Formazione continua in Italia: il ruolo dei Fondi Interprofessionali a partire dal rapporto Inapp 2023-2024

Interventi ADAPT

| di Benedetta Provini

Bollettino ADAPT 16 giugno 2025, n. 23

In un contesto orientato alla transizione green e digitale la formazione continua assume un ruolo sempre più strategico e decisivo, come ribadito anche a livello comunitario ad esempio con l’iniziativa Union Of SkillsMa qual è lo stato di salute della formazione continua in Italia, e quale contributo stanno offrendo le parti sociali, soggetti che da sempre svolgono un ruolo decisivo nel favorire l’accesso di lavoratori e imprese a tali opportunità formative?

Il XXIV Rapporto sulla Formazione Continua (2023-2024) redatto da INAPP, fornisce alcune interessanti risposte a tali quesiti. Il rapporto evidenzia, per prima cosa, che l’apprendimento degli adulti in Italia mostra segnali di crescita. Infatti, nel 2023 è del 11.6% il tasso di partecipazione alle attività di istruzione e formazione degli adulti con età compresa fra 25 e 64 anni. Tasso che ha ripreso a salire, dopo il crollo sperimentato nel primo anno di pandemia, segnando un incremento pari a due punti percentuali rispetto all’anno precedente.

Rapportato, però, alla situazione nel resto dei Paesi europei, l’Italia si trova ancora in una posizione con un ampio margine di miglioramento. Nel confronto europeo, il rapporto individua quattro gruppi principali. Il primo è quello dei Paesi Scandinavi con tassi di partecipazione molto elevati, come ad esempio quello registrato in Svezia che è pari al 38.8%. Il secondo gruppo, con valori superiori alla media dell’EU-27, comprende un insieme eterogeneo di Paesi continentali e mediterranei (ad esempio 19.9% in Slovenia e 13.4% in Portogallo). Il terzo raggruppamento si trova al di sotto del valore medio EU-27, ed è qui che è collocata l’Italia, insieme ad altri undici Paesi con un tasso che va dal 12% all’8%, tra cui Irlanda, Germania e Repubblica Ceca. L’ultimo gruppo è quello composto da pochi Paesi dell’est con tassi che vanno dal 6,7% della Romania all’1,4% della Bulgaria. 

Con l’obiettivo di finanziare la formazione continua, In Italia, venticinque anni fa il Governo e le parti sociali hanno introdotto i Fondi Paritetici Interprofessionali. L’idea trova le sue radici nel “Protocollo Ciampi- Giugni” del 1993, e a seguire nel “Patto per il lavoro” del 1996. Da questi documenti si evince come nelle dinamiche dei Fondi Interprofessionali per la formazione continua le parti sociali giochino un ruolo determinante: poiché rappresentanti rispettivamente di domanda e offerta di lavoro, sono essenziali sia nella fase dell’analisi dei bisogni formativi che in quella di attestazione e validazione dell’apprendimento. (M. Tiraboschi, I fondi paritetici interprofessionali per la formazione continua in Italia: bilancio di una esperienza, in Professionalità Studi, 3-4, 2022, pp. 141-168). Questa posizione strategica deriva dalla necessità di coerenza tra la struttura dei contratti collettivi, articolati per livelli e mansioni, e l’evoluzione delle competenze, che solo le Parti Sociali possono presidiare con efficacia. 

1 miliardo di euro sono state le risorse destinate ai Fondi Interprofessionali nel 2023. È stata la prima volta che si è raggiunta questa soglia, a conferma di una crescita costante del sistema. Si tratta di un dato in crescita che, secondo quanto sostenuto dall’INAPP, è determinato dalla crescita occupazionale e dalla rivalutazione del monte salari a seguito di alcuni rinnovi contrattuali, ma il rapporto evidenzia, inoltre, una tendenza positiva del numero di adesioni ai Fondi interprofessionali da parte delle aziende e, di conseguenza, un coinvolgimento di un maggior numero di lavoratori rispetto al passato.

