Il PNRR spinge il duale nella IeFP. Spunti e considerazioni dall’ultimo rapporto Inapp

Interventi ADAPT

| di Michele Corti

Bollettino ADAPT 16 giugno 2025, n. 23

È stato recentemente pubblicato da Inapp il XXII Rapporto sull’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) e il Sistema Duale, ovvero quei percorsi formativi erogati ad alternanza e ricompresa in un range tra il 30% e il 50% delle ore previste dall’intero percorso formativo. Un documento molto importante e utile per tracciare gli sviluppi e le criticità di un sistema negli ultimi anni al centro di novità e trasformazioni legati sia ad un progressivo progetto di riforma (su tutto la sperimentazione del cosiddetto 4+2), sia degli investimenti legati al PNRR, che proprio per lo sviluppo della formazione duale ha visto impegnata una forte concentrazione di fondi. Dal Rapporto emerge un quadro frammentato: a fronte di una forte crescita per i percorsi formativi in duale in Italia, permangono infatti alcune criticità strutturali, in particolare riguardo alle sempre importanti disparità territoriali, e al persistente disallineamento tra l’offerta formativa ed ai fabbisogni occupazionali delle imprese.

Secondo i dati raccolti, nell’anno formativo 2022-2023 il numero complessivo degli iscritti ai percorsi IeFP è stato di 210.440 studenti, in leggera diminuzione rispetto agli oltre 218.000 dell’anno precedente. Di questi, oltre 108.000 hanno frequentato corsi in modalità duale, un incremento importante rispetto ai circa 50.000 iscritti dell’anno precedente. L’espansione, già in atto peraltro negli anni precedenti ma in misura molto più contenuta (gli studenti erano comunque passati da circa 18.000 nel 2017 appunto a 50.000 nel 2022) è stata trainata in modo decisivo dai finanziamenti straordinari del PNRR, che hanno spinto il sistema a un aumento superiore al 115% in un solo anno. Un dato che rappresenta senza dubbio un successo.

Dati certamente positivi , considerato che la diminuzione degli iscritti complessivi trova una parziale ma importante spiegazione nella contrazione demografica della platea di potenziali iscritti più che nell’offerta in sé. Tuttavia, la crescita quantitativa del sistema duale non si è distribuita in modo uniforme sul territorio nazionale. Le regioni del Nord, in particolare Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, guidano la crescita con numeri significativamente più alti rispetto al resto del Paese. In Lombardia, ad esempio, il numero di iscritti ai percorsi duali è passato da 24.905 a 55.537 in un solo anno, mentre il Veneto ha registrato un aumento di oltre il 445%, passando da 2.189 a 11.937 iscritti. Nelle regioni del Sud, nonostante si riscontri un aumento percentuale positivo, i numeri assoluti rimangono molto più contenuti, a eccezione della Sicilia che, con 14.001 iscritti, si avvicina ai volumi delle regioni settentrionali. La stessa Sicilia è, insieme alla Campania, la regione del Sud dove l’incremento dei percorsi duali è stato più significativo (oltre +70%), un dato comunque importante se si considera che sempre rispetto al 2022 gli iscritti complessivi a percorsi IeFP sono diminuiti del 27,2%.

Contribuiscono a dipingere un quadro complessivamente positivo anche i dati relativi agli esiti formativi. Il tasso di successo nei percorsi duali è stato dell’83,9% per gli studenti qualificati e poco sopra l’82% per i diplomati con lievi variazioni in base a se il percorso si svolge in una Scuola o in un’Istituzione formativa, a dimostrazione della solidità del modello formativo integrato. Anche il tasso di studenti che rimangono agganciati ai percorsi formativi passando dal primo anno al secondo e via dicendo aumenta, non sorprendentemente, di anno in anno: gli ammessi al secondo anno solo mediamente il 76-77%, un valore più contenuto di quello riportato poc’anzi, che fa riferimento a qualificati e diplomati. Un tasso di successo che cresce con regolarità al passare delle annualità è in una certa misura fisiologico, ma nasconde anche un tema importante, ovvero quello dell’orientamento in ingresso troppo spesso poco incisivo, e poco attento alle potenzialità della IeFP. Si affianca in questo caso alla riflessione non più rimandabile sul sistema di orientamento (non solo nel caso della IeFP), anche una sempre presente sottolineatura del ruolo sociale ed inclusivo della stessa e sulle caratteristiche degli alunni iscritti. Secondo il Rapporto, il 17,6% degli allievi è di origine straniera, mentre circa la metà degli studenti hanno 15 anni o più al momento dell’iscrizione al primo anno. Un dato, quest’ultimo, che segnala un’ampia quota di studenti provenienti da un percorso di riorientamento che li ha portati a scegliere la IeFP in un secondo momento. 

Sul fronte delle criticità, il tema più rilevante rimane quello del mismatch tra l’offerta formativa e le esigenze del mercato del lavoro. Il rapporto evidenzia come in diversi settori il sistema formativo non riesca ancora a rispondere adeguatamente alla domanda di competenze da parte delle imprese, nonostante negli ultimi anni, secondo quanto rilevato dall’indagine Excelsior, si conferma un fenomeno di polarizzazione nei livelli d’istruzione richiesti. Da un lato infatti, coerentemente con i fabbisogni espressi da un’economia terziarizzata ed in piena transizione energetica e digitale,  la quota di assunzioni programmate dalle imprese con livello di istruzione terziaria è rimasta su livelli elevati (a fronte comunque di un percentuale di laureati tra i giovani estremamente bassa, come segnalato da Eurostat), dall’altro è invece cresciuta sensibilmente la domanda di lavoratori con livelli di istruzione e formazione più bassi (e quindi anche qualificati e diplomati IeFP) ai quali non sono richieste competenze altamente specialistiche. Per il settore meccanico, ad esempio, a fronte di oltre 54.000 posizioni lavorative richieste dalle imprese e in possesso di un titolo di studio IeFP, solo circa 12.000 qualificati e diplomati risultano disponibili, con un tasso di copertura del 21,5%. Ancora più grave è la situazione nel settore della logistica, dove il tasso di rispondenza dell’offerta alla domanda è appena dell’1,4%, e in quello edile, dove si attesta all’1,9%. Queste percentuali denunciano una profonda difficoltà del sistema nell’orientare l’offerta formativa verso le aree a maggiore potenziale occupazionale. Al contrario, vi sono settori in cui si registra un surplus di offerta rispetto alla domanda. È il caso del settore del benessere, dove i qualificati superano di gran lunga le posizioni disponibili. Una situazione che suggerisce una saturazione settoriale per quanto riguarda i corsi che assorbono la larghissima maggioranza delle studentesse. Una dinamica simile a quanto si osserva per il comparto della grafica e per quello agricolo. Un mismatch che si acuisce, di nuovo, se rapportato al livello territoriale. Le regioni del Centro e del Sud mostrano tassi di rispondenza alla domanda inferiori rispetto alla media nazionale, con livelli di copertura particolarmente critici per le professioni tecniche. Nel settore meccanico, ad esempio, la capacità di copertura dei fabbisogni occupazionali nel Centro Italia si ferma al 9,8% e nel Sud scende addirittura al 5,6%.

Infine, la questione dell’effettivo coinvolgimento delle imprese rimane un elemento fondamentale su cui poggia l’intero sistema ma che mostra ancora importanti segnali di debolezza. Sebbene il duale sia progettato per integrare scuola e lavoro, la partecipazione delle imprese alla co-progettazione dei percorsi formativi appare ancora limitata e spesso si traduce nella sola disponibilità ad accogliere studenti durante il percorso formativo. Tutto ciò senza una vera corresponsabilità nella definizione delle competenze da sviluppare e senza che spesso vi siano figure all’interno delle stesse espressamente dedicate e, soprattutto, formate per integrare e supportare i giovani in un contesto che rimane profondamente diverso da quello scolastico.

In conclusione, il Rapporto INAPP restituisce l’immagine di un sistema IeFP, e di un sistema duale all’interno dello stesso, in forte crescita ma che ancora sconta alcune importanti criticità. Il duale è uno strumento efficace per ridurre il divario tra formazione e lavoro, ma la sua piena efficacia dipenderà dalla capacità di consolidare le basi strutturali, migliorare la programmazione territoriale, garantire finanziamenti stabili e costruire una collaborazione più profonda e strategica con il tessuto produttivo. In questo senso, è certamente da accogliere con favore lo stanziamento previsto a partire dal 2027 di 315 milioni annui per il solo sistema duale, una cifra importante ed indispensabile per garantire continuità agli investimenti targati PNRR. Solo così sarà possibile trasformare l’attuale fase di espansione in una vera e solida leva di sviluppo per il sistema formativo e per il mercato del lavoro italiano.

Michele Corti

PhD Candidate ADAPT – Università di Siena

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