Contro tecnologie disruptive e furbi imbonitori

Nei banner all’ingresso di una delle due business school in cui insegniamo (non vi riveliamo quale) campeggia un titolo: “Innovators and Disruptors Welcome“. Questo semplice e simpatico slogan raccoglie tutto quello a cui Pensiero Industriale da ormai un paio d’anni si oppone. Non è tanto il benvenuto agli innovatori che ci mette a disagio, quanto più la smania di usare la parola ‘disruptors’ a caso, come sinonimo di sviluppo economico, progresso, futuro. Leggere i report e seguire i convegni di “esperti” (consulenti, accademici, futurologi) sulle tecnologie “disruptive” – dall’intelligenza artificiale alla blockchain, dai big data agli analytics – è come guardare una puntata di the Leftovers o di Waco: autoproclamati guru, genuinamente squinternati in alcuni casi, lucidamente avidi in altri, arringano i non convertiti e guidano i loro fedeli verso una Apocalisse più o meno salvifica. Mancano le tuniche bianche, ma è un attimo…

 

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Contro tecnologie disruptive e furbi imbonitori
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