I Fondi attivi al 2023 sono 18 e l’incremento complessivo di adesioni rispetto al 2022 è dell’1,2%. Nel 2024 sono 19 i Fondi attivi, a seguito dell’istituzione di Fondo Innova.  Osservando la ripartizione percentuale delle risorse tra i Fondi operativi nel 2023, Fondimpresa si conferma come il fondo che ha avuto modo di assorbire il numero maggiore di risorse, il 48.7% del totale dei trasferimenti dall’INPS ai Fondi, affermandosi come il soggetto principale del sistema.

Fonte: elaborazione Inapp su dati Inps (banca dati Uniemens) XXIV Rapporto sulla Formazione Continua (2023-2024)

Rispetto ai dati contenuti nel precedente XXIII Rapporto sulla formazione continua (2021-2022), i dati della tabella sopra riportata e tratta dal XXIV Rapporto sulla formazione continua (2023-2024), mostrano come Fondimpresa rimanga un Fondo in costante crescita per numero di dipendenti aderenti (+1% rispetto al 2022, circa 53 mila lavoratori) nonostante dal 2022 al 2023 abbia subito un calo di aziende aderenti (-1% rispetto al 2022, circa 1.800 matricole INPS).Tra i principali fondi, a seguire, troviamo Fonarcom con un numero crescente di imprese aderenti (+6%, circa 9 mila matricole INPS in più rispetto al 2022), che gli permettono però di coinvolgere circa solo un quarto dei lavoratori di Fondimpresa nel 2023. 

Anche i Fondi di recente costituzione sono in crescita, tra cui Fondolavoro (+5% di matricole INPS aderenti rispetto al 2022, circa 8.900 lavoratori) e in modo particolare Fondo Conoscenza che registra nel 2023 un incremento di circa 37% delle aziende aderenti, (5.355 matricole INPS aderenti in più rispetto al 2022).

Rimangono, comunque, quattro i Fondi principali che assorbono quasi il 70% delle risorse, di cui Fondimpresa, Fonarcom, For.Te e Fondo Banche Assicurazioni, che per dimensioni e andamento più o meno costante degli ultimi anni mantengono una posizione stabile nella classifica di risorse complessivamente ricevute.

Nel 2023 il totale dei finanziamenti dei Piani approvati è stato di 923.106.268 euro contro i 695.205.722 euro del 2021. Il 57% delle risorse è stato allocato tramite Avvisi, con il restante 43% tramite Conti aziendali. Composizione diversa rispetto al 2021, quando circa il 66% delle risorse era stato destinato agli Avvisi e il 34.25% ai Conto Aziendali. Nonostante, quindi, gli Avvisi continuino ad essere centrali si è verificato un maggiore attivismo delle aziende nella gestione della formazione tramite Conto Aziendale, probabilmente con l’obiettivo di avere più autonomia e una formazione ancora più mirata. 

Le aziende coinvolte nei piani attivati nel 2023, in riferimento alle adesioni maturate, sono 12% circa, con un coinvolgimento di circa il 20% dei lavoratori delle imprese aderenti di cui 667.181 lavoratori coinvolti tramite Avvisi e 1.316.889 lavoratori tramite Conto Aziendale. Oltre che una scarsa capacità di un ampio coinvolgimento dei lavoratori che potrebbero beneficiare di formazione, il numero maggiore di questi riceve formazione grazie ai Conti Aziendali, accessibili da un numero minore di aziende, spesso di grandi dimensioni. 

Infatti, il rapporto INAPP riporta che i tassi di coinvolgimento delle microimprese variano da un minimo dell’1,5% rispetto alla platea potenziale, come nel caso di Fondo Conoscenza, a un massimo di 15,8% di Fondimpresa. È quindi opportuno interrogarsi sull’effettiva capacità dei Fondi Interprofessionali di intercettare e coinvolgere le imprese di piccole dimensioni. Il rapporto evidenzia, dunque, una forte criticità poiché non vengono agevolate proprio quelle micro e piccole imprese che però costituiscono la maggioranza del tessuto produttivo industriale, e che avrebbero maggiore necessità di formazione per essere competitive nel mercato. A vantaggio di quelle realtà che, indipendentemente dai finanziamenti pubblici, sono spesso già in grado di sostenere i corsi per la propria formazione e operano in un sistema in cui, di fatto, ogni conto aziendale attivato “sottrae” risorse re-distribuibili attraverso il conto di sistema.

