Giuslavoristi d’accordo: fondamentale creare occupazione

La quadratura del cerchio in tempo di crisi resta un esercizio non certo alla portata di tutti. Se poi in ballo c’è il lavoro e l’agognata ripartenza dell’occupazione, allora la faccenda si complica. Sul piatto la squadra di Renzi ha messo il Job Act e relative istruzioni per l’uso.

 

Ma in giro per esperti i mugugni si sprecano. «Sono convinta che Squinzi abbia ragione commenta l’economista Daniela Del Boca la vera priorità deve essere quella di ridurre gli oneri sulle imprese perché queste possano davvero assumere. Sono certa che invece se si continua a percorrere la strada della eccessiva flessibilità non si andrà da nessuna parte. Dunque va rivista l’idea del contratto tradizionale. Il credit crunch è già un buon passo avanti. Ma a conti fatti chissà, per certi versi forse si potrebbe anche rimpiangere l’impianto tanto contestato della legge Fornero. Quanto agli annunci del ministro Poletti continua non ho capito bene cosa vuol fare: c’è troppa carne à fuoco. Quel che è certo è che va bene cavalcare l’entusiasmo del momento propizio per Renzi e il governo, ma i tempi sono fondamentali. E devono essere rapidi. Altrimenti rischia di sgonfiarsi tutto».

 

Per l’economista Pietro Garibaldi, «il governo fa bene a voler puntare sui contratti a tutele crescenti ma altrettanto bene si muovono le aziende che chiedono da tempo di legare i salari alla produttività. Le due strade non sono confliggenti a condizione però che sulle regole ci sia un elemento di chiarezza imprescindibile: e cioè che siano le parti in causa, ovvero le imprese e i lavoratori attraverso i loro rappresentanti, a definire il percorso». Insomma, tocca alle parti sociali e non alla politica trovare un punto di sintesi che soddisfi «da un lato le esigenze di crescita delle imprese e dall’altro garantisca le tutele degli occupati», spiega Garibaldi.

 

L’economista Emiliano Brancaccio è certo che «tutte le misure messe in campo sul fronte dell’occupazione non creeranno lavoro. L’imprenditore spiega durante le fasi di crisi distruggerà per primi proprio i contratti flessibili. Dal punto di vista politico poi, la linea del governo Renzi è stata di netto antagonismo con la vecchia concertazione e adesso questa linea si è ancora di più rafforzata. Ora il governo detta le regole e i sindacati ascoltano». Anche Brancaccio pensa che «il Job Act sia peggiorativo rispetto alla legge Fornero: basti considerare il numero di proroghe e i vincoli allentati dell’apprendistato».

 

E per il giuslavorista Michele Tiraboschi come racconta il Sole 24 l’efficacia del nuovo contratto così come è stato scritto è più nell’immediato che non a lungo termine. La liberalizzazione del contratto a tempo determinato spiega può avere effetti positivi nel breve periodo in termini di maggiore occupazione; nel lungo periodo, la deregolamentazione del lavoro a termine è sintomatica di una mancanza di visione d’insieme sulle politiche del lavoro e sull’impianto sistematico del diritto del lavoro che, anche a guardare le sorti del contratto di apprendistato, sembra ora scardinato». Anche Tiraboschi non nega poi il rischio di un potenziale aumento del contenzioso. «Sul piano tecnico continua l’intervento presenta diversi profili problematici che daranno luogo a un possibile contenzioso tanto è vero che la liberalizzazione del termine non intacca il principio legislativo della centralità del lavoro subordinato a tempo indeterminato con ciò aprendo la strada a interpretazioni restrittive dei giudici specie sulle proroghe che non solo adeguatamente regolate». Resta infine sullo sfondo il rischio di incompatibilità con la direttiva 99/70/Ce derivante dalla rimozione di limiti alla reiterazione di contratti a termine.

 

E, ancora come riporta il Sole 24 ore per Marina Calderone, presidente Consiglio nazionale Ordine dei consulenti del lavoro «il contratto a termine con queste novità normative è più libero e va maggiormente incontro alle esigenze delle aziende. Si tratta di disposizioni che vanno nella direzione della buona flessibilità, anche se per rilanciare l’occupazione non dimentichiamo che è necessario assolutamente far ripartire l’economia. Per decreto non si creano nuovi posti di lavoro. Anche l’apprendistato sembra avere meno vincoli; ma qualche dubbio sorge sulle disposizioni relative alla formazione pubblica, resa facoltativa ma di competenza delle Regioni. Per evitare potenziali conflitti di profilo costituzionale conclude la Calderone è necessario intervenire».

 

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