La proposta di agenzia unica per le ispezioni del Ministro Poletti: semplificazione o semplicismo?

Il Ministro del lavoro Poletti ha annunciato nei giorni scorsi – intervenendo all’assemblea della Confesercenti – l’intenzione di istituire una “agenzia unica” per le ispezioni, alla quale dovrebbero essere affidate le funzioni ispettive riferite a tutte le problematiche riguardanti le imprese – dalle norme riguardanti la regolarità del lavoro a quelle relative alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro, fino alle verifiche di carattere fiscale – oggi in capo a differenti enti e strutture (Inps, Inail, Asl e Agenzia delle Entrate). Il provvedimento, che dovrebbe essere inserito nel disegno di legge delega sul Jobs Act all’esame della Commissione lavoro del Senato, è stato descritto dal Ministro come «una grande operazione di semplificazione, efficienza e risparmio», finalizzata a superare l’attuale condizione per la quale le imprese si trovano di fronte a ripetuti  interventi di controllo provenienti da enti e strutture differenti.
 
Gli obiettivi di semplificare e rendere maggiormente efficienti le azioni ispettive – così come la finalità di ridurre o razionalizzare i costi – sono condivisibili e dovrebbero essere posti alla base di qualsiasi intervento di riforma dell’azione pubblica, così come è senz’altro condivisibile e corrispondente ad un’esigenza reale e diffusa la volontà di intralciare il meno possibile l’attività delle imprese. È invece meno evidente se la proposta di agenzia ispettiva unica sia scaturita da un’analisi attenta di tutti gli elementi in campo e della complessità di un’operazione di questa portata, così come non è chiaro se siano state progettate o ipotizzate le soluzioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi indicati.
 
Le criticità relative alla realizzazione di un percorso di questo tipo sono molteplici, e innanzitutto dovrebbero essere definiti i seguenti aspetti:
 

  • La nuova agenzia unica dovrebbe integrare interamente le funzioni attualmente in capo ai differenti enti evitando eventuali sovrapposizioni?
  • Quali sono le modalità attraverso la quale l’agenzia dovrebbe coordinarsi con Inps, Inail, ASL e con l’Agenzia delle Entrate?
  • Il personale in capo all’agenzia unica sarà interamente trasferito dagli enti esistenti?
  • Attualmente il personale ispettivo in capo agli enti sopracitati ha competenze differenti: si pensa di creare figure professionali competenti in tutti gli ambiti, oppure si pensa che le ispezioni dovrebbero essere programmate prevedendo sempre l’intervento degli ispettori dei differenti settori?

 
Aldilà delle modalità di realizzazione e di funzionamento di tale agenzia, e fermo restando la solidità delle esigenze da cui scaturisce tale proposta, la perplessità maggiore è se quella delineata sia realmente una soluzione fattibile ed efficace.
 
L’integrazione tra le funzioni ispettive del fisco e quelle relative alla sicurezza e regolarità del lavoro appare non solo complessa, ma anche complicata e difficilmente realizzabile.
 
Un’integrazione delle infrastrutture informative sarebbe più rapida ed efficace di una “fusione” di carattere organizzativo: consentendo alle differenti banche dati di comunicare fra di loro, secondo una logica di interoperabilità e cooperazione applicativa, sarebbe possibile consentire il coordinamento strategico tra le diverse articolazioni ispettive e la piena fruizione, da parte del personale, delle informazioni utili a prescindere dalla struttura che ha elaborato le stesse. Tra l’altro, in un’ottima sistemica, è necessario ricordare che garantire l’interoperabilità e la cooperazione applicativa tra i sistemi informativi delle pubbliche amministrazioni, operanti a livello centrale, regionale e locale, è diventato un requisito di primaria importanza al fine di realizzare il pieno ed efficace sviluppo dell’e-government.
 
Rispetto a quello fiscale, gli ambiti ispettivi relativi alla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro e alla regolarità del lavoro, sono senz’altro maggiormente complementari e potrebbero essere integrabili anche dal punto di vista organizzativo, sebbene anche in questo caso siano presenti notevoli complessità, essendo il primo ambito di competenza del Ministero del Lavoro, e il secondo affidato alle ASL territoriali (quindi di competenza regionale). Anche in questo caso, più che una integrazione organizzativa tra i differenti settori ispettivi sarebbe utile il rafforzamento dei sistemi informativi e la cooperazione tra gli stessi, e lo sviluppo di una capacità di coordinamento oggi inefficace (a tale proposito l’ambito regionale sembra quello più confacente), anche al fine dell’individuazione delle aree e dei settori produttivi maggiormente a rischio e della conseguente programmazione delle attività ispettive.
 
L’integrazione organizzativa, indicata come necessaria e raggiungibile da parte del ministro Poletti, tra le funzioni ispettive della sicurezza del lavoro, della regolarità e del fisco, spesso non è realizzata nemmeno nei singoli ambiti, per carenze di carattere strategico, normativo ed informatico. L’esempio più evidente di tale condizione è quello relativo alla sicurezza del lavoro: anche nelle regioni del nord del paese i singoli servizi di prevenzione della sicurezza negli ambienti di lavoro agiscono in modo autonomo, senza una programmazione ed un coordinamento regionale efficaci. Questo causa confusione e disorientamento tra le imprese e gli operatori: spesso capita che un datore di lavoro attento agli adempimenti della sicurezza sia sottoposto a lunghi e snervanti iter ispettivi causati dall’incertezza dell’interpretazione della norma, e nel contempo numerose aziende dello stesso territorio agiscano indisturbate violando le regole sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Così come sono frequenti le difformità relative all’interpretazione delle norme anche tra le ASL di due province limitrofe, con le conseguenti problematiche per le aziende, i medici del lavoro e gli operatori della sicurezza.
 
Probabilmente gli obiettivi che il ministro Poletti ha indicato si possono raggiungere più efficacemente attraverso l’integrazione “dal basso”, partendo dalle problematiche reali delle aziende e degli operatori, piuttosto che ipotizzando un’ennesima agenzia unica. Se si vuole costruire un edificio solido, anche nell’ambito ispettivo occorre partire dalla fondamenta e non dal tetto, e le fondamenta si chiamano certezza della norma e cooperazione applicativa.
 
Gianluca Meloni
Consulente per il mercato del lavoro – Reggio Emilia
@gianluca_meloni 
 
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