Decreto Poletti, il compromesso al ribasso in attesa del Codice Semplificato

L’accordo politico raggiunto al Senato sul decreto Poletti sembra accontentare tutti anche se è un palese compromesso che finisce col far perdere l’anima unitaria del provvedimento nella sua versione di partenza.

 

L’esperienza della Fornero

Era già accaduto con la legge Fornero, votata da una larghissima maggioranza parlamentare come mai era capitato per una riforma del lavoro. Staremo a vedere gli effetti e se, anche in questo caso, tutti saranno pronti ad abiurarla alle prime difficoltà del mercato del lavoro.

 

L’annuncio Di Sacconi

Dopo un lungo vertice di maggioranza il presidente della commissione lavoro del Senato Maurizio Sacconi ha annunciato gli otto emendamenti che il relatore Pietro Ichino presenterà. Le modifiche proposte vanno a toccare i temi che hanno animato lo scontro tra Ncd e Pd nelle ultime due settimana. Il risultato è un mezzo pasticcio che potrà certamente resistere al vaglio del Senato e al secondo passaggio alla Camera, ma che già ora preoccupa operatori ed esperti che dovranno applicarlo.

 

Il nodo del contratto a tempo

Il primo aspetto messo a punto al Senato riguarda il contratto a tempo determinato e le sanzioni per le aziende che superano il limite del 20% di contratti a termine sul totale dell’organico. Per chi supererà questa soglia non scatterà più la conversione automatica nel contratto a tempo indeterminato, ma l’impresa dovrà pagare una sanzione. Una soluzione chiaramente di compromesso ma che, come è facile intuire, complica solo l’uso dello strumento senza dare quelle certezze che le imprese chiedono. Così le sanzioni servono a poco come deterrente, ma sono tuttavia sufficienti al lavoratore e al sindacato per fare ricorso ai giudici tanto più che soglie percentuali inferiori al 20% esistono nella contrattazione collettiva come già dimostrato in un recente studio ADAPT.

 

Il compromesso sull’apprendistato

Relativamente all’apprendistato il nodo affrontato dagli emendamenti è quello della formazione. Le Regioni avranno quarantacinque giorni dall’instaurazione del rapporto di lavoro per comunicare la modalità di formazione pubblica. Questa potrà avvalersi anche della formazione erogata direttamente all’interno dell’impresa. Un compromesso che pare superare i rischi di contenzioso con l’Unione Europea sugli aiuti di Stato per questo tipo di contratto, ma che tuttavia allontana la prospettiva, da tempo auspicata, di fondare un vero e proprio sistema dell’apprendistato come strumento di incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro come avviene in Germania e altri Paesi europei.

 

Testo unico in arrivo

In prospettiva, l’aspetto più interessante è contenuto nel primo emendamento presentato. In questo si parla testualmente di “introduzione di un testo unico semplificato della disciplina dei rapporti di lavoro”, con una chiara impronta del relatore Pietro Ichino.

 

Il ruolo del codice semplificato del lavoro

Infatti questa affermazione richiama il Codice semplificato del lavoro presentato a Roma ormai due mesi fa, nel convegno in ricordo di Marco Biagi, da Pietro Ichino insieme a Michele Tiraboschi. Il Codice è stato frutto di un lavoro di oltre 200 tra studiosi, ricercatori ed esperti del mondo del lavoro ed è un testo immediatamente adottabile dal governo. Il Codice raccoglie in 58 articoli l’intera legislazione sul lavoro, oggi disseminata in centinaia di articoli che spesso si richiamano tra loro. Questo renderebbe molto più fruibile il tutto da operatori e imprenditori, nella direzione della semplificazione da tutti tanto invocata.

 

Conclusione

Attraverso questo emendamento il dl Poletti amplia i suoi orizzonti oltre al contratto a tempo determinato e all’apprendistato, in un’ottica di una riorganizzazione complessiva della normativa lavoristica in Italia.

Se fosse accettata sarebbe questa la vera novità bipartisan sul lavoro, molto più solida del compromesso raggiunto.

 

Francesco Seghezzi

ADAPT Research fellow

@francescoseghez

 

 

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