Rispetto, invece ai temi trattati, il rapporto sottolinea che il ruolo dei Fondi è in evoluzione, tanto da configurarli anche come attori delle politiche pubbliche e non solo come strumenti di supporto alla formazione aziendale.

Infatti, nel periodo che va da novembre 2022 a dicembre 2023, i Fondi Interprofessionali hanno emanato 83 Avvisi, 12 di questi Avvisi risultano collegati al Fondo Nuove Competenze, mentre almeno 16 sono riconducibili a misure di politica attiva del lavoro e tra questi, 12 sono rivolti specificamente a lavoratori beneficiari di strumenti di tutela del reddito, secondo quanto previsto dalla L. 230/21 (comma 242), dimostrando un’attenzione crescente ai temi strategici per il Paese e per il rafforzamento dell’occupabilità.

È anche vero che questo ultimo aspetto è incentivato dal legislatore: grazie, appunto, alla legge 230/21 (comma 242), i Fondi stanno recuperando gradualmente delle risorse attraverso la restituzione dei prelievi fatti con legge 23/12/2014 n. 190, il c.d. prelievo forzoso, che furono impiegati in altri interventi statali. Questa restituzione di risorse è stata assegnata ai Fondi per finanziare le attività formative rivolte ai lavoratori che beneficiano di sostegni al reddito. Purtroppo, però, vi è un vincolo di contemporaneità tra il periodo di sospensione dell’attività lavorativa e avvio della formazione che ha portato a una scarsa possibilità di accedere a queste risorse da parte dei Fondi. Infatti, su 240 milioni di risorse potenziali solo 11,5 milioni di euro sono stati effettivamente impegnati.

Viene sempre di più rafforzato il ruolo delle parti sociali nel collegare politiche attive e passive anche grazie alla legge di bilancio 2022, con cui il legislatore ha reso strutturale il ruolo dei Fondi di solidarietà collegando i trattamenti di integrazione salariale con interventi formativi. Tra le varie iniziative, ad esempio, rientrano percorsi di aggiornamento e riqualificazione professionale per lavoratori provenienti da settori in crisi, con l’obiettivo di agevolare la riassunzione nelle imprese.

Questa evoluzione evidenzia la capacità del sistema bilaterale di adattarsi alle esigenze del mercato e di riconoscere la formazione come strumento di politica attiva per promuovere l’occupabilità e la competitività aziendale. 

La formazione continua in Italia sta quindi dimostrando segnali di crescita incoraggianti. Persistono, tuttavia, ampi spazi di miglioramento e un doveroso intervento per raggiungere l’efficienza di utilizzo delle risorse a disposizione, limitando le disuguaglianze di accesso, anche per evitare la perdita dell’obiettivo iniziale attribuito al sistema dei Fondi.

Vi è una distorsione della visione dei Fondi che vengono concepiti come strumenti a disposizione delle singole imprese, sfruttabili concretamente solo da quelle di grandi dimensioni, piuttosto che come leva strategica per la crescita e la sostenibilità nel lungo termine dei settori e dei territori, grazie alla capacità di risposta di questi strumenti rispetto a bisogni formativi differenti con la conseguente crescita del valore del capitale umano. Senza sottovalutare il rischio di concentrazione delle risorse a pochi Fondi.

In conclusione, è sicuramente necessario diversificare gli strumenti e implementare una strategia più orientata alle peculiarità territoriali e settoriali, al fine di raggiungere le piccole imprese, che ad oggi non riescono ancora a sfruttare in modo efficace queste risorse. Come suggerisce anche il rapporto INAPP, è necessario uno spazio di riflessione comune in cui possano essere coinvolti tutti gli stakeholder territoriali come le associazioni di categoria e i sindacati, gli enti bilaterali, le imprese e gli enti formativi, con l’obiettivo di rendere più flessibile l’offerta di modo che possa rispondere a più bisogni possibili e di individuare meccanismi perequativi per distribuire meglio le risorse, come già alcuni Fondi stanno facendo. 

Benedetta Provini

ADAPT Junior Fellow