Inclusione e diversità: profili professionali per intervenire nei sistemi educativi, un report dell’OECD

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Bollettino ADAPT 27 febbraio 2023, n. 8
 
Inclusione e equità sono aree di intervento attraverso cui occuparsi di come le tendenze globali – i cambiamenti demografici, le crisi migratorie, l’aumento delle disuguaglianze e i cambiamenti climatici – influenzino la vita delle persone. Queste trasformazioni del tessuto sociale invitano a riflettere sulla struttura dei sistemi educativi odierni e sul ruolo che essi hanno nella formazione dei cittadini che costruiranno lo Stato nel prossimo futuro. L’interrogativo è: in che modo la scuola si occuperà di costruire le basi per un’identità che venga vissuta come condivisa attraverso la trasmissione di una lingua e di una storia, entrambe da declinare al plurale alla luce dell’utenza con cui le scuole si confrontano. Il progetto dell’OECD Strength through Diversity ha raccolto una base di dati per aiutare i Paesi a identificare e sostenere le esigenze degli studenti e per promuovere sistemi educativi equi e inclusivi che permettano a tutti di trovare il loro ruolo in una società sempre più complessa.
 
I sistemi educativi definiscono diversità, equità e inclusione attraverso categorie che riflettono la loro storia, priorità e obiettivi formativi. Allo stesso modo le politiche educative non avvengono nel vuoto, bensì si situano all’interno di tendenze economiche, politiche, sociali e tecnologiche i cui rapidi e profondi cambiamenti richiedono riflessioni sul ruolo che i sistemi educativi rivestono nel plasmare queste tendenze affinché sia possibile costruire società più sostenibili, coese e inclusive per il futuro. Le trasformazioni sociali entrano nel dibattito sui sistemi educativi anche perché al cambiamento delle caratteristiche della popolazione cambiano le esigenze formative. Ciò accade, ad esempio, in seguito all’invecchiamento della popolazione, fenomeno che dal punto di vista dell’apprendimento permanente richiede un’attenzione sull’area dell’alfabetizzazione digitale che sia in grado di rispondere ai cambiamenti della domanda di competenze, garantendo che i sistemi di formazione siano allineati con le esigenze del mercato del lavoro.
 
La crescita economica globale è aumentata negli ultimi decenni, ma non tutti ne stanno beneficiando allo stesso modo: nella maggior parte dei Pesi OECD è stato registrato un aumento delle disuguaglianze di reddito negli ultimi trenta anni, la mobilità sociale si è arrestata e la classe media sembra essere sempre più soverchiata dall’aumento dei costi, dall’incertezza dell’occupazione e dalla stagnazione dei redditi. Queste trasformazioni hanno implicazioni significative per la stabilità e la crescita macroeconomica in quanto perpetuano lo svantaggio socioeconomico e ostacolano la mobilità intergenerazionale limitando la possibilità delle persone svantaggiate di investire in una maggiore istruzione e formazione per sé e per i propri figli. Infatti, tra i Paesi che partecipano al Programme for the International Assessment of Adult Competencies (PIAAC) gli studenti i cui genitori non hanno completato la scuola secondaria hanno una probabilità 4,5 volte inferiore di frequentare l’istruzione terziaria rispetto a studenti che hanno almeno un genitore con un titolo di studio superiore. L’istruzione ha il compito di interrompere questo circolo vizioso, garantendo a tutti gli studenti pari opportunità e sostegno necessari per costruire il proprio futuro.
 
L’ipotesi sostenuta nel Report dell’OECD è che, sebbene l’analisi comparativa delle realtà educative rimanga complessa a causa delle diverse definizioni di prassi inclusive, lo sviluppo di un sistema educativo equo e inclusivo richiede un approccio olistico sviluppato attraverso un quadro politico che colleghi le aree chiave: dalla progettazione dei curricula, alla concezione delle pratiche didattiche, allo sviluppo delle capacità dei docenti, fino alla progettazione delle raccolte dati e al monitoraggio dei risultati degli studenti. Tutti i soggetti implicati in questi processi dovrebbero essere coinvolti e rappresentati durante l’intero ciclo di decisioni. Questa operazione sembra essere significativa per garantire una comprensione condivisa degli obiettivi, dei mezzi e delle linee di intervento che verranno poi adottati all’interno delle realtà scolastiche. Nel concreto questo obiettivo può essere raggiunto creando un lavoro di rete e partenariati per assicurare la collaborazione tra scuola e altri settori come, ad esempio, sanità e servizi territoriali.
 
Le politiche educative possono creare un quadro condiviso e omogeneo per tutti i contesti formativi, ma la loro attuazione, e quindi la loro efficacia, è demandata al livello scolastico e alle risorse di cui i singoli istituti dispongono. Promuovere equità e inclusione richiede una riflessione sulle tipologie di finanziamento dei sistemi educativi: è necessario sfruttare sia i meccanismi di allocazione generali che la distribuzione mirata di risorse per sostenere adeguatamente tutti gli studenti. Infatti, è nelle scuole che le politiche assumono la forma di interventi concreti che si declinano in pratiche di insegnamento e meccanismi di supporto: l’adeguamento delle risorse all’interno delle scuole alle esigenze di apprendimento dei singoli studenti, la fornitura di strategie di apprendimento per affrontare la diversità, l’offerta di supporto e servizi non didattici come il sostegno psicologico e il coinvolgimento dei genitori e della comunità.
 
