono diminuiti di oltre il 16% e il calo colpisce soprattutto le figure junior in ogni campo di specializzazione, quasi a confermare «la limitata efficacia delle lauree di primo livello quale canale di accesso alla professione», come sottolinea l’ultimo Rapporto sulle libere professioni di Confprofessioni.

 

La scommessa del Piano

 

Sebbene drammatica, la situazione non sembra sfuggire di mano al legislatore tant’è che diverse sono le proposte di legge attualmente all’esame del Parlamento che cercano di concentrare l’attenzione sull’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Ma gli occhi sono puntati soprattutto sul Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr), dove l’aumento dell’occupazione giovanile è come un mantra trasversale ad ogni missione. L’obiettivo è far crescere l’occupazione giovanile del 3,3% entro il 2026, a suon di investimenti.

 

La quarta missione del Piano, dedicata all’istruzione e alla ricerca, stanzia 4 miliardi di euro che dovrebbero concorrere all’innalzamento di mezzo punto dell’occupazione giovanile, anche se la spesa è nettamente inferiore rispetto ad altri Paesi europei.

 

La quinta missione “Inclusione e Coesione” prevede risorse per 19,81 miliardi di euro per facilitare la partecipazione al mercato del lavoro attraverso la formazione, il rafforzamento delle politiche attive e l’inclusione sociale. In questo capitolo le politiche del lavoro assorbono 6,66 miliardi di euro e il Programma Nazionale per la Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (Gol) è un po’ la punta di diamante che dovrebbe far lievitare l’occupazione giovanile di un altro 0,6% entro il 2026, grazie anche all’implementazione del sistema duale in un’ottica di matching tra istruzione/formazione e lavoro attraverso l’apprendistato.

 

L’evoluzione dell’apprendistato

 

In un contesto occupazionale piuttosto compromesso la vera sfida del Pnrr si snoda su due direttrici: il potenziamento delle competenze e un nuovo programma di politiche attive, lungo le quali la formazione diventa la principale porta di ingresso nel mercato del lavoro per i giovani, che si spalanca sull’apprendistato duale.

 

È l’anello di congiunzione tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro, una formula ibrida che coniuga l’attività formativa in aula fino al conseguimento di un titolo di studio e, parallelamente, la formazione pratica in uno studio o azienda attraverso un contratto di apprendistato. Le potenzialità dell’apprendistato duale sono enormi e anche il Pnrr lo inquadra come una leva strategica, ma la sua regolamentazione ed il processo attuativo dipendono da una pluralità di competenze istituzionali che lo rendono complesso e poco appetibile per le imprese e per i professionisti.

 

«Il Pnrr può essere l’occasione per mettere a terra gli strumenti migliori per un’efficace politica di inclusione dei giovani nel mercato del lavoro», sottolinea il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella.  «La nostra Confederazione sostiene da sempre l’apprendistato duale in tutte le sue forme e siamo stati tra i promotori dell’istituzione dell’apprendistato per il praticantato finalizzato all’accesso alla professione. Ma adesso bisogna snellire le procedure burocratiche per renderlo davvero efficace».

 

Una leva strategica per i professionisti di domani

Già nel 2015 il decreto 81 che disciplina i contratti di lavoro (aggiornato alla fine del marzo scorso) aveva previsto la possibilità di assumere con contratto di apprendistato giovani tra 18 e 29 anni, per lo svolgimento del praticantato per l’accesso alle professioni. Una disposizione che fu subito assorbita all’interno del Ccnl degli studi professionali, anche per garantire tutele e diritti a favore dei giovani e, non ultimo, l’applicazione della disciplina dei contratti collettivi che prevedono importanti misure di welfare e di assistenza in una zona d’ombra come quella dei tirocini per la pratica professionale. Ma anche per rendere più attrattivi gli studi professionali dando certezza giuridica al professionista datore di lavoro e al lavoratore praticante.

 

Andrea Zoppo

Scuola di dottorato in Apprendimento e innovazione nei contesti sociali e di lavoro

ADAPT, Università degli Studi di Siena

@AndreaZoppo

 

*Pubblicato anche su il Libero Professionista n. 4/2022

L’apprendistato per l’accesso alle professioni ordinistiche nell’ambito delle politiche del Pnrr*
Tagged on: