Bonus, si lavora a una revisione

Sul bonus occupazione il Governo apre a modifiche. «Stiamo facendo una verifica per vedere se i requisiti hanno ostacolato la piena attuazione», ha spiegato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervenendo ieri al question time al Senato, «qualora ci convincessimo della necessità di cambiare le norme odi riprogrammare le risorse, siamo pronti a farlo».
 
L’annuncio del Ministro arriva dopo la notizia che il bonus per le assunzioni dei giovani tra e i 29 anni, introdotto dal governo Letta (Dl 76 del giugno 2013) ha prodotto risultati di gran lunga inferiori alle aspettative: a fine giugno sono state solo poco più di 22mila domande di assunzione a tempo indeterminato di under 3o presentate da imprese che beneficiano del taglio di un terzo della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali per 18 mesi (entro il tetto di 65o curo mensili). Considerando che l’obiettivo era 100mila assunzioni entro giugno 2015, il Ministero ha avviato un’istruttoria per «capire se i requisiti richiesti alle imprese siano coerenti e rendano possibile all’impresa utilizzare l’incentivo» finanziato con 500 milioni per il Mezzogiorno e 294 per le altre regioni. Il riferimento è all’assunzione di giovani privi di impiego retribuito da almeno sei mesi o privi di un diploma di scuola media superiore o professionale, a condizione che comporti un incremento occupazionale netto.
 
Poletti ha anche annunciato «l’imminente pubblicazione» del regolamento del fondo delle politiche attive del lavoro, che consente lo sblocco di 50 milioni per il reinserimento dei disoccupati nel tessuto produttivo e la sperimentazione regionale del contratto di ricollocazione. Regolamento atteso da mesi, come ha ricordato Pietro Ichino (Sc), che in una recente interrogazione denunciava come «a fronte di quasi i miliardo speso per le politiche passive», questo «esiguo 5% dello stanziamento complessivo delle politiche per il lavoro destinato alle politiche attive è fermo» a causa del ritardo del regolamento. Sul riequilibrio di spesa per le politiche passive e attive interviene la delega contenuta nel Jobs Act. Quanto al nuovo sistema di ammortizzatori Poletti ha sottolineato che dalle «prime simulazioni c’è una differenza di circa i miliardo», rispetto alle risorse lizzate per i vecchi ammortizzatori «anche se questa simulazione accademica si basava su parametri che possono variare a seconda delle scelte che faremo».
 
Il disegno del governo non si ferma qui: «terminata la copertura degli ammortizzatori sociali, se le politiche attive non hanno prodotto l’esito di nuove opportunità di lavoro, se si è in una situazione di criticità, interviene il reddito sociale», uno strumento di tutela universale di ultima istanza.
 
Poletti ha anche tracciato un primo bilancio di Garanzia Giovani, il piano avviato ili maggio, finanziato con 1,5 miliardi per garantire a tutti i giovani tra i 15 ed i 29 anni iscritti sul portale, disoccupati o Neet (né occupati, né studenti, né coinvolti in attività formative) un’offerta di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato, tirocinio, formazione o servizio civile. «Oltre 100mila giovani si sono registrati e mi auguro che questo trend continui ha detto stiamo avvicinandoci alle 5mila offerte di lavoro dalle imprese». Il piano finanziato con risorse Ue ancora non ha avuto il via libera da Bruxelles che però, secondo i tecnici del governo, arriverà a breve.
 
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