Il ruolo degli insegnanti è strategico, per questo motivo è necessario garantire l’accesso a una solida conoscenza teorica delle prassi educative inclusive affinché possano sviluppare le competenze necessarie per attuare interventi efficaci. Senza adeguati spazi di apprendimento su tali tematiche gli insegnanti possono sentirsi impreparati ad affrontare le diverse esigenze degli studenti, per questo motivo sarebbe necessario inserire diversità, equità e inclusione all’interno della formazione iniziale degli insegnanti e nelle forme di apprendimento continuo. Se pensiamo alla scuola come un sistema organizzato è evidente che una formazione di questo tipo andrebbe estesa anche ai dirigenti scolastici affinché possano guidare l’effettiva implementazione di pratiche per garantire equità e inclusione.
 
A occuparsi di inclusione entro il contesto scolastico sono anche gli operatori educativi il cui ruolo è supportare l’insegnante nel rapporto con gli studenti svantaggiati per favorirne l’autonomia e promuovere l’integrazione nelle classi. In Italia si veda, ad esempio, il profilo professionale “Operatore educativo per l’Autonomia e la Comunicazione” all’interno del Repertorio regionale delle competenze e dei profili formativi del Lazio. L’indagine Strength through Diversity Policy Survey 2022 segnala che la maggior parte delle scuole assegna il personale educativo per sostenere gli studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES) – in altri paesi europei: Special Educational Needs – che comprendono problematiche inserite entro tre sottocategorie: disabilità; disturbi evolutivi specifici e svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale.
 
Gli operatori educativi spesso si occupano anche di supportare l’apprendimento di studenti che non rientrano nei BES e, in alcuni casi, di tutto il gruppo classe. Si susseguono gli studi che evidenziano come il personale educativo possa contribuire a migliorare il benessere degli studenti e i risultati dell’apprendimento: in Inghilterra due studi randomizzati e controllati hanno riscontrato miglioramenti significativi nell’apprendimento di abilità linguistiche e matematiche come risultato dei programmi di intervento attuati dal personale educativo; una valutazione di 44 programmi pilota di un’iniziativa del Ministero dell’Istruzione danese per migliorare i risultati scolastici degli studenti vulnerabili ha rilevato un impatto positivo degli interventi del personale educativo sul benessere degli studenti, in particolare per gli studenti più svantaggiati (Masdeu Navarro, 2015).
 
Gli operatori educativi possono realizzare il loro intervento in classe implementando metodologie differenti, ad esempio attraverso il co-insegnamento in cui lavorano in collaborazione con l’insegnante di classe nella pianificazione e nella realizzazione delle lezioni, con l’obiettivo di rispondere alle esigenze di tutti gli studenti (Masdeu Navarro, 2015; Mezzanotte, 2020; Morin, 2019). Il personale educativo può, in questo modo, farsi promotore di una proposta entro cui tali esigenze non sono solo bisogni individuali, bensì parte della domanda formativa degli studenti a cui la scuola è chiamata a rispondere; in altre parole, status socioeconomico, identità culturale, Bisogni Educativi Speciali, non sono sommatorie di problemi individuali, ma fili di una trama complessa che richiede alla scuola di verificare come la sua mission può rispondere alla domanda formativa dell’utenza con cui si trova a lavorare. Il contributo del personale educativo potrebbe essere proporre che la diversità dello studente non rappresenta un elemento di disturbo rispetto a una norma ideale di funzionamento dell’alunno meritevole, bensì è un elemento che segnala la necessità di attivare una progettazione educativa attraverso cui interrogarsi sul funzionamento stesso della scuola.
 
Lavorare nella quotidianità scolastica e progettare un intervento che sappia cogliere le difficoltà, ma anche i desideri degli studenti vuol dire mettere in discussione l’idea che vi sia un contesto – la scuola – che esiste a prescindere dalla partecipazione dei suoi utenti e a cui questi vanno adattati per poter perseguire l’inclusione. È questo il ruolo della diversità entro la convivenza scolastica: ricorda che senza obiettivi stabiliti in un’ottica di progettazione trasversale ai contesti di vista, la scuola rischia di essere solo adempimenti e compiti scissi dall’utilità della formazione (Paniccia, 2012). Ricorda inoltre che le risorse, sia quelle disponibili che quelle da sviluppare, si attivano se sono presenti profili professionali che sappiano far dialogare le diversità degli studenti con gli obiettivi della scuola: garantire un bagaglio di conoscenze e sviluppare una capacità critica che tenga conto del contesto in cui quel sapere dovrà essere utilizzato, elementi che insieme possono ancora promuovere mobilità sociale entro la complessità del momento storico a cui stiamo assistendo.

 
Ilaria Fiore

Scuola di dottorato in Apprendimento e Innovazione nei contesti sociali e di lavoro

ADAPT, Università degli Studi di Siena

@ilariafiore_

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