Il lavoro a distanza come diritto? Sui 700 dell’emergenza (e sulla normalizzazione del lavoro agile)

Smart working, protezione della salute e tutela cautelare d’urgenza: un commento a due recentissime pronunce di merito in epoca di emergenza epidemiologica, che dischiudono scenari innovativi ed evidenziano la necessità di un attento bilanciamento di interessi.

 

1. Antefatti e quadro normativo

Il contesto entro cui si collocano le due decisioni che esamineremo, e i problemi più generali ad esse connessi, sono caratterizzati da una notevole e multidimensionale “incertezza”. La parziale conoscenza del virus, la sostanziale assenza di cure risolutive conto la malattia da esso provocata e la sua estrema contagiosità hanno messo in fibrillazione regole e consuetudini politiche, sociali, economico-produttive, nonché giudiziarie.

 

Sulla realtà politica e sociale non è questa la sede in cui soffermarsi, ma in molti concordano sul fatto che l’emergenza non possa non condizionare pesantemente le soggettività e le pratiche del nostro vivere individuale e collettivo. Sul versante economico e produttivo, sembrano emergere linee di frizione molto varie (e per certi versi auspicabilmente proficue per il sistema) fra imprese e lavoratori, fra imprese e governo e fra lavoratori e governo. Il quadro, però, si deve ancora disvelare completamente, poiché risulteranno decisive più le scelte sulla fase della riemersione che su quella dell’emergenza, anche alla luce della mole di risorse economiche che saranno messe in campo…

